Memoria popolare

L’alba della battaglia per una “scuola pubblica non di Stato”

Di A cura di Fondazione Europa Civiltà
01 Dicembre 2023
Il contributo determinante del Movimento Popolare al superamento dell’impostazione monopolistica statale dell’educazione in Italia, verso la parità scolastica
Aula di scuola
Foto di Feliphe Schiarolli per Unsplash

Il soggetto promotore del secondo Convegno nazionale per insegnanti e operatori della scuola (Rimini, 27-30 agosto 1976) risulta leggermente diverso da quello del primo (Rimini, 27-31 agosto 1975): “Comunione e Liberazione per il Movimento Popolare” anziché semplicemente Comunione e Liberazione. Il primo tangibile frutto del secondo convegno è la nascita, nell’autunno del ’76, di Libertà di educazione, bollettino poi rivista «fatta da e per docenti di ogni ordine e grado di scuola», come recita ancora oggi la presentazione online del trimestrale, tuttora pubblicato attivo. Che prosegue: «Così scrive uno dei fondatori della rivista ricordando quei mesi: “Dall’intensa esperienza di comunità vissuta nelle scuole e nelle università, era nato un popolo di giovani-adulti che si affacciava alla vita della famiglia, della professione, degli interessi e dei problemi culturali e sociali con una grande volontà di “presenza”. Una sola parola catalizzava tutta l’esperienza del passato, fondava il presente e metteva in posizione creativa nei confronti del futuro: la parola educazione”». Logico dunque che il Movimento Popolare in quegli anni si strutturasse attorno alle richieste del mondo della scuola e dell’educazione in generale.

In tale contesto nel 1984 Mario Dupuis, insegnante padovano, viene invitato ad assumere il ruolo di responsabile del Movimento Popolare per la scuola. In una sintesi scritta per l’ufficio studi della Fondazione Europa Civiltà così riassume i passaggi salienti di quel periodo:

«Le vicende scolastiche ed educative sono state sempre nella storia del movimento di Comunione e Liberazione un punto di grande attenzione e perciò anche di attività culturale e missionaria operosa. La famosa frase di don Luigi Giussani “Mandateci in giro nudi ma lasciateci la libertà di educare” è stata l’origine di un giudizio che ha portato più di cinquant’anni fa alla creazione, prima a Milano e poi in tutta Italia, di scuole libere. La libertà di educazione nell’esperienza di Cl e poi anche del Movimento Popolare non è stata mai uno slogan teorico, ma l’esplicitazione di un giudizio e di ragioni culturali, sociali e inevitabilmente politiche che nascevano da fatti concreti di opere e di presenze umane dentro l’ambiente scolastico statale e non. La libertà educativa è sempre stata l’asse portante del giudizio e la conseguente operosità in tutto il settore scolastico».

«Nel 1984 Roberto Formigoni mi invitò ad assumere la responsabilità del settore scuola, visto che ero docente in un istituto tecnico di Padova e avevo partecipato attivamente alle elezioni degli organi collegiali, risultando eletto nel Consiglio scolastico provinciale di Padova. Proprio in quell’anno erano esplose le manifestazioni francesi per la difesa della scuola libera, insidiata dal progetto di riforma di impianto statalista del governo Mauroy (socialista). “L‘école libre vivra” era lo slogan delle manifestazioni, culminate in quella di Parigi del 24 giugno 1984, sostenuta dai vescovi francesi guidati dell’allora arcivescovo di Parigi, il cardinale Jean-Marie Lustiger. Ad essa parteciparono circa un milione di persone e io ero fra i presenti, inviato dal Movimento Popolare insieme all’amico Roberto Pellegatta. La grande manifestazione si tenne domenica; il mattino seguente incontrammo Pierre Daniel, leader delle manifestazioni francesi e presidente dell’associazione dei genitori di alunni delle scuole libere».

«Nel giugno dello stesso anno la Democrazia cristiana presentava una proposta di legge, primo firmatario l’onorevole Casati, sull’Ordinamento della scuola non statale, che fece scattare immediatamente la reazione di tutto il resto dell’arco parlamentare (Pri, Psi e Pci in particolare). Costoro rimarcarono puntualmente l’impossibilità di una qualsiasi forma di finanziamento delle scuole non statali da parte dello Stato invocando il terzo comma dell’articolo 33 della Costituzione che recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione senza oneri per lo Stato” (il famoso emendamento Corbino). Quel dibattito stagnante ci fece intuire che occorreva un salto di qualità e una nuova immaginazione. L’occasione per impostare una nuova proposta culturale e politica ci venne dalle vicende scolastiche dell’autunno del 1985, che fu segnato da una ripresa delle contestazioni studentesche imperniate sulla carenza delle aule e sulla generale inefficienza degli istituti scolastici, molto cavalcata dalla stampa».

