
Certi educatori prendono i giovani per il pisello
Caro direttore, ieri pomeriggio torno a casa dopo una giornata da prof. nel mio liceo e il più piccolo dei miei figli (terza media) mi racconta, fra l’offeso e l’incredulo, l'”interessantissima” lezione di educazione sessuale, propinata a tappeto, per tutte le terze della sua scuola (una grossa scuola media statale, in un quartiere “bene” del levante genovese), da esperti del Consultorio, medici presentati dai professori come molto delicati. Prima ora: la fisiologia degli organi sessuali maschili e femminili, insomma teoria senza grosse novità né grossi traumi. Seconda ora: educazione sessuale, cioè “come fare sesso senza problemi”. Mi spiega meglio: il ginecologo espone i metodi anticoncezionali. Quello naturale è l’Ogino, poco sicuro (possibile che non ne conosca altri. anche mio figlio inizia ad avere dei dubbi: ma non mi parlavi di metodo della temperatura eccetera?). Procede la rassegna: il profilattico, come si usa, come si calza, come e quando si leva. è sicuro? Quasi sempre, se per caso si rompe non ci sono problemi, si usa la pillola del giorno dopo, che il consultorio fornisce senza alcuna difficoltà, naturalmente tutelando la privacy, cioè senza dir nulla agli ignari genitori! Dopo questa chicca, elenco di profilattico femminile, pillola anticoncezionale, spirale e quant’altro. Il medico rassicura i ragazzini: tranquilli, sono tutte storie, la pillola del giorno dopo (fra le righe la più consigliata, ma non farà male alle bambine.) non è microabortiva, non è vero per niente, il concepimento avviene dopo 48 ore, la si prende prima, no problem. L’assistente, dottoressa pure lei, spiega che in fondo noi uomini siamo diversi dagli animali, perché loro non provano piacere quando copulano. Fine dell’educazione. Ultima domanda ovvia: quando si può iniziare a farlo? Risposta altrettanto ovvia: quando vuoi, quando te la senti. I ragazzini capiscono: anche subito, liberi. Senza problemi, tanto le malattie non si prendono e poi c’è la pillola del giorno dopo! Un compagno si gira a mio figlio: hai visto, tu che dici tanto. È troppo, e lui sbotta: ma ai bambini che possono nascere non ci pensa nessuno? Che forse siam piccoli, che ci voglia l’amore? Nessuno lo dice, anzi spiegano che tanto la persona ideale non si trova, quindi. Chiedo colloquio col preside che mi darà ascolto fra qualche giorno, ma intanto quello che è fatto è fatto. Almeno abbiano il pudore di non chiamarla educazione. Con stima
Marina Guariniello, Genova
Mia figlia, che frequenta la quinta classe elementare di una scuola libera dove la maestra è una maestra e la scuola è scuola, l’altra sera ha alzato la testa dal capitolo di biologia e mi ha chiesto se si dice “utero” o “utéro”. Sta studiando la sessualità e la riproduzione umana. Studiando, dico. Non frequenta l’ora di “catechismo sessuale statale” che è stata introdotta per arrotondare la mesata di psicologi e dottori che, alla stregua dei fornitori di combustibile per i caloriferi scolastici, vivono alla greppia del ministero della Pubblica istruzione. È uno dei frutti marci dello statalismo. Dopodiché arriva l’ideologia. Riferendosi al mondo della scuola anglosassone, da cui abbiamo importato il modello “progressista” di educazione, Roger Scruton ha osservato (sul Daily Telegraph, ripubblicato dal Foglio il 17 maggio) che «i genitori hanno accettato l’educazione sessuale pensando che i bambini devono imparare a distinguere il vizio dalla virtù e il desiderio dall’amore, e che per questo è necessario una certa quantità di conoscenze di carattere biologico. Ma probabilmente non l’avrebbero pensata nello stesso modo se avessero saputo che, nel giro di pochi anni dopo la sua istituzione, l’educazione sessuale sarebbe stata usata per promuovere il vergognoso culto del sesso in età minorenne». Uno può dirlo con accenti diversi, ma il nocciolo è quello. Dopodiché Tempi contribuisce volentieri alla “guerra culturale” contro l’integralismo che rende anche i fanciulli schiavi del “nuovo fascismo di sinistra” (P. P. Pasolini).
Caro direttore, per uscire dallo scandalo che ha travolto il calcio italiano, Famiglia Cristiana propone di rinunciare alla partecipazione ai Mondiali di Germania da parte della nazionale italiana e di sospendere il campionato «per una stagione di espiazione-riflessione». In caso contrario, spiega Famiglia Cristiana, «si perdono le ultime speranze di rifondazione, purificazione, riproposizione sana e onesta del gioco del pallone ai poveri e malleabilissimi tifosi italioti». Cosa ne pensa?
Antonio Pistone, via internet
Penso che sarebbe meglio sospendere per un anno le pubblicazioni di Famiglia Cristiana.
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