

Pubblichiamo la trascrizione dell’intervista che il direttore di Tempi, Emanuele Boffi, ha fatto alla presidente della Regione autonoma di Madrid, Isabel Díaz Ayuso, sabato 16 luglio a Caorle, durante la tre giorni del Premio Luigi Amicone intitolata “Chiamare le cose con il loro nome”. A questo link è possibile vedere la registrazione video dell’incontro. Il titolo dell’incontro con la politica spagnola, esponente del Partito Popolare, era “Libertà o paura”.
Una delle parole che ritorna più spesso nei discorsi della presidente Ayuso è “libertà”. Vorrei partire con la prima domanda parlando di una questione che ha coinvolto tutti: la pandemia. Anche in questa situazione la Presidente ha continuato a parlare di libertà, non solo come slogan, ma nei fatti, tant’è che alcuni hanno parlato di “metodo Ayuso”, nel senso che lei è riuscita a conciliare, anche nel primo periodo di chiusura totale, l’aspetto sanitario con le aperture degli esercizi commerciali in modo che la gente potesse vivere più liberamente possibile. Io vorrei che lei ci raccontasse come ha fatto a trovare un equilibrio tra le esigenze di libertà delle persone e la salute, perché, se penso a quello che è successo in Italia, è sempre stato molto difficile trovare un equilibrio tra questi due aspetti. Come ha fatto e perché ha fatto questa scelta?
Buonasera a tutti e grazie per questo incontro che trovo assolutamente importante e molto interessante. Prima di rispondere alla domanda che mi è stata posta vorrei ringraziare di cuore il sindaco Marco Sarto per avermi invitato e ovviamente tutte le persone che ci hanno coinvolto e che hanno reso possibile la nostra partecipazione qui a Caorle, è un paese veramente splendido e una cittadina meravigliosa grazie a tutti.
C’è tanto qui sul piatto, ci viene sempre chiesto perché parliamo tanto di libertà e la questione è molto semplice:
perché si tratta in questo caso di libertà di vivere! È questo per noi è il “leitmotiv” il “fil rouge” che ci ha portato a prendere le decisioni difficili; le decisioni più importanti che abbiamo preso nel corso della pandemia nella regione di Madrid hanno, in un certo senso, destato il governo che, fino ad allora, non aveva preso alcuna misura, alcun provvedimento.
Siamo stati noi i primi che, basandoci sulle migliori relazioni disponibili e avvalendoci dei tecnici più competenti, abbiamo chiuso per la prima volta nell’epoca democratica le scuole in Spagna e abbiamo, allo stesso tempo, avviato misure sia per la sanità sia per mantenere la libertà.
Per tutta la pandemia e durante la prima ondata abbiamo visto le immagini tremende del virus e di quello che stava accadendo in Lombardia; ci siamo resi subito conto che la situazione ci sarebbe potuta sfuggire di mano perché si sarebbero riempiti i Pronto soccorso e gli ospedali.
Quindi abbiamo voluto affidarci subito ai migliori esperti. Abbiamo compreso che non si sarebbe trattata di una cosa breve, che sarebbe durata almeno due anni e abbiamo voluto subito mettere in atto misure e provvedimenti.
All’inizio questa cosa era sconosciuta. Nessuno sapeva come comportarsi, ma subito dopo, a partire dalla seconda ondata, abbiamo attivato nuovi provvedimenti e siamo riusciti a farlo anche grazie alla decentralizzazione, che nella nostra regione (Madrid) è molto forte per quanto riguarda la sanità.
Ci siamo dunque adoperati per coniugare vita e libertà, che sono i beni per noi più preziosi insieme all’economia: non si sarebbe potuto sostenere una chiusura a lungo termine senza difendere anche l’economia. Per prima cosa abbiamo costruito e messo in funzione un ospedale pubblico in sole 48 ore (ovviamente ci sono state dei miglioramenti e delle modifiche continue). Questo ospedale adesso è il migliore contro le pandemie. In secondo luogo, siamo riusciti ad affrontare subito la necessità di personale sanitario e abbiamo anche assunto dell’altro personale.
