
Il bullismo della “vittima” Boldrini

Ha ragione Laura Boldrini a dire al Domani che la baruffa tra lei e Mattia Feltri «ha dell’inverosimile», ma è per la ragione opposta da quella da lei denunciata. Questo è un piccolo caso, ma significativo, di vittime che fanno i bulli o, se si vuole, di bullismo delle vittime, di gente che frigna tenendo il coltello dalla parte del manico.
Censura?
I fatti così come li conosciamo sono questi: l’ex presidente della Camera, che firma un blog sull’Huffington Post diretto da Feltri, manda il suo contributo in occasione della giornata sulla violenza alle donne. Il testo contiene un riferimento alla posizione espressa da Vittorio Feltri, padre di Mattia, in un articolo sul caso Genovese apparso su Libero. Feltri figlio la contatta telefonicamente per spiegarle che pubblicherà l’articolo ma omettendo il riferimento, lei non vuole, lui si riserva il diritto di non farlo apparire sull’Huffpost. Clic. Fine della telefonata, inizio della prevedibile tempesta.
Questa vicenda che – come sa chiunque svolga questo mestiere – accade tutti i giorni in qualsiasi redazione di giornale (il direttore si dice “responsabile” per l’esatta ragione che risponde di ogni virgola che appare sulla sua testata), esce dall’ambito di una contrattazione privata tra persone dotate di senno e viene resa pubblica. Boldrini parla di «censura», di diritti delle donne calpestati, monta un castello in aria all’insegna del vittimismo. Non solo: Carlo Verna, presidente del Consiglio nazionale giornalisti, prende le parti della parlamentare, si proclama «basito» e ricorda che «i principi della libertà di stampa sono sacri in Italia».
Come si comporta un ospite
Feltri junior si trova così costretto a precisare l’ovvio in una nota:
«Confermo quanto scritto oggi dall’onorevole Boldrini su Facebook: ieri ha mandato uno scritto per HuffPost che conteneva un apprezzamento spiacevole su mio padre Vittorio. Ritengo sia libera di pensare e di scrivere su mio padre quello che vuole, ovunque, persino in Parlamento, luogo pubblico per eccellenza, tranne che sul giornale che dirigo. L’ho chiamata e le ho chiesto la cortesia di omettere il riferimento. Al suo rifiuto e alla sua minaccia, qualora il pezzo fosse stato ritirato, di renderne pubbliche le ragioni, a maggior ragione ho deciso di non pubblicarlo. Al pari di ogni direttore, ho facoltà di decidere che cosa va sul mio giornale e che cosa no. Se questa facoltà viene chiamata censura, non ha più nessun senso avere giornali e direttori.
Oltretutto l’onorevole Boldrini, come altri, su HuffPost cura il suo blog. Quindi è un’ospite. E gli ospiti, in casa d’altri, devono sapere come comportarsi.
Ps. Ringrazio il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, per avermi condannato senza nemmeno una telefonata per sentire la mia versione, quella di un iscritto».
Intanto la “povera” Boldrini che si sente censurata rilascia interviste a destra e a manca per raccontare l’insopportabile sopruso. È un ex presidente della Camera, sa come muovere certe leve dell’informazione e come passare per “perseguitata”. Assumere la postura della vittima per bullizzare il prossimo è la specialità su cui ha costruito la sua carriera.
Foto Ansa
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