«Basta partiti, la Rai può ripartire solo se indipendente dalla politica»
Un articolo pubblicato ieri sul Corriere della Sera svela i nomi dei primi 33 candidati a un posto nel Consiglio d’amministrazione Rai (in queste ultime ore saliti a 36), che hanno inviato il loro curriculum alla Commissione parlamentare di Vigilanza. Il 21 giugno i membri della Commissione dovranno esprimere la loro preferenza e indicare i sette nuovi consiglieri. Intanto, hanno una manciata di curricula da esaminare attentamente e tra questi c’è quello del professor Stefano Rolando, docente di Teoria e tecnica della comunicazione allo Iulm di Milano, che simpaticamente commenta a tempi.it: «Gli atti di masochismo non finiscono mai nella vita terrena».
Professore, masochismo a parte, perché si è candidato al Cda Rai?
Innanzitutto mi faccia fare una precisazione. Il curriculum vitae pubblicato sul Corriere è piuttosto vecchio, si trova su una pagina di Wikipedia che non è completamente fedele alla mia storia personale. In realtà io ho vissuto tutta la vita nel sistema della comunicazione e gran parte in quello istituzionale. Sono stato per dieci anni direttore generale dell’informazione, ho lavorato in Rai, sono stato direttore dell’Istituto Luce, sono tuttora nel Consiglio superiore delle Comunicazioni e insegno comunicazione da molti anni. Milena Gabanelli (autrice dell’articolo nrd) ha posto l’accento su un presunto aspetto politico delle mie esperienze lavorative, ma io sono una persona realmente indipendente che vuole mettere le sue competenze a servizio di un’azienda che amo. Perché la Rai è casa mia, in Viale Mazzini ho lavorato come assistente di due grandi presidenti del passato, Paolo Grassi e Sergio Zavoli.
Intanto il governo ha nominato il Presidente Rai e il direttore generale, rispettivamente Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi.
Anna Maria Tarantola è una persona di grandissima qualità e sopratutto di forte indipendenza, la sua candidatura mi ha spinto a pensare che in questo caso le procedure potessero essere svolte in maniera diversa, all’anglosassone, valutando le persone secondo i requisiti posseduti. La sua è una figura rilevante, che garantisce la necessaria distanza dai partiti, che hanno sempre avuto le mani sulla Rai. Certo, dagli anni 50 alla prima metà degli anni 80 hanno dato il meglio, penso ai democristiani che scelsero figure come Ettore Bernabei e Biagio Agnes. Alla Rai arrivavano i migliori. Poi la situazione è degenerata e ai giorni nostri nella tv di Stato sono finiti i trombati alle elezioni politiche, le terze file dei partiti che avevano come unico scopo quello di garantire la visibilità del partito d’appartenenza, non certo migliorare l’azienda pubblica. Oggi, nominare come presidente una persona che garantisca l’indipendenza della Rai è fondamentale. Il Presidente poi, potrà essere affiancato da un consiglio composto da persone più competenti nel campo della comunicazione, ma non è necessario che tutti siano grandissimi esperti di televisione.
E cosa pensa del direttore generale, Luigi Gubitosi, ex amministratore delegato di Wind?
È un uomo di finanza e di tecnologia… Sulla poltrona di dg avrei preferito una persona in grado di migliorare la qualità produttiva, una persona con cultura sociale, in grado di comprendere il ruolo della tv pubblica in questo drammatico momento storico che stiamo vivendo. È indispensabile che la Rai riqualifichi il suo ruolo produttivo e qualitativo, che sia un’altra Rai, simile a quella che avevo conosciuto alla fine negli anni 70, un’azienda con tensione civile, con grandi capacità di generare progetti culturali e tenere in piedi l’unità nazionale.
La nomina di Gubitosi ha stupito molti. L’iter prevede che sia il Cda a indicare il nome del direttore generale…
Una nomina irrituale, non c’è che dire, ma la mossa di Monti è chiara, è un segnale al Parlamento. Certo, i partiti potrebbero non assecondare la sua scelta in commissione parlamentare e mandare avanti il consiglio esistente in prorogatio, ma a quel punto sarebbe come sconfessare il presidente del Consiglio. Non credo francamente che accadrà, i partiti hanno appena rinegoziato la fiducia.
Un giudizio sugli altri candidati al Cda?
Ci sono alcuni nomi davvero validi e realmente indipendenti. Personaggi che consentirebbero una pluralità di voci: tra quei 33 curricula ci sono laici, cattolici, democratici, liberali, che insieme garantirebbero la pluralità di voci. Un consiglio d’amministrazione indipendente farebbe bene non solo alla Rai, che ha bisogno di rinascere e riguadagnare ascolto e qualità dei programmi, ma anche ai partiti, che potrebbero finalmente migliorare la loro credibilità.
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