Abbiamo poi fatto arrivare tra i 22 e i 25 aerei carichi di materiale sanitario di dispositivi medici, abbiamo distribuito i tamponi, abbiamo anche messo a disposizione mascherine presso le farmacie. Questa cosa, a quanto pare, dal governo centrale è stata criticata perché evidentemente erano misure troppo valide.
In più abbiamo per la prima volta adottato un sistema per la rilevazione del virus attraverso l’analisi delle acque reflue. Questo è un sistema assolutamente innovativo e permette di prevedere con grandissima precisione l’evoluzione del virus. Continuiamo ancora oggi ad usarlo e i dati sono straordinari: attraverso questo strumento possiamo capire dove la curva sta o si prevede che crescerà scongiurando di fatto una chiusura totale e indiscriminata.
Un’altra misura è stata quella di mettere a disposizione degli ospedali e del personale medico, in modo che potessero riposare, gli alberghi che sono diventati dei luoghi di riposo per medici e infermieri in quel momento oberati di lavoro.
Non ci siamo messi contro né il commercio né hotel né ristoranti ecc ecc… abbiamo fatto capire alla popolazione che potevano essere nostri alleati. Abbiamo fatto appello alla responsabilità individuale cercando di mantenere attiva l’economia.
Quindi non è vero che abbiamo semplicemente tenuto tutto aperto e basta, senza pensare a cosa fare. Al contrario, abbiamo fatto appello alla nostra creatività e lo abbiamo fatto perché crediamo che chiudere non sia un’opzione.
Abbiamo sempre considerato queste chiusure indiscriminate un abuso di potere e abbiamo anche notato che l’amministrazione pubblica ha attaccato ingiustamente il settore privato con delle misure che, tra l’altro, hanno portato soltanto a degli sprechi di denaro. Hanno spesso imposto delle regole senza che dietro ci fosse la consulenza di esperti che avessero le conoscenze adeguate. Sembrava a volte di dire “no” per il gusto di imporre dei regolamenti, ma senza fermarsi un momento e pensare a come “trovare un’alternativa”.
Noi, invece, abbiamo voluto garantire la vita dei nostri cittadini. Noi non ci accontentavamo di chiudere e basta perché ci rendiamo conto che chiudere un’attività per una famiglia e perdere il lavoro significa la rovina totale e lo stato non sarebbe intervenuto per risolvere i problemi che questa chiusura avrebbe creato. Di fatto molte imprese sono riuscite a sopravvivere proprio grazie a quello che ha fatto Madrid, altrimenti le cose sarebbero state ben più disastrose.
Prima la presidente Ayuso ha accennato al fatto che esiste anche una libertà economica da preservare e mi ha molto colpito il fatto che, mentre il presidente socialista spagnolo Sanchez annunciava la patrimoniale col solito slogan “chi ha di più, deve pagare di più”, al contrario invece la sua amministrazione ha annunciato la più grande riduzione fiscale della storia. Noi di Tempi abbiamo intervistato quello che si può definire il “ministro dell’economia” della comunità di Madrid, Javier Fernández-Lasquetty, e durante questa intervista lui ha detto che volete abbassare l’imposta sul reddito per la quinta volta. Il risultato, dice Lasquetty, è che «la comunità di Madrid ha la spesa pubblica più bassa insieme al debito pubblico più basso di Spagna. Abbiamo chiuso gli ultimi due anni senza deficit e allo stesso tempo disponiamo di servizi salute pubblica istruzione sociali e di trasporto di alta qualità». La domanda per la presidente è quali sono le sue idee in campo economico. Glielo chiedo perché noi veniamo da un periodo, quello post Covid, in cui si chiede allo Stato di essere più presente e di risolvere tutti i problemi. Perché lei va in direzione contraria?
Quando il governo dice “vogliamo che paghino di più soltanto i ricchi” in realtà quello che accade è che tutti paghiamo di più. Io la penso in modo diametralmente opposto e credo che, quante più persone lavorano, meno imposte ci saranno, perché tutti possono pagarle e questo è anche una soluzione per l’economia sommersa.
