
Buon festa dell’inverno meat-free e gender-fluid a tutt*

“Gingerbread Gender Neutral Person”: l’ideona è venuta al Tannery, un caffè di Auckland in Nuova Zelanda, quando un avventore ha chiesto al proprietario Andre Cettina, «perché i biscotti di panpepato si chiamano omini di pan di zenzero e non persone di pan di zenzero?». Impastato e infornato, l’immagine del nuovo biscott* natalizio è diventata virale, non senza una buona dose di provincialismo: sono mesi che il Gingerbread Man ha già perso gli attributi in Gran Bretagna, dove la catena di supermercati britannica Co-op Food si è preoccupata a maggio di lanciare un sondaggione tra clienti per trovare un nuovo nome al personaggio che in vista delle feste rispettasse i loro standard di inclusione e tutela delle diversità. Alla fine ha vinto “Briciola”, che ha iniziato a concorrere contro Annie, presentata un anno fa come la “ragazza di zenzero” da Pret A Manger, e rietichettata in seguito insieme al “compagno” biscotto Godfrey, in “biscotti genderless”.
SIETE PRONTI AL NATALE VEGANO?
Si avvicina il Natale, o come piace chiamarlo ora a Ikea Danimarca, la Vinterfest, festa dell’inverno, perché utilizzare un termine stagionale neutrale è la nuova frontiera del politicamente corretto e perché il progresso è la nuova incarnazione della speranza. Va da sé che anche il Natale in salsa laica venisse ricatechizzato da questo o quell’augure del futuro. Ikea Uk, tanto per restare in tema, dopo aver lanciato in Canada il burger 100 per cento vegetale e in vista di destinare alla stessa fine le sue celebri polpettine di carne, ha deciso di «lanciare il nostro primo “Natale senza carne”», sostituendo il tradizionale menù a base di tacchino con uno “plant-based”, tutto “crostata vegana e verdure in abbondanza”. E siccome lo spirito natalizio è contagioso, Starbucks ha lanciato il Very Merry Vegan Wrap a base di zucca, cavolo arrosto e maionese senza uova; Boots i sandwiches Vegan Christmas Fest; Marks & Spencer lancia un Plant Kitchen Festive Roast, Sainsbury’s un Vegan No Beef Wellington e Tesco prodotti a base di tacchino vegano e salumi vegetali. E buon appetito a tutt*.
REGALATE BAMBOLE GENDER-FLUID
Sì perché unitamente al Natale in guerra con la carne c’è anche quello in guerra con i corpi. Accanto alle Barbie “Carriere iconiche”, che vestono i panni della Nasa o la divisa di volo dell’Esa per rafforzare l’empowement femminile, ecco le Creatable world, bambole “senza sesso”, senza stereotipi di genere, senza etichette tutte mix and match e gender-fluid. Mattel ha testato le bambole tra famiglie e bambini che si identificano come trans, non binari, gender fluid, che «temevano il giorno di Natale perché sapevano che tutto ciò che avevano sotto l’albero di Natale, non era fatto per loro», ha detto Monica Dreger, responsabile delle opinioni dei consumatori di Mattel. «Questa è la prima bambola che puoi trovare sotto l’albero per loro perché è per tutti».
Abbattere le barriere può anche essere complicato, lo sa Lego che dopo aver lanciato la linea Lego Friends con personaggi femminili che non si limitavano a giocare a calcio o andare in laboratorio, bensì frequentavano maneggi, panetterie e saloni di bellezza, è stata bombardata da una petizione firmata da 57 mila persone che accusavano l’azienda di sessismo e di perpetuare gli stereotipi di genere. Una polemica scemata non appena Lego ha virato sulla produzione di mattoncini ecosostenibili: quest’anno il kit di costruzione di una pala eolica alta un metro e perfettamente funzionante promette di scalzare sotto l’albero la leggendaria Millennium Falcon astronave di Star Wars.
UCCIDI BABBO NATALE, DIFENDI L’AMBIENTE
Due anni fa, negli Stati Uniti, usciva il libro per bambini Santa’s Husband, che trasformava Babbo Natale in un nero fidanzato con un Babbo Natale bianco con cui metteva in piedi una famiglia arcobaleno. Un anno prima, Santa’s First Vegan Christmas, Il primo Natale vegano di Babbo Natale di Robin Raven, aveva costretto Santa Claus a riflettere sulla situazione critica in cui versavano le renne e l’ingiusto trattamento subito dagli animali. Nel 2014 invece tre tizi vestiti da Babbo Natale, emblemi del consumismo, venivano crivellati di colpi nel libro-fumetto Climate Changed, 480 pagine realizzate da Philippe Squarzoni che dispensavano catastrofismo a piene mani mandando in brodo di giuggiole Jean Jouzel, uno dei vicepresidenti dell’Ipcc (Commissione internazionale sul cambiamento climatico): «Un grande lavoro su tutti gli aspetti del problema clima… una vera festa».
Nel fumetto Camille, la compagna di Squarzoni decisa a vendicarsi perché «oggi, il popolo è stato derubato della possibilità di scegliere sui temi energetici. Le decisioni sono nelle mani di politici o grandi multinazionali», infieriva senza pietà sui Babbi Natale che reggevano bottigliette di Coca Cola in mano, mentre svettava la frase: «Rendere la conservazione un fattore positivo nel futuro richiederà un grande cambiamento nella direzione politica».
Attendiamo ora, nell’epoca del tacchino vegano e dei biscotti e delle Barbie gender fluid, le immancabili strenne sui grandi battaglie della nostra epoca e la moltiplicazione di tutti i tic generati dalle storture che tali battaglie intendono combattere. Nell’attesa, Natale è già diventato per i nuovi chierici del futuro l’occasione per spiegarci come si deve stare al mondo a Natale. Succede quando il Natale non è più un appostamento in attesa di un miracolo e, come diceva un certo guasta coscienze molto progressivamente aggiornate come Nicolás Gómez Dávila, «il Progresso non è una speranza nascente, bensì il bieco agonizzare di una speranza dissoltasi».
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