Caro direttore, fra poco si vota in un paese frastornato da una crisi profonda, destinata probabilmente a durare.
La crisi rischia di incidere direttamente anche sulla lucidità del voto a tal punto da produrre un consistente astensionismo almeno per quanti – e sono tanti – non nutrono in politica una appartenenza del tutto ideologica. In questa situazione sono maturate decine di liste che non hanno un vero programma, né una visione globale di questo paese e della sua drammatica crisi.
Va comunque riconosciuto che nel paese permane, nonostante tutto, una attitudine a vagliare la politica e, quindi, ad esprimere un giudizio in qualche modo motivato. Sotto questo aspetto sarà interessante valutare il voto cattolico nel paese, un voto che non può prescindere dalla affezione alla vita e alla presenza della Chiesa.
Ed allora il campo della scelta, rigorosamente valutata pur nella sofferenza, si restringe. Tutte quelle forze che sostengono principi non condivisi dalla Chiesa rappresentano, se votate, in qualche modo un vulnus per i cattolici. Ciò accade a sinistra, ma anche al centro. Ciò può accadere con Bersani ma anche con Monti e, in generale, dovunque capita che i cattolici siano ospiti graditi ma estranei a un disegno strutturato in modo da prescindere da loro.
On. Alberto Garocchio