Da settembre New Orleans non avrà più scuole gestite solo dallo Stato. Nella città più famosa e popolata della Louisiana, dopo la chiusura delle ultime cinque strutture statali, resteranno solo charter school, ovvero scuole governate da privati e finanziate solo in parte con soldi pubblici.
Come raccontato dal Washington Post, l’ultima scuola elementare di New Orleans ha chiuso i battenti mercoledì scorso, insieme ad altri quattro istituti. Così, infatti, ha deciso il Recovery School District (Rsd), che è l’ente incaricato dal dipartimento di Stato dell’educazione per la gestione delle scuole di tutta l’area metropolitana di New Orleans e della capitale Baton Rouge. Le charter school della città sono, pertanto, passate da 84 a 89 e gli studenti che le frequentano da 40.196 a 44.614.
UN RISPARMIO PER LA COLLETTIVITA’. Nate vent’anni fa in Minnesota e diffuse ormai in 42 stati su 50 degli Stati Uniti d’America (vedi il grafico qui sotto), le charter school sono istituti dove il preside gode di totale autonomia nella gestione del budget e della piena facoltà di assumere e licenziare i professori e il personale, oltre che di stabilire i programmi. A patto di raggiungere gli standard di apprendimento richiesti dagli uffici scolastici, pena la chiusura qualora l’asticella non dovesse essere raggiunta per quattro anni di fila.
In Lousiana la diffusione delle charter school è aumentata esponenzialmente dopo le devastazioni dell’uragano Katrina che ha colpito duramente la città nell’estate 2005. Se prima del ciclone le strutture totalmente sovvenzionate dallo Stato erano le più diffuse, durante la ricostruzione, il sindaco democratico Mitch Landrieu ha realizzato che con questo innovativo modello poteva far risparmiare la collettività. Lui ci ha messo 2 miliardi di dollari per ristrutturare e ricostruire gli edifici scolastici, ma poi li ha affidati a enti privati.
MIGLIORI RISULTATI PER GLI STUDENTI. Non solo. Le charter school hanno persino fatto registrare migliori risultati nell’apprendimento degli studenti. Prima dell’uragano, il 65 per cento delle scuole pubbliche di New Orleans non raggiungeva gli standard minimi, tanto che una classifica del settimanale Us News & World Report le collocava al 46° posto su 50 negli Stati Uniti. E se nel 2005 la percentuale di studenti che aveva portato a termine con successo la scuola superiore era ferma al 54,4 per cento, nel 2013, secondo l’Rsd, è salita al 77,6 per cento.
Oltreoceano, in realtà, nel dibattito sulle charter school, i pareri sono ancora discordi. I detrattori lamentano la scomparsa di pluriennali istituzioni come le cosiddette “neighborhood school” (scuole di quartiere); e sollevano dubbi, soprattutto, in merito alla scelta del criterio del sorteggio nell’assegnazione dei posti.
Certamente è presto per dare un giudizio definitivo sull’esperienza delle charter school, ma non bisogna nemmeno dimenticare, come ha ricordato a Tempi l’esperto mondiale di sistemi educativi Charles Glenn, che molto dipende da come questo modello si applica caso per caso. Intanto, però, i primi studi hanno cominciato a dare indicazioni positive sul successo di questo modello. Lo dimostrano, tra tutti, due rapporti: il primo, curato dalla Stanford University, riporta i risultati Stato per Stato sul miglioramento dei risultati di apprendimento in matematica e comprensione del testo da parte degli studenti. Il secondo, curato dalla Tulane University, è dedicato esclusivamente a New Orleans e alla Louisiana e conferma il miglioramento in quello Stato.