Il nostro modello stimola anche la cultura dello sforzo e del merito, incentiva le persone a fare perché, quando le tasse sono troppe e superano il limite, una persona arriva a pensare: “Io più o meno guadagno lo stesso che lavori o no”. Allora si smette di fare perché non viene stimolato il lavoro, non viene stimolata l’imprenditoria e le persone rimangono inattive.
I cittadini pensano “ok non faccio nulla” però questo uccide lo spirito imprenditoriale e anche la voglia dei giovani di fare. Io credo che dobbiamo mantenere questo modello economico. Madrid negli anni Ottanta era la quarta economia del paese e adesso è la prima.
Io, intendiamoci, credo nella necessità di una burocrazia e di un sistema fiscale; c’è bisogno della burocrazia e c’è bisogno di pagare le tasse perché credo nello stato sociale. I bambini, gli anziani, le persone economicamente vulnerabili e le persone che hanno delle disabilità hanno effettivamente bisogno di uno stato dietro che li sostenga e credo che sia importante mantenere dei servizi pubblici: l’istruzione, la sanità, trasporti che siano validi e credo che si debba garantire opportunità uguali a tutti.
Però quando ci sono eccessi sia nella burocrazia sia nell’imposizione fiscale beh… le conseguenze sono quelle che spiegavo prima. Io sono a favore del fatto che i poveri paghino meno e ricordo che Madrid è la regione in Spagna in cui le tasse sono più basse in assoluto, però credo che tutti dovremmo pagare meno tasse perché quello che succede fin troppo spesso è che si penalizzino le persone che hanno un patrimonio, una ricchezza maggiore.
C’è il mantra “più hai e più paghi”, quindi le persone con un patrimonio vengono spesso in qualche modo maltrattate perché c’è questa concezione comunista che se muovi l’economia crei ricchezza e allora sei da abbattere.
Io credo che sia vero esattamente l’opposto. Queste persone meritano quanto minimo rispetto e ringraziamento perché creano lavoro, creano ricchezza e bisogna capire che i soldi non crescono sugli alberi: i soldi dell’amministrazione pubblica ci sono grazie ai privati e agli imprenditori che lavorano. Quindi queste persone non sono da stigmatizzare come si fa invece in alcuni paesi in cui la sinistra è molto forte e vuole considerarli come dei nemici per fomentare le divisioni sociali.
Inoltre, abbiamo anche congelato imposte sui trasporti e sull’acqua. Facciamo quello che possiamo perché abbiamo competenze limitate su questi argomenti (invece il governo ne ha di più larghe) però nella misura in cui possiamo lo facciamo. Da 16 anni a questa parte abbiamo continuato a ridurre le tasse e, nonostante questo, l’economia ha continuato a crescere. Ovviamente durante la pandemia abbiamo fornito degli aiuti, ci mancherebbe altro, però non interpretiamo l’aiuto come uno strumento che poi porta a “cronicizzare” la situazione.
Le istituzioni devono essere lì, devono essere presenti per aiutare le persone a uscire da una situazione critica, ma non deve essere qualcosa di sistematico perché altrimenti le persone perdono il controllo sulla propria vita, perdono i loro obiettivi e diventano dipendenti dalle decisioni delle amministrazioni. E questo non è un caso: credo che tanti politici al potere vogliano proprio che succeda questo perché così possono tenere in mano le persone che poi si sentono dipendenti dallo Stato.
