Cercando i voti cattolici (e il placet vaticano) Casini frena solo la normalizzazione dell’Italia

Pier Ferdinando Casini pensa di costituire la sua differenza dal Popolo della Libertà mediante il suo simbolo, che comporta anche l’indicazione di Casini presidente del Consiglio. Ma con quali voti il leader dell’Udc può diventare premier? Solo con i voti del Popolo della Libertà raccolto attorno a Silvio Berlusconi. Casini non è l’alternativa a Berlusconi e, se andasse da solo alle elezioni, prenderebbe dei voti, ma a prezzo di rendere l’elettorato incerto della sua scelta.
Sembrerebbe che il mondo cattolico voglia ancora costituire una scelta centrista, intermedia tra Pdl e Pd. Questo, però, in un momento nel quale la crisi dello Stato e della politica rende inevitabile che vi siano due schieramenti capaci di aggiornare l’Italia a schemi più “europei” e di portarla a costituire o l’alternanza in forma bipartitica o la grande coalizione. Pensare che la soluzione sia un partito cattolico di centro che si oppone a Berlusconi come leader vorrebbe dire perdere il senso della crisi politica italiana, che è una crisi dello Stato e dei partiti.
Il fatto che il centrodestra sia omogeneo nelle sue linee di fondo, mentre la sinistra è costretta a dividersi, indica che vi è una maggioranza nel paese che chiede di essere rappresentata come alternativa alla sinistra. Questo popolo comprende gran parte del mondo cattolico, che ha sempre votato Berlusconi come alternativa alla sinistra e che in questa alternativa riconosce la propria identità. Nel mondo cattolico organizzato, invece, vi è la tendenza ad accettare di essere legittimato dalla sinistra. Questo obbliga a una scelta di principio tra una alleanza di vecchi partiti, come è concretamente il Pd, e un fatto nuovo, che è rappresentato da Berlusconi, dalla Lega e dalla scelta democratica di Alleanza Nazionale. Questi partiti riconoscono il ruolo della tradizione cristiana nel paese, non a caso la legislatura da essi guidata ha consentito che si formasse un clima diverso nella società italiana, in cui la Chiesa ha respirato e ha potuto sottrarsi al peso della cultura di sinistra sulla stessa realtà del mondo cattolico.
Negare la bipolarità e interromperla con una Udc che va per conto proprio, senza riconoscersi nel Pdl, significa impedire la normalizzazione del sistema italiano verso uno schema europeo fatto di due grandi partiti per ricreare invece un centro intermedio, che sarebbe giustificato solo dalla decisione delle istituzioni cattoliche. Sarebbe una grave responsabilità interrompere questo processo bipolarista, che ha suscitato speranze nel paese, per fare di Casini il leader della terra di nessuno, separato dal Popolo della Libertà e subalterno quindi al Partito democratico. È questo, infatti, il prezzo del neocentrismo e della candidatura dell’Udc in forma autonoma. Dove altro potrebbe arrivare una Udc solitaria? Il partito di Casini nel Pdl diventerebbe invece una ipotesi credibile, anche nel suo ruolo di governo. Casini stesso avrà il suo pieno riconoscimento solo se manterrà intatto il suo inserimento bipolare. Nei prossimi giorni avremo la soluzione dell’enigma e allora sapremo se l’Udc che vuole mantenere il suo simbolo potrà riconoscersi come parte del Popolo della Libertà e nella leadership di Berlusconi.
Il rapporto destra-sinistra ha un significato funzionale, perché i problemi della società globale vanno oltre tale differenza, e pongono il rapporto tra Stato e nazioni da un lato e mondo globalizzato dall’altro non solo in economia, ma anche in politica, persino nell’ambito militare. L’unità nazionale si può realizzare solo se il sistema politico è bipolare e consente il rapporto tra due grandi forze. Altrimenti la politica frana nelle differenze e nelle contrapposizioni e diviene inadatta ad esprimere ciò che è necessario al paese in circostanze così gravi e nuove.
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