Usare la pedofilia come pretesto per attaccare un Papa scomodo

Di Davide Rondoni
21 Gennaio 2022
Le accuse contro Benedetto XVI sono ipocrite. C'è una pedofilia culturale e dilagante. Ne vogliamo parlare? Facciamolo seriamente, senza cercare pretestuosamente un capro espiatorio
Benedetto XVI

Benedetto XVI

Alle accuse, vaghe, senza prove e artefatte, contenute contro papa Benedetto XVI in un dossier a riguardo presunte omissioni nella attenzione a reati di pedofilia di un sacerdote oltre quarant’anni fa, risponderanno i legali incaricati e rispondono i tanti atti, pastorali e pubblici, messi in atto da lui durante il suo pontificato. Atti, come altri, mal sopportati dal pensiero dominante fuori e, a volte infiltrato, dentro la Chiesa.

Usare i bambini

Preme sottolineare l’ipocrisia con cui si sollevano tali polveroni pretestuosi, intorno a fatti di decine di anni fa, in un’epoca dominata da fenomeni di pedofilia come reato e come cultura diffusi e ben radicati. La nostra società non a caso è stata denominata da autorevoli sociologi come società «delle passioni tristi» o, come diceva il nostro caro poeta Eliot, degli «uomini impagliati». E così ci si accanisce ad accusare – spesso con tragica infondatezza – solo il clero cattolico.

Si finge di non vedere che l’opera d’arte contemporanea più pagata al mondo è un coniglietto per bambini, che le nostre tv pubbliche e private hanno usato per anni per mostrare minorenni e bambini atteggiarsi in mosse da adulti, che si sono “usati” minorenni per manifestazioni politiche di ogni genere.

Un Papa scomodo

Una pedofilia dilagante, culturale, tipica delle società pagane, che fiancheggia le orrende reti di mercati occulti e di turismo a sfondo sessuale in paesi poveri, fino al vero e proprio mercato di bambini e di nascituri per soddisfare a tutti i costi pretese di genitorialità. Insomma, se di pedofilia dobbiamo parlare facciamolo davvero, senza usarla a pretesto per attaccare un Papa scomodo.

L’abuso dell’infanzia per sollecitare passioni tristi è tipica di una società dove adulti, chierici e laici, hanno perduto un senso ideale della vita. Ci riguarda tutti. La peggiore offesa alle vittime è l’ipocrisia e l’uso strumentale. E la cosa peggiore in una società di passioni tristi è cercare pretestuosamente un capro espiatorio per giustificare intanto se stessa, senza mettersi davvero in discussione.

Foto Ansa

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