La presidente Ayuso deve sapere che Tempi ha una particolare attenzione per tutto ciò che riguarda l’istruzione e l’educazione in generale. Sappiamo che in Spagna è stata varata una riforma dell’istruzione detta legge Celaá (dal nome del ministro che l’ha iniziata) secondo cui si vuole cambiare il diritto costituzionale all’istruzione facendolo diventare sostanzialmente soltanto un “diritto all’istruzione pubblica”, andando così a penalizzare le scuole che noi qui in Italia chiamiamo paritarie. Anche in questo caso, la presidente ha voluto andare controcorrente e ha avanzato, rispetto a un’idea per cui l’istruzione debba essere erogata solo dallo Stato, una visione per cui l’istruzione debba partire dalla famiglia, e quindi ha detto che vuole fare ricorso alla Corte Suprema. Soprattutto perché questa legge spagnola vuole anche introdurre alcune materie nuove, cha andranno a sostituire le materie tradizionali, come educazione alla cittadinanza, memoria democratica, eco femminismo, etica della cura, matematica di genere o socioaffettiva. La domanda per la presidente Ayuso è questa: cos’è che la preoccupa dell’iniziativa del governo Sanchez? Qual è la sua risposta e, soprattutto, qual è il motivo per cui lei invece vuole un altro tipo di educazione, che cosa la muove?
Credo che quello che è stato fatto da parte del governo sia assolutamente sleale e insensato.
Hanno voluto imporre una riforma dell’istruzione nel pieno della pandemia quando tutti gli spagnoli erano relegati in casa, preoccupati per l’economia e per la salute. Questo l’hanno fatto in combutta con i nazionalisti (indipendentisti).
In accordo con i nemici dichiarati dello Stato, si è approvata una legge che è impregnata di ideologia e si vuole, secondo me, mettere fine di nuovo alla cultura dello sforzo: gli esami non contano più niente, i contenuti di base vengono spogliati della loro importanza e questo priva i nostri ragazzi delle risorse essenziali per affrontare la vita. Perdono di nuovo essi stessi il controllo sulla propria vita perché quando questo concetto del “tutto è regalato, tutto è gratis” passa nelle nostre vite beh… i giovani perdono la conoscenza e non hanno più la capacità di andare controcorrente. Sono destinati al fallimento però forse, anche in questo caso, è quello che vogliono dal governo.
Io ovviamente credo che lo Stato debba garantire l’istruzione per tutti, è una responsabilità dello Stato. Vi faccio però l’esempio della Catalogna dove si parla catalano: i bambini spesso non hanno il diritto di studiare lo spagnolo! Che è la lingua ufficiale del paese. I bambini hanno il diritto a imparare le lingue ufficiali, hanno diritto anche a studiare fino ai 16 anni.
È ovvio, però, che quando parliamo di criteri educativi, quando parliamo di questioni morali beh… quelle sono decisioni che credo spettano alle famiglie, non allo Stato.
Al di là dei contenuti di base che devono esserci, non si può insegnare a un bambino come deve comportarsi o come deve, per esempio, interagire con le persone dell’altro sesso. Credo che ci sia un abuso ancora una volta da parte dello Stato in questo senso.
Quindi questa riforma educativa promossa e approvata da Sanchez è un attacco all’educazione e l’istruzione paritaria, alla pedagogia per le persone che hanno delle disabilità o che rimangono indietro. E’ un attacco anche alla cultura dell’eccellenza che io voglio tutelare a tutti i costi perché sono fermamente convinta che bisogna difendere e stimolare la cultura del “fare meglio”.
Non bisogna equiparare tutti, ma, scendendo verso il basso, ovviamente chi ha bisogno di più aiuto avrà più aiuto. Ma non bisogna per questo frenare gli studenti più brillanti. Lo Stato non può fare questo perché così si addormenta una generazione.
Invece di puntare all’eccellenza, lo Stato cosa fa? Cancella dalle materie lo studio della storia in ordine cronologico e impone piani pieni zeppi di teorie sulla prospettiva di genere, sul femminismo… E in tutte le materie passa questa ideologia: invece di studiare Cervantes (il pilastro della nostra cultura in Spagna), invece di studiare la geografia che è un elemento chiave, si attacca a tutto questo contenuto che non è contenuto reale.
Infine, credo che questa riforma sia un colpo duro alla cultura del merito: c’è la cultura del “promossi tutti” e va bene però questo diventa una farsa perché di nuovo si condanna una generazione a non crescere.
Questi ragazzi, quando saranno adulti, diventeranno persone incapaci di avere senso critico nei confronti di loro stessi, che è quello che si utilizza quando ci si sforza per dare il meglio di sé.
