
Che cosa c’entra un uovo con la Pasqua?

Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo una meditazione del cardinale Joseph Zen Ze-Kiun contenuta nel volume L’attesa e il compimento (Ares, 312 pagine, 19,80 euro).
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Che cosa c’entra un uovo con la Pasqua? A prima vista, un uovo non ha vita. Ma una nuova vita può sgorgare dal suo interno, rompendo la protezione del guscio. Il corpo di Gesù rimase senza vita per tre giorni nel sepolcro e il terzo giorno uscì gloriosamente vivo.
Nel mondo vegetale, un seme non sembra avere vita, ma da un piccolo seme cresce un grande albero. Le piante e gli animali propagano la loro vita attraverso un seme o un uovo, ma le singole piante e gli animali alla fine muoiono.
L’uomo sembra affrontare lo stesso destino. Un individuo cresce, diventa adulto, invecchia e muore. Ma di fronte alla morte, sentiamo che non è naturale. Al contrario sentiamo che è qualcosa di innaturale; rifiutiamo di accettare la morte. La nostra fede ci garantisce che questo sentimento è giustificato. Dio è la fonte della vita. La vita dell’uomo è condividere la vita di Dio. Siamo il suo respiro e, respirando su di noi, ci rende vivi per stabilire con noi un’alleanza eterna. Nel momento in cui appariamo davanti a Lui, non scompariremo mai.
La morte non appartiene al piano di Dio. È stato il peccato a generare la morte. Ma la morte non può distruggere il piano di Dio. Il Figlio di Dio ha vinto la morte accettando la morte, una morte dolorosa e umiliante. È morto veramente. È stato deposto
senza vita nel sepolcro.

Ma è anche veramente risorto.
L’inno di Pasqua, la sequenza Victimae paschali laudes, canta: «La morte e la vita si sono sfidate in quello stupendo combattimento: il Principe della vita, che è morto», ha effettivamente vinto la morte morendo, «regna immortale».
La morte in sé non ha valore. Può essere leggera come una piuma o pesante come una montagna. La morte di Cristo è un atto di obbedienza al Padre e di amore per l’uomo. Sono l’obbedienza e l’amore che hanno redento l’umanità peccatrice.
D’ora in poi possiamo dire: «La vita è trasformata, non distrutta». Gesù dice: «Io sono la risurrezione e la vita […]. Chiunque […] crede in me non morirà in eterno» (Gv 11, 25-26). Cari fratelli e sorelle, capite perché sottolineo il significato della morte a Pasqua.
Il Santo Padre Benedetto XVI mi ha conferito una mantellina rossa per ricordarmi di difendere la Chiesa fino a versare il sangue. Questa meditazione quindi sembra un po’ fatta su misura per me, ma in realtà è il messaggio della Pasqua per tutti.
L’uovo di Pasqua ce lo ricorda. Anche ciò che Gesù dice: «Se un seme non muore…» ci ricorda questo. Che tutti voi possiate trarre nuova forza da questa meditazione ed entrare in una nuova vita!

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