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Come prevedibile, alla morte di Silvio Berlusconi è seguita un’alluvione di commenti e cronache della sua vicenda umana e politica. La sola quantità mette in evidenza il rilievo del personaggio e della sua incidenza trentennale sulla storia del nostro paese e non solo. Mi è sembrato anche che, alla fine, il giudizio sull’uomo sia prevalentemente positivo anche da parte di avversari storici, apparentemente irriducibili. Eccezioni significative sono gli interventi di alcune personalità dichiaratamente cattoliche – il femminile è appropriato poiché si tratta di donne – che lo accusano, tra l’altro, di essere stato, con le sue televisioni prima e il comportamento dopo, un corruttore dei costumi e quindi l’avversario principale del sentimento cristiano del popolo.
In effetti, stando al crollo della pratica religiosa, tale sentimento durante l’era berlusconiana si è marcatamente affievolito. C’è da dire che si è affievolito anche in paesi e contesti dove Berlusconi non c’era e comu...
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