Contenuto riservato agli abbonati

Benvenuta recessione woke

Di Mattia Ferraresi
25 Novembre 2024
La febbre da giustizia sociale che per anni ha mandato in delirio università e grandi imprese americane sembra essere finalmente in via di guarigione. Lo dice l’Economist, lo confermano le sempre più numerose e clamorose diserzioni dalle crociate “antidiscriminazione”
attivisti woke

Una mattina l’America si è svegliata e ha trovato che il wokismo aveva mollato la presa. Non è stata una scoperta improvvisa, ma una tendenza che nel giro di pochi anni si è manifestata nelle grandi aziende e nelle università, i laboratori dove la precettistica sull’essere buoni, non discriminare il prossimo, non offendere la sua sensibilità identitaria e non usare altro pronome al di fuori di quello indicato nella bio hanno dato origine a nuove pratiche aziendali, training obbligatori, scelte strategiche, norme di comportamento. Cose spesso più discriminatorie delle consuetudini che intendevano sradicare.

I dati della crisi del pensiero woke

L’Economist ha mostrato la crisi del pensiero wokista con il consueto piglio analitico. Incrociando dati su media, università e aziende americane ha stabilito che nel biennio 2021-2022 l’ossessione per la correttezza identitaria ha raggiunto l’apice: da quel momento in poi il sentimento del paese si è mosso in direzione contraria. Un sondag...

Contenuto a pagamento
Per continuare a leggere accedi o abbonati
Abbonamento full
€60 / anno
oppure
Abbonamento digitale
€40 / anno

Articoli correlati