Credo che vogliano crescere una generazione di persone dormienti per controllare il loro futuro e questo è un grande abuso per me.
C’è problema che riguarda la Spagna, l’Italia, e che investe tutto il mondo occidentale: il cosiddetto inverno demografico. Anche la Spagna, così come l’Italia, ha tassi di natalità molto bassi. Soprattutto negli ultimi anni si chiacchiera molto di questo tema, ma si fa poco. Anche su questo aspetto l’amministrazione Ayuso ha preparato delle misure: dite di avere “il più piano ambizioso d’Europa”, con cui la comunità di Madrid investirà il 5 per cento del proprio budget sulla maternità. Volevo chiedere alla presidente in che senso il suo è “il piano più ambizioso d’Europa” e cos’è che vuole fare.
Il problema è evidente: c’è una vera crisi demografica, un inverno demografico. Si parla continuamente di aborto però si dimentica spesso che non nascono più i bambini. Le nostre società si restringono; gli anziani, i nonni, hanno sempre meno la compagnia dei nipoti e anche i bambini possono passare sempre meno tempo e hanno sempre meno compagnia di fratelli, amici e coetanei. A tutto questo contribuiscono sicuramente le nuove tecnologie, i social network, il fatto che si tenda a parlare e comunicare sempre di meno.
Credo che il vero dramma del ventunesimo secolo sia proprio la solitudine. Questo è il problema che temo emergerà con forza perché ci sono sempre meno famiglie: il problema della solitudine degli anziani e il problema della solitudine dei bambini che sono immersi in un isolamento continuo. Non è un caso che ci sia anche un aumento dei casi di depressione e di suicidi; credo che spesso in Europa si parli tanto di questioni secondarie e invece poi le questioni più importanti e prioritarie vengano in qualche modo messe da parte.
Abbiamo quindi elaborato un piano di natalità e cerchiamo di capire come mai non si fanno figli, come mai le famiglie non hanno più tanti bambini; promuoviamo la maternità e la paternità e quello che abbiamo capito è che la questione principale è che spesso è troppo difficile conciliare la vita lavorativa con quella familiare (ed è il vero divario in questo senso fra donne e uomini).
Nei limiti delle nostre competenze (che non sono molte rispetto al governo centrale) cerchiamo proprio di promuovere e di aiutare la conciliazione famiglia-lavoro. Per esempio abbiamo lasciato libertà di scelta per quanto riguarda l’apertura degli orari dei negozi e delle attività commerciali, abbiamo promosso e promuoviamo il telelavoro, diamo aiuti diretti alle donne di 500 euro al mese quando hanno fino a trent’anni di età in modo che possiamo sostenersi e aiutiamo anche dal punto di vista dell’alloggio perché facilitiamo l’acquisto e la possibilità di avere una casa quando si hanno dei bambini, concediamo degli sgravi fiscali e concediamo anche degli aiuti per chi ha necessità concrete in casa e queste misure si applicano anche alle donne che hanno fino a 45 anni di età. Tutti questi sostegni sono volti a non porre delle barriere, ma a incentivare e rendere la vita delle future mamme e futuri papà più facile.
Questo piano prevede 80 misure e, oltre a questo, cerchiamo di promuovere l’informazione: abbiamo lanciato per esempio delle campagne in cui parlano delle donne che hanno ottenuto una ascesa a livello professionale nonostante abbiano avuto dei bambini molto giovani. Questo perché vogliamo far capire che avere un bambino non è necessariamente un ostacolo; molte persone pensano che l’ostacolo principale sia la questione economica e in tanti pensano anche che avere dei figli toglierà loro la libertà di godere della vita. Ecco, questa, secondo me, è una visione un po’ stereotipata e credo che dobbiamo invece far capire a queste persone che, in realtà, avere un bambino è la gioia più grande.
I principi fondamentali e le nostre 80 misure si concentrano proprio su questi tre pilastri: conciliazione famiglia-lavoro, aspetto economico e alloggio.
