Oggi, durante l’udienza generale, Benedetto XVI ha annunciato l’inizio di un ciclo di catechesi dedicate al tema della preghiera a Gesù, unico modo con cui «l’uomo diventa capace di accostarsi a Dio». Per questo, ha ricordato, i primi discepoli chiesero a Gesù di insegnargli a pregare. Se l’uomo non cura la sua aspirazione ad Altro, continua il Papa, la sua tendenza naturale all’Infinito non potrà mai trovare soddisfazione e la vita diventerebbe disperata e priva di senso: il senso dell’esistenza umana «rimane oscuro e sconfortante se non viene messo in rapporto con il mistero di Dio e del Suo disegno sul mondo». Per questo motivo, ha continuato, «nelle prossime catechesi vogliamo imparare a vivere ancora più intensamente il nostro rapporto con il Signore, quasi una scuola di preghiera… che non va data per scontata: occorre imparare a pregare».
In questa prima udienza del ciclo annunciato il Papa ha voluto «proporre alcuni esempi di preghiera presenti nelle antiche culture». La prima è di un uomo dell’antico Egitto cieco che ci fa vedere «qual’è la pura e semplice preghiera di domanda da parte di chi si trova nella sofferenza: “Il mio cuore desidera vederti… Tu che mi hai fatto vedere le tenebre, crea la luce per me. Che io ti veda, china su di me il tuo volto».
Presso la Mesopotamia invece dominava il senso di colpa verso le divinità, ma in una preghiera si legge: «“Guarda, Signore, al tuo servo spossato, e soffia la tua brezza su di lui”». Cio’ significa che «l’uomo nella sua ricerca di Dio ne ha intuito, sia pur confusamente, anche aspetti di misericordia e di bontà divina». I pagani chiedevano, invece, benefici materiali, ma poi si orientarono «progressivamente verso le richieste più disinteressate». Il Pontefice porta ad esempio la preghiera di Platone che fa dire così a Socrate: «Fa che io sia bello di dentro… che di denaro ne possegga solo quanto ne può prendere e portare il saggio. Non chiedo di più». Anche presso i Romani la preghiera utilitaristica «si apre talvolta a invocazioni ammirevoli… ne è testimone un autore dell’Africa romana del II secolo dopo Cristo Apuleio. Nei suoi scritti egli, manifesta l’insoddisfazione dei contemporanei nei confronti della religione tradizionale e il desiderio di un rapporto più autentico con Dio». Nel suo Le metamorfosi un uomo si rivolge a una divinità femminile così: «Tu sei santa, tu sei ogni tempo salvatrice dell’umana specie. Tu nella tua generosità porgi sempre aiuto ai mortali, tu offri ai miseri in travaglio il dolce affetto che può avere una madre. Né giorno, né notte né attimo alcuno, per breve che sia passa senza che tu lo colmi dei tuoi benefici».
Ma come può essere che dei pagani preghino Dio se egli non si è ancora rivelato e ne percepiscano persino la presenza? Benedetto XVI risponde che «in questi esempi di preghiere delle diverse epoche e civiltà, emerge la consapevolezza che l’essere umano ha della sua condizione di creatura e della sua dipendenza da un Altro a lui superiore e fonte di ogni bene». La vita umana è infatti «intreccio di bene e di male, di sofferenza immeritata e di gioia e di bellezza, che spontaneamente ci spinge a chiedere a Dio quella luce e quella forza interiori che ci soccorrano sulla terra e dischiudano una speranza che vada oltre i confini della morte». Queste preghiere quindi ci dicono che «la vita umana senza la preghiera, che apre la nostra esistenza al mistero di Dio, diventa priva di senso e di riferimento. In ogni preghiera, infatti, si esprime sempre la verità della creatura umana, che da una parte sperimenta debolezza e indigenza, e perciò chiede aiuto al cielo, e dall’altra è dotata di una straordinaria dignità, perché, preparandosi ad accogliere la Rivelazione divina, si scopre capace di entrare in comunione con Dio».
Da questi esempi ha concluso il Pontefice emerge «una testimonianza della dimensione religiosa e del desiderio di Dio iscritto nel cuore di ogni uomo, che ricevono compimento e piena espressione nell’Antico e nel Nuovo Testamento. La Rivelazione, infatti, purifica e porta alla sua pienezza l’anelito originario dell’uomo a Dio, offrendogli, nella preghiera, la possibilità di un rapporto più intenso con il padre celeste».