Beato Juan, vide la speranza del Sudamerica

Di Gaspari Antonio
20 Dicembre 2001
Si chiamava Juan Diego e presto verrà canonizzato dal Santo Padre. Era un povero indio a cui, nel Messico del 1531, apparve la Vergine di Guadalupe. Contro quella storiografia di sinistra che ha fatto dell’evangelizzazione in America Latina una “leggenda nera”, il caso di un uomo del popolo che catechizzò il vescovo spagnolo di Città del Messico. Una storia che sa di miracolo di Antonio Gaspari

A poche ore dall’uscita di questo numero di Tempi il Santo Padre annuncerà l’Approvazione del Decreto canonico per il riconoscimento del miracolo compiuto dal Beato Juan Diego Cuautlatoatzin, l’indio messicano vissuto tra il 1474 e il 1548, veggente della Madonna di Guadalupe, le cui apparizioni avvennero tra il 9 ed il 12 dicembre 1531. Il riconoscimento del miracolo è importantissimo, perché precede la canonizzazione del Beato Juan Diego e perché fa riflettere l’intero mondo cattolico su un avvenimento fondamentale per l’evangelizzazione delle Americhe. Il miracolo è avvenuto il 6 maggio del 1990 nello stesso momento in cui il Santo Padre proclamava beato Juan Diego ed è stato compiuto a favore di un giovane allora ventenne, Juan Josè Barrágan Silva, tossicodipendente che tentò il suicidio buttandosi da un balcone della sua abitazione, da un’altezza di circa dieci metri. Il giovane, all’impatto con il marciapiede di cemento, si era spaccato la testa e rotto il cranio. Fu portato all’ospedale dove entrò clinicamente morto, ma dopo tre giorni, in maniera istantanea e inspiegabile, guarì completamente. Juan Josè era dedito all’uso di droghe, al momento del tentativo di suicidio faceva uso di marijuana da cinque anni. Quel giorno, esasperato e sotto l’effetto della droga, afferrò un coltello e si ferì sotto gli occhi sua madre poi, sanguinante, andò al balcone per buttarsi di sotto. La mamma tentò di afferrarlo per le gambe, ma lui si divincolò e si buttò a capofitto, andando a sbattere la testa senza nessun impedimento contro il marciapiede di cemento. Il giovane, in uno stato disperato, venne portato prontamente all’Ospedale Durango e fu accolto nel reparto di terapia intensiva. I medici emisero una prognosi infausta. Alle 21 del 3 maggio padre Emanuel Ponce gli amministrò l’Olio Santo. Invece, a dieci giorni dal tentativo di suicidio, Juan poté lasciare l’ospedale completamente guarito senza alcuna cicatrice. Tac e Rm successive hanno confermato che Juan non presentava postumi né neurologici né psichici, per cui i medici hanno definito la sua guarigione «scientificamente inspiegabile».

I cristiani lo chiamano miracolo

Il prof. J.H Hernandez Illescas, considerato uno tra i migliori specialisti a livello internazionale in campo neurologico, insieme ad altri due specialisti ha definito questo caso come «insolito sorprendente e inconcepibile». «Inspiegabile» anche per tutti i periti medici a cui è stato chiesto il parere. Considerando l’altezza da cui è precipitato il giovane (10 metri) il suo peso corporeo (70 Kg), l’angolo di impatto (70 gr), si è calcolato che la caduta sviluppò una pressione pari a 2000 Kg. A giudizio dei periti medici la morte doveva essere istantanea. E comunque la sopravvivenza in questi casi è di individui gravemente handicappati, per cui hanno scritto: «quanto è avvenuto non è spiegabile con le conoscenze tecniche e mediche disponibili». La mamma Esperanza ha raccontato che proprio quando il ragazzo stava precipitando al suolo lo raccomandò a Dio e alla Madonna di Guadalupe e invocando Juan Diego disse: «Fammi questo miracolo». Esperanza ha continuato a pregare la Vergine di Guadalupe raccomandando suo figlio a Juan Diego dicendogli «Dammi una prova… Salvami questo figlio! E tu Madre mia ascolta Juan Diego». Secondo il teologo che ha seguito l’iter processuale, «il chiaro cambiamento di tanti cuori, e la gloria di Dio che tutti proclamavano indicano con precisione che ci troviamo di fronte ad una grazia straordinaria di Dio, un segno della sua potenza che i cristiani chiamano miracolo».

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