Centrafrica, leader militare Seleka: «Non rispetteremo il cessate il fuoco. Questo Stato è finito»

Di Leone Grotti
30 Luglio 2014
Il generale maggiore degli islamisti Joseph Zoundeiko vuole dividere il paese in due, come avvenuto in Sudan. La volontà della popolazione non interessa a nessuno

«Non rispetteremo il cessate il fuoco». È questo il messaggio che il generale maggiore Joseph Zoundeiko, presunto leader militare dei ribelli Seleka, ha voluto comunicare personalmente a un corrispondente della Bbc in Centrafrica. I responsabili delle milizie islamiste e animiste (e in parte cristiane) degli anti-balaka avevano appena raggiunto un accordo lo scorso 23 luglio per un cessate il fuoco, dopo un anno e mezzo di guerra.

DIVIDETE IL PAESE. Il giornalista della Bbc è stato però invitato da alcuni uomini armati a raggiungere il generale in un’ex villa coloniale a Bambari. Zoundeiko non è d’accordo con la tregua decisa dai leader politici: «Noi vogliamo la pace. Non vogliamo la guerra. Ma vogliamo anche negoziati sinceri». Tradotto significa che il generale è disposto ad accettare il cessate il fuoco solo a patto che il Centrafrica venga diviso in due come tre anni fa il Sudan: un sud-ovest cristiano e un nord-est musulmano.

Joseph Zoundeiko«QUESTO STATO È FINITO». «Questo Stato è finito – continua il generale (foto a fianco) -. È un peccato che cristiani e musulmani non possano riconciliarsi ma noi siamo stati cacciati dai nostri fratelli cristiani. Oggi non si trovano musulmani nei quartieri cristiani. Mentre nei quartieri musulmani ci sono ancora cristiani che vivono sotto la protezione dei nostri soldati».
La narrazione del generale risponde alla realtà dei fatti solo in parte: a scatenare la guerra civile è stato nel marzo 2013 un colpo di Stato da parte delle milizie islamiste arrivate da Ciad e Sudan. Dopo aver perseguitato i cristiani per otto mesi sono stati contrastati dagli anti-balaka, che hanno cominciato ad attaccare i musulmani, molti dei quali si sono rifugiati nelle parrocchie cattoliche, innescando una spirale di vendette che ancora non conosce una fine e che le forze della comunità internazionale non sono riuscite a fermare.

«UNA FICHE DA GIOCARE». Nell’ottica del generale Zoundeiko la capitale del nuovo Stato musulmano dovrebbe essere Bambari, un tempo città a prevalenza cristiana, che nell’ultimo periodo è finita al centro di scontri tra diverse milizie. A farne le spese, come sempre, sono i civili ai quali, secondo il corrispondente della Bbc, nessuno pensa: «Città come Bambari, e la sua popolazione disperata, sono fattori accidentali in questa [guerra] per il potere e l’accesso alle risorse»: oro e diamanti presenti nel sottosuolo in grande quantità. «Quello che mi sconvolge – conclude il giornalista – è che Bambari è solo una fiche da giocare nelle trattative per la classe politica del Centrafrica, un puntino sulla mappa da contrattare».

@LeoneGrotti

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