
BUON COMPLEANNO SPERANZA
Nelle scuole d’Israele bambini e ragazzi vestiti di bianco cantano sottovoce accompagnati da una chitarra solitaria. La bandiera d’Israele sventola a mezz’asta. Ci prepariamo a festeggiare il nostro 56esimo compleanno e non si può festeggiare se prima non si ricordano tutti coloro che ci hanno regalato questo piccolo miracolo di paese che continua a esistere e a insegnare la speranza nonostante tutto. Alle 11 una sirena fenderà il silenzio che ci grida dentro. Per poter aprire i festeggiamenti dobbiamo prima ricordare 21mila ragazzi, bambini, donne, padri di famiglia che sono morti in agguati, sugli autobus, nel Golan, nel Sinai, in Libano, per la strada, nei sottomarini, sugli aerei. Vorrei dire tante cose ma mi viene solo da piangere. Da ieri pomeriggio si susseguono sullo schermo della Tv i volti di questi ragazzi, di questi bambini che ormai solo Lui che li ha ripresi a sè può abbracciare con l’amore di un padre. Alla radio le poesie più belle per le quali qualcuno ha scritto una melodia che ormai fa parte della nostra vita. Frasi scritte da genitori, da fratelli che da quel giorno non sanno più cosa sia un sorriso. Nello stesso momento tutta Israele prega sottovoce, si strugge sottovoce e ricorda. «Noam era un ragazzo che conquistava chiunque si avvicinasse a lui! Daniel scriveva poesie. Beni mi disse, prima di andare, di non preoccuparmi, che non mi avrebbe lasciato mai. Shai e Nir avevano uno 3 anni e l’altro 5 anni. Nadav era il simbolo della pace sulla terra» Non c’è Kaddish che possa consolare una madre. E stasera, quando avremo pianto tutte le lacrime che ci scoppiano qui in cuore, ci vestiremo a festa e andremo a festeggiare che ci siamo ancora, che da 800mila nel 1948 siamo diventati 6 milioni e 670mila. Che quest’anno sono nati 144mila bambini, che ci sono stati matrimoni, circoncisioni e maggiorità religiose e che continueranno ad esserci finchè avremo la forza di respirare. Che a Tel Aviv, ad Haifa e a Gerusalemme sono sorti nuovi rioni per giovani famiglie. Festeggeremo per riempirci di energie. Perchè abbiamo promesso ai nostri figli una colomba con un rametto di ulivo e per mantenere le promesse ci vuole tanta, tanta energia!
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