Centrafrica, leader militare Seleka: «Non rispetteremo il cessate il fuoco. Questo Stato è finito»
«Non rispetteremo il cessate il fuoco». È questo il messaggio che il generale maggiore Joseph Zoundeiko, presunto leader militare dei ribelli Seleka, ha voluto comunicare personalmente a un corrispondente della Bbc in Centrafrica. I responsabili delle milizie islamiste e animiste (e in parte cristiane) degli anti-balaka avevano appena raggiunto un accordo lo scorso 23 luglio per un cessate il fuoco, dopo un anno e mezzo di guerra.
DIVIDETE IL PAESE. Il giornalista della Bbc è stato però invitato da alcuni uomini armati a raggiungere il generale in un’ex villa coloniale a Bambari. Zoundeiko non è d’accordo con la tregua decisa dai leader politici: «Noi vogliamo la pace. Non vogliamo la guerra. Ma vogliamo anche negoziati sinceri». Tradotto significa che il generale è disposto ad accettare il cessate il fuoco solo a patto che il Centrafrica venga diviso in due come tre anni fa il Sudan: un sud-ovest cristiano e un nord-est musulmano.
La narrazione del generale risponde alla realtà dei fatti solo in parte: a scatenare la guerra civile è stato nel marzo 2013 un colpo di Stato da parte delle milizie islamiste arrivate da Ciad e Sudan. Dopo aver perseguitato i cristiani per otto mesi sono stati contrastati dagli anti-balaka, che hanno cominciato ad attaccare i musulmani, molti dei quali si sono rifugiati nelle parrocchie cattoliche, innescando una spirale di vendette che ancora non conosce una fine e che le forze della comunità internazionale non sono riuscite a fermare.
«UNA FICHE DA GIOCARE». Nell’ottica del generale Zoundeiko la capitale del nuovo Stato musulmano dovrebbe essere Bambari, un tempo città a prevalenza cristiana, che nell’ultimo periodo è finita al centro di scontri tra diverse milizie. A farne le spese, come sempre, sono i civili ai quali, secondo il corrispondente della Bbc, nessuno pensa: «Città come Bambari, e la sua popolazione disperata, sono fattori accidentali in questa [guerra] per il potere e l’accesso alle risorse»: oro e diamanti presenti nel sottosuolo in grande quantità. «Quello che mi sconvolge – conclude il giornalista – è che Bambari è solo una fiche da giocare nelle trattative per la classe politica del Centrafrica, un puntino sulla mappa da contrattare».
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