Xavier F. Salomon, curatore della mostra Il Veronese: splendore nella Venezia del Rinascimento, aperta presso la National Gallery di Londra fino al prossimo 15 giugno, risponde alle curiosità di tempi.it relative ad alcune peculiarità dell’evento che riunisce 50 tra opere e capolavori del celebre artista italiano.
La retrospettiva alla National Gallery di Londra racconta in modo esaustivo la fiorente produzione artistica del Veronese. Se dovessimo scegliere 3-4 dipinti della mostra, per tracciare sinteticamente l’evoluzione della carriera dell’artista, dalle origini alla maturità, quali sarebbero?
Se dovessi scegliere quattro quadri per tracciare il percorso artistico di Veronese, questi sarebbero la Conversione della Maddalena della National Gallery per esporre lo stile giovanile di Veronese; il Martirio di San Giorgio da San Giorgio in Braida ed il Marte e Venere del Metropolitan Museum per far vedere due capolavori della maturità di Veronese (uno religioso ed uno profano); ed infine la Conversione di San Pantalon, l’ultimo quadro dipinto dall’artista per esporre il suo stile tardo.
Sono tanti i prestiti eccezionali che hanno consentito alle opere di riunirsi dopo molti anni. E’ il caso di “Venere e Marte uniti da Amore” del Metropolitan di New York, accostato per la prima volta dal XVIII secolo alle “Quattro allegorie dell’amore” della National Gallery. O anche di tre ritratti del periodo in cui l’artista arrivò a Venezia: “Ritratto di gentiluomo in pelliccia” del Palazzo Pitti di Firenze, “Ritratto di nobildonna veneziana” del Louvre e “Ritratto di Gentiluomo” del Getty Museum di Los Angeles. Secondo quali criteri si sviluppa l’allestimento?
L’allestimento è molto semplicemente organizzato attraverso sette sale in ordine puramente cronologico. Si comincia con le prime due opere conosciute di Veronese del 1546 e si finisce cinquanta quadri dopo con la sua ultima opera documentata.
Il dipinto di casa alla National Gallery, “L’Adorazione dei Magi”, è esposto accanto ad una pala d’altare dello stesso soggetto dipinta nello stesso anno per la chiesa di Santa Corona a Vicenza. Quali sono le convergenze e quali le differenze di questi due dipinti mai visti insieme da quando erano nello studio dell’artista?
Le differenze sono minime. La cosa interessante è vedere un artista all’opera sullo stesso soggetto nello stesso momento (il 1573-74) e vedere come le stesse tematiche siano sviluppate in maniere parallele e spesso con le stesse soluzioni.