Chavez ancora presidente del Venezuela. Ma l’opposizione cresce
«Congratulazioni al popolo venezuelano per il suo viaggio esemplare democratico. Per la gioia e la pace. L’amore è più forte dell’odio». Così Cristina Elisabet Fernández de Kirchner, presidente dell’Argentina, ha commentato la vittoria di Hugo Chavez, che ha annunciato di voler guidare il Venezuela «fino al 2031». Ha salutato i suoi sostenitori affacciandosi dal balcone del palazzo presidenziale: «Oggi abbiamo dimostrato che la nostra democrazia è una delle migliori del mondo, e continueremo a farlo», ha detto rivolto alla folla. Anche il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, si è congratulato via twitter: «Chavez vincitore con quasi 10 punti di differenza! Viva il Venezuela, viva la Patria Grande, viva la Rivoluzione Bolivariana, Hasta la victoria siempre!».
Chavez ha ottenuto il 54,42% dei voti, contro il 44,47% dati ad Henrique Capriles, governatore dello stato di Miranda (un punteggio storico, come oppositore, da quando Chavez è al potere, dal 1999).
CHI È LO SFIDANTE DI CHAVEZ. Per distinguersi dai monologhi presidenziali a rete unificate Capriles aveva impostato la sua campagna elettorale sui temi del lavoro, dell’educazione, della sanità e della sicurezza. Aveva promesso di non contestare i risultati delle votazioni e così ha fatto, felicitandosi con il presidente rieletto e ringraziando i sei milioni di persone che gli hanno accordato la loro fiducia votandolo. Numeri che gli hanno consentito di auspicare «che un movimento che è al potere da 14 anni tenga conto che quasi la metà del paese non lo segue. Chiedo a chi è al potere rispetto, considerazione e riconoscimento, per quasi la metà dei venezuelani». Nato a Caracas nel 1972 Capriles inizia la carriera politica nel 1998, quando è il parlamentare più giovane di tutta la storia venezuelana, nel partito cristiano-democratico. Un anno dopo Chavez scioglie le camere per lanciare la rivoluzione e riscrivere la costituzione. Con l’obiettivo di mettere fine al chavismo nel 2000 fonda il movimento Prima la Giustizia, di cui è leader. Nel 2004 viene però arrestato con l’accusa di aver fomentato le proteste contro l’ambasciata cubana a Baruta, distretto della periferia di Caracas.
L’ACCUSA DI SIONISMO. Nel 2008 Capriles viene eletto governatore dello stato di Miranda: apre 39 scuole e si distingue per la sua lotta contro la criminalità. Partecipa alle primarie dell’opposizione, che si unisce in un unico movimento con l’intento di creare un governo di unità nazionale. Gli sfidanti alle primarie sono sei, tutti esponenti noti della scena venezuelana: Pablo Pérez, governatore di Zulia, Terzo Leopoldo López, ex sindaco di una delle municipalità di Caracas, Maria Machado (deputata) che puntava ai voti del mondo accademico, e Pablo Medina, sindacalista. Ha fatto parlare di sé Diego Arria, ex ambasciatore, che ha presentato una formale denuncia all’Aia nei confronti di Chavez per crimini contro l’umanità. Capriles vince le primarie, e dice di ispirarsi al modello brasiliano: un socialismo moderno, più moderato, vincente economicamente. Deve però fare i conti con la campagna denigratoria messa in atto contro di lui dai media statali: a causa della sua famiglia (padre cattolico e madre ebrea) viene accusato dalla radio di stato di sionismo, «che assieme al capitalismo è responsabile del 90% della povertà mondiale e delle guerre imperialiste».
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