Berlusconi, Stefania Craxi: «Un combattente. Come mio padre, voleva fare grande l’Italia»

Di Emanuele Boffi
13 Giugno 2023
La senatrice di Forza Italia: «L'aggressione di certa magistratura nei suoi confronti ha fatto male non solo a lui, ma a tutto il Paese. Ora ci vorrebbe una vera riforma della giustizia»
Silvio Berlusconi con Stefania Craxi, 29 ottobre 2018 (Ansa)
Silvio Berlusconi con Stefania Craxi, 29 ottobre 2018 (Ansa)

«Credo che in questo momento – dice a Tempi la senatrice di Forza Italia Stefania Craxi – sia gli amici sia gli avversari dovrebbero riconoscere che Silvio Berlusconi è stato un grande combattente e che ha segnato la nostra epoca, la sua storia economica, politica e della comunicazione».

La figlia di Bettino, storico leader socialista, può ben dire che per lei Berlusconi non era solo il leader del suo partito, ma «un pezzo della mia vita. L’ho conosciuto a Milano quando ero ragazzina, faceva parte del mio panorama affettivo e familiare». Del rapporto tra la famiglia Craxi e Berlusconi si è scritto molto, e la senatrice sottolinea il fatto che tra il Cavaliere e il padre l’amicizia fu «lunga, sincera e profonda. Erano due uomini molto diversi e tuttavia si erano capiti. Avevano entrambi l’ambizione di fare grande l’Italia. Erano due persone intelligenti e visionarie. Per fare un esempio tra i tanti, pensiamo solo al ruolo della tv privata: entrambi avevano capito quanto fosse importante promuoverla in Italia non solo per una questione di pluralismo informativo, ma anche come volano per le piccole e medie imprese».

Aggressione giudiziaria

Possiamo dire che Berlusconi è stato uno statista? «Non lo direi nel senso che ha la parola dal punto di vista storico. Certi riti della politica lo annoiavano. È stata una figura poliedrica con una personalità eccezionale. Non è stato un “uomo di Stato” così come siamo soliti oggi usare quest’espressione, anche se, più di ogni altro, in questi ultimi anni ha inciso sulla politica di questo paese».

La sua carriera politica è stata messa nel centro del mirino da certe procure, «e il suo tallone d’Achille erano le donne, anche se, come è stato dimostrato, è stato coinvolto in vicende in cui non c’erano ombre giudiziarie. L’aggressione di certa magistratura nei suoi confronti ha fatto male non solo a lui, ma a tutto il Paese. Ora per uscire da questo periodo di scontro tra politica e giustizia bisognerebbe fare un riforma così come si deve. E chiunque voglia proseguire nella sua politica liberale e riformista non potrà farlo a prescindere dalla sua storia».

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