Che cosa hanno chiarito i cento giorni del governo Monti

Di Gianni Ferrari
08 Marzo 2012
Evaporata la divisione tra berlusconiani e antiberlusconiani, si è chiarito di che pasta sono fatti i partiti e i loro leader. I Di Pietro, i Vendola e i Ferrero, sono oggi costretti a rincorrere i cosiddetti antagonisti e i cultori dell'antipolitica in mutande per avere qualcosa da dire

Vorrei, dal mio modesto punto di vista, tentare un breve riassunto della situazione politica italiana e dei suoi sviluppi, soprattutto in questi ultimi mesi, dall’avvento del governo Monti. Il falso bipolarismo italiano contrapponeva due contenitori politici, entrambi tenuti insieme con del nastro adesivo di pessima qualità. I primi, il Pdl e i suoi alleati al governo gli altri, Pd e altrettanti alleati all’opposizione. Il tutto focalizzato pro o contro la figura del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

I primi liberisti, nel senso di voler essere liberi di farsi gli affari propri nel totale disinteresse dello Stato; i secondi incapaci di sintesi politica a livello propositivo e concentrati sull’assalto al premier. E’ intervenuto, saggiamente, il Capo dello Stato, ha tolto la marmellata di mano ai bambini, i primi, il Pdl, crollati nei sondaggi hanno finto di fare la voce grossa chiedendo le elezioni, i secondi, dati vincenti nei sondaggi per accreditarsi come forza possibile di governo, non le hanno chieste. Berlusconi, dopo anni di cura dei fatti suoi, ha permesso, con i suoi voti, la nascita del governo Monti, ha rotto con la Lega e, sorpresa, si è dimostrato, per la prima volta, uno statista. Antonio Di Pietro, pur di ottenere 2 punti percentuali in più avrebbe consentito il default dell’Italia e si è dimostrato un non statista, Vendola si è visto perso e adesso rincorre i No Tav, i cultori dell’antipolitica in mutande.

Questa fase di catarsi vede la politica divisa nettamente, finalmente chiaramente tra i cultori dello Stato, delle Istituzioni, pur nelle rispettive, legittime divergenze, e coloro i quali, privi di proposta politica (Di Pietro, Vendola, Ferrero, ecc ecc) sono oggi costretti a rincorrere i cosiddetti antagonisti per avere qualcosa da dire. Di fronte alla violenza dei loro pupilli tentano la “mossa subdola”: mettere sullo stesso piano No Tav e forze di polizia quasi fosse una guerra tra bande e non uno scontro tra legalità e illegalità.

Ancora una volta avevamo ragione noi socialisti, Berlusconi avversario politico ma non Belzebù e finti “progressisti” in realtà più conservatori dei conservatori, indebitamente a sinistra. Un saluto dallo spadaccino socialista

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