![L’Apocalisse può attendere. Trump con la Cina vuole trattare](https://www.tempi.it/wp-content/uploads/2025/01/donald-trump-usa-ansa-345x194.jpg)
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A una settimana dall’inizio dell’offensiva ucraina nelle province di Kursk e Belgorod in Russia, l’esercito di Kiev è riuscito a conquistare mille chilometri quadrati di territorio russo, destabilizzando il paese e imbarazzando il presidente Vladimir Putin. Se il risultato d’immagine, che può contribuire al morale delle truppe ucraine, è stato raggiunto, quello tattico principale ancora no: non ci sono segnali, infatti, che la Russia intenda trasferire soldati dal fronte orientale ucraino per rafforzare un confine che fino a poche settimane fa era considerato “dormiente”.
Non è ancora chiaro, però, quali obiettivi vogliano ottenere il presidente Volodymyr Zelensky e il comandante dell’esercito ucraino Oleksandr Syrsky e l’offensiva potrebbe anche rivelarsi controproducente, innescando una escalation dalle conseguenze imprevedibili.
L’attacco iniziato martedì 6 agosto ha colto la Russia di sorpresa e impreparata, come già accaduto in passato. Nonostante Mosca abbia infatti costruito diverse fortificazioni dal valore di centinaia di milioni di euro al confine con la provincia ucraina di Sumy, da dove è partita l’offensiva, è dall’autunno del 2022 che non ritiene più necessario difendere l’area, valutando improbabile un attacco.
L’incursione dell’esercito ucraino ha dimostrato che le previsioni del Cremlino, ancora una volta, erano errate. I soldati di almeno due brigate sono penetrati fino ad almeno 30 chilometri in territorio russo, occupando una trentina di villaggi e costringendo Mosca ad evacuare quasi duecentomila persone dalle province di Kursk e Belgorod.
Lo smacco per la Russia è grande quanto la ferita inferta dagli ucraini al suo orgoglio e Zelensky, rivendicando l’offensiva, ha dichiarato che «ogni attacco partito dalla regione di Kursk merita una giusta risposta» e che Putin «va obbligato a fare la pace». All’eccitazione dei media per un’offensiva che, dopo un anno di fallimenti militari per Kiev, distoglie l’attenzione dalle conquiste territoriali russe nell’est del paese, non corrisponde per il momento una galvanizzazione degli alleati.
I paesi occidentali, infatti, da un lato hanno autorizzato Kiev a utilizzare le proprie armi per attaccare il territorio russo, dall’altro hanno minimizzato la portata dell’attacco. Gli Stati Uniti, in particolare, hanno dichiarato di non essere stati informati dell’offensiva, alla quale hanno preferito non dare troppo risalto. Il Regno Unito non ha autorizzato invece l’Ucraina ad attaccare il territorio russo con i propri missili: «Servono solo per scopi difensivi», ha dichiarato un portavoce di Downing Street.
La freddezza degli alleati potrebbe essere giustificata dalla nebulosità degli obiettivi dell’incursione ucraina. Vladimir Putin ha dichiarato che lo scopo dell’attacco sarebbe quello di strappare porzioni di territorio russo da scambiare in eventuali prossime trattative di pace con parti di territorio ucraino.
Secondo esperti militari, invece, Kiev vorrebbe obbligare la Russia a trasferire brigate dall’est dell’Ucraina a nord per difendere il confine e così rallentare l’offensiva nel Donbass, che si fa sempre più violenta ed efficace. La tattica è la stessa utilizzata dalla Russia a maggio: colpire nella regione di Kharkiv, anche avanzando di pochi chilometri, per costringere il nemico a difendere una nuova postazione, trasferendo uomini e risorse dalle zone più calde del conflitto.
Come sottolineato dall’Associated Press, la situazione dell’Ucraina resta critica: l’esercito di Mosca continua ad avanzare, soprattutto nella regione di Donetsk, avvicinandosi pericolosamente alla conquista dei centri strategici di Pokrovsk, Toretsk e Chasiv Yar.
L’incursione ucraina in territorio russo, definita dall’intelligence russa «sconsiderata» e che ha causato finora la morte di 12 civili, potrebbe avere conseguenze imprevedibili. La Bielorussia, in un atto di apparente rappresaglia, ha denunciato la violazione del proprio spazio aereo da parte dell’Ucraina e annunciato il rafforzamento delle truppe al confine con Kiev, minacciando di entrare in guerra.
Successivamente, Russia e Ucraina si sono reciprocamente accusate di aver bombardato la città di Enerhodar, provocando un incendio nel sistema di raffreddamento della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, attualmente controllata dall’esercito russo.
L’incendio è stato spento e non ci sarebbero problemi per la sicurezza, ha annunciato l’Aiea, ma il rischio di un disastro nucleare è sempre più elevato.
Per la prima volta l’Ucraina è entrata in territorio russo con le proprie truppe regolari e non c’è dubbio che Mosca reagirà con forza, anche se non è ancora chiaro come. Fonti militari britanniche hanno dichiarato alla Bbc che il Cremlino, per vendicare lo smacco subito, potrebbe raddoppiare gli attacchi contro le infrastrutture civili.
Kiev vuole convincere Mosca a scendere a compromessi e a trattare facendole percepire il «peso della guerra», come dichiarato da Zelensky. La tattica potrebbe funzionare ma potrebbe anche provocare una rappresaglia ancora più dura contro i civili e irrigidire ulteriormente la posizione russa.
Soprattutto, potrebbe costituire un passo avanti verso l’allargamento del conflitto.
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