«Così nel dicembre del 1985 il Movimento Popolare insieme ai “Cattolici popolari in Università” organizzò a Roma un dibattito sul tema “Non di sole aule vive la scuola. Verso una scuola pubblica non di Stato”, con interventi del professor Augusto Del Noce, di Giancarlo Cesana e di Giorgio Vittadini. Questo convegno segnò per noi un tornante nell’approfondimento del giudizio culturale e politico sulla scuola italiana: si metteva in evidenza infatti che l’impostazione statalista nella gestione della scuola non riguarda solo la forte discriminazione nei confronti delle scuole non statali che non godono di finanziamenti pubblici, ma anche l’inefficienza e la burocrazia con cui sono gestite le stesse scuole statali. Per la prima volta si affrontava in modo diretto il tema dell’autonomia scolastica, cioè di un assetto di libertà per tutte le scuole. Lo slogan “Scuola pubblica non di Stato” generò attorno al Movimento Popolare un’area di attenzione e di consensi che andava oltre il ristretto mondo cattolico favorevole al finanziamento delle scuole private».

Negli atti del convegno sta scritto: «I cattolici hanno sempre promosso e difeso una scuola in cui ci fosse per tutti la libertà di esprimere e di verificare la propria ipotesi educativa. Ma una scuola così non può realizzarla lo Stato da solo: per questo lo Stato deve correggere la sua impostazione monopolistica e passare alla promozione di una scuola pubblica, aperta al contributo libero delle realtà educative presenti nella società».

«Dal 1986 il dibattito culturale e politico si intensifica in modo significativo avendo il Movimento Popolare tra i protagonisti principali. Importante in quell’anno è stato per me l’incontro con il professor Giovanni Gozzer, che mi invitò, nel dicembre di quell’anno, alla presentazione alla Sala del Cenacolo della Camera dei deputati del suo libro intitolato Senza oneri per lo Stato. Stato e scuola: la vittoria sbagliata, dove metteva in evidenza le contraddizioni della gestione monopolistica della scuola da parte dello Stato, di cui era vittima non solo la scuola cosiddetta paritaria, ma anche la stessa scuola statale. Nacque subito una grande intesa e collaborazione, fatta di innumerevoli dialoghi che si tenevano a casa sua e di suoi articoli per Libertà di educazione, di cui diventerà condirettore. Ad alimentare positivamente il dibattito arrivano le dichiarazioni dell’onorevole Claudio Martelli, allora vicesegretario del Partito socialista italiano, che interviene pubblicamente durante un convegno dei giovani socialisti contro lo statalismo scolastico mostrando le prime aperture sul tema della parità. A rafforzare questa idea contribuisce molto una ricerca della Fondazione Agnelli dal titolo Il falso dilemma pubblico-privato curata dalla professoressa Luisa Ribolzi, che diventerà da quel momento una grande collaboratrice delle “campagne culturali” di Mp sulla scuola».

«Sempre nel 1986 prende forza la volontà di una forte campagna di sensibilizzazione sul tema della libertà di educazione. Nascono così “Comitati per la libertà di educazione” promossi da un Coordinamento nazionale formato dalle più importanti associazioni di ispirazione cattolica (oltre a Mp firmano Age, Agesc, Aimc, Uciim, Fidae e Fism). Si promuovono incontri in tutta Italia che mettono a confronto cattolici e laici. Il Coordinamento nazionale organizza per il 2 maggio 1987 un convegno a Roma nell’Aula dei gruppi parlamentari che sarà aperto da una relazione introduttiva del professor Cesare Mirabelli, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Partecipano anche il ministro della Pubblica istruzione Franca Falcucci e l’allora segretario della Dc Ciriaco De Mita».

«Anche il 1987 e il 1988 sono due anni significativi per l’attività di Mp nella scuola. Nel maggio del 1987 l’Esecutivo centrale decide una nuova iniziativa che vada oltre le battaglie culturali svolte fino a quel momento e che segni la possibilità di dare al paese e alla politica un contributo concreto al cambiamento della legislazione scolastica. Nasce così l’idea di proporre una legge di iniziativa popolare intitolata “Norme per l’innovazione scolastica”. Tra i primi firmatari ci sono il professor Adriano Bausola, allora rettore dell’Università Cattolica di Milano, il professor Giuseppe Dalla Torre, docente di Diritto costituzionale, il professor Augusto Del Noce e Giovanni Gozzer. Lo spirito innovativo del testo riprende l’idea maturata nel 1985 della “scuola pubblica non di Stato”: autonomia degli istituti statali e parità di quelli non statali sono due facce della stessa medaglia. Il testo raccoglie le firme di quasi 100 mila cittadini e dopo essere stato depositato presso la Corte di cassazione viene presentato in Parlamento alla presidente della Camera Nilde Iotti il 21 ottobre del 1987».

[email protected]

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.