
Che senso hai, ovvero dove vai?
Note da una conversazione con un amico comune (a noi due, ma non solo a noi due). Un amico la cui fedeltà ed amicizia è inversamente proporzionale ai capelli che ha in testa. Conversando, conversando si capita davanti ad una parola: senso. Una parola usata quanto spesso “senza senso”. In realtà non c’è un cosa che non abbia senso. E anche chi cerca esperienze “senza senso” cerca un “senso” riposto: quello di provare sulla sua pelle che “senso” lasci il fare cose insensate. Verrebbe voglia di lanciare una scommessa miliardaria: trovateci una cosa che non abbia un “senso”. Anche se qualcuno si è persino avventato a chiedersi se il cristianesimo abbia ancora un “senso”, ci sentiamo già il miliardo in tasca. E la ragione è molto semplice: è nella parola stessa che noi usiamo arbitrariamente come sinonimo di “significato” ma che ne ha uno molto più appropriato (vale a dire terra-terra): senso nel senso di “direzione”. Chiedersi che senso ha una cosa, significa capire in che direzione va, dove ti porta. Sarà un ragionamento un po’ materialoide e poco spirituale, che toglie ogni alone religioso a quella sospirata parola. Ma certo è un ragionamento molto più attinente alla nostra vita. Specie se si segue la postilla dell’amico calvo: le cose hanno un solo senso, ovvero siamo in “senso unico”.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!