È stato più forte dei suoi creatori. Hanno voluto il mostro dissacratore della politica, il gianantoniostella non palloccoloso, l’attravagliato divertente, il santoro non chiagne&fotti, ma belìn, furbo e istrione come un napoletano triste?
Eccolo lì, Beppe Grillo, il non candidato del partito spaccatutto, degna variante comica dello spettrale mediatico-giudiziario. Uno che sale sul palco e ti prende facendoti divertire con «la Rai? Via di qui per favore. Rai Tre? Perché poi devono essere tre le Rai? Due le mettiamo in vendita e una la teniamo. Senza politici dentro e senza pubblicità. Questa è la riforma che faremo noi. Guardate che io ho sempre fatto queste battaglie qua. Non le faccio adesso perché c’è il movimento. Chi mi conosce lo sa. Vi ricordate quando nei miei spettacoli voi ridevate, ridevate, poi uscivate e dicevate: “E adesso che mi hai fatto ridere? Come facciamo?”. E adesso cosaaa facciamooo? E io che parlavo della Parmalat due anni prima che succedesse, perché il Tg3, il Tg3, poteva dare la notizia, due minuti per dire: “Guardate, non prendetela che è fallita”. Poteva risparmiare il disastro economico a 30 mila famiglie. Ma non era possibile perché i giornali, le televisioni, erano sul libro paga di Tanzi. Io potevo dirlo perché non ero stato comprato e non ero stato comprato perché non mi ha offerto un cazzo nessuno. Capisci? Perché se quello lì mi offriva io gli facevo pure lo sconto».
Risate e applausi. Presto il parlamento di Roma sarà come l’Ariston di Sanremo, invaso da creature ridanciane di uno che si sono inventati i giornali padronali. E che dalla settimana prossima sarà il padrone del secondo più grande partito degli elettori italiani.