Credo che nell’agenda dei politici questo punto sia affrontato troppo poco, tuttavia è un tema grave e serio. Non operare, non agire potrà creare dei problemi e dei danni irreparabili ed è un peccato che questo punto non sia uno di quei temi di moda per i politici perché è importante invece preoccuparsene.
Forse perché vogliono tutto sommato scrollarsi di dosso le responsabilità e pensare che siamo a posto così.
Lei è una giornalista, quindi sa che i giornalisti fanno queste domande. Nonostante abbia riscosso un grandissimo successo e un risultato elettorale importante, i suoi avversari politici in Spagna l’attaccano duramente. Le accuse che le fanno sono sostanzialmente di essere una rappresentante del “trumpismo”, di essere troppo vicina a Vox, partito della destra conservatrice spagnola. Come vive questa situazione? Ovviamente la vivono un po’ tutti i politici, ma oggettivamente nel suo caso è molto accentuata. Lei appartiene al Partito popolare e quindi le pongo una seconda domanda: cosa significa per lei essere una popolare?
Fin dal primo giorno in cui ero candidata sono stata attaccata con campagne dure che volevano screditarmi e questa è una cosa che continua. Se andate su Internet e guardate, non c’è giorno in cui non ci sia una mia frase estratta e manipolata per cercare di fomentare l’odio. Credo che tanti politici vivano proprio di questo: stigmatizzare l’avversario politico e, se mi permettete, questa è una specialità della sinistra.
Proprio questa settimana il governo spagnolo ha varato una legge per la transizione in accordo con i politici che rappresentano l’Eta, ora la mia domanda è: chi è più radicale? Chi vuole distruggere il paese? Chi attacca e non approva questi tipi di accordi con terroristi, con nazionalisti (separatisti) oppure chi conclude accordi e vara leggi con questi gruppi politici?
C’è stato un accordo che ha fatto sì che i nazionalisti (separatisti) potessero avere voce anche sul potere giudiziario. Nel nostro parlamento ci sono persone e politici che prendono decisioni a nome di tutti gli spagnoli e queste persone poi scelgono delle posizioni estreme e non consentono invece ai cittadini di avviare un dibattito a riguardo. C’è un finto dibattito che ha a che vedere con la moderazione, ma che cos’è questa moderazione?
Il mio punto di vista è quello dell’essere liberale: io non credo nelle posizioni, io credo nel costruire. Voglio costruire, non voglio che si impongano le cose. Invece quando si fanno accordi anche con degli estremisti, quando è l’estremismo a vincere beh… la situazione cambia.
Vi faccio un esempio: per moltissimi anni le famiglie delle vittime del terrorismo hanno dovuto sotterrare i loro cari di notte per non farsi vedere. Ora io mi chiedo chi sia il vero estremista, chi sia il vero radicale. Chi sbaglia quando le famiglie sono costrette a fare tutto questo? Le famiglie oppure l’omertà connivente di chi tace e lascia che le cose accadano? Io credo che l’imposizione voglia sempre dire volontà di divisione. È scomodo per i politici autoritari e per ogni tipo di totalitarismo che ci siano critiche, questo tipo di politica non accetta che la gente parli e intervenga in un dibattito reale.
Ovviamente la situazione è difficile, ma peggio ancora sarebbe se nessuno dicesse niente, se nessuno facesse niente. Noi rappresentiamo la libertà e quindi vogliamo parlare, vogliamo dibattere e siamo contrari all’isolamento; nella nostra comunità autonoma della nostra regione abbiamo ottenuto moltissimi voti sia da destra che da sinistra. Questo perché quando arriva il messaggio della volontà di prosperare, della volontà di essere liberi beh… questo rappresenta tutti i cittadini non solo quelli di una parte politica. Spesso questo messaggio è difficile da fare arrivare perché il rumore dei mezzi di comunicazione è troppo forte, però quando arriva le persone si rendono conto di quanto è importante lottare per tutto questo. E quindi è in questa direzione che noi vogliamo lavorare e continueremo a farlo. Noi non accettiamo che la sinistra faccia accordi con i terroristi dell’Eta, con i nazionalisti (separatisti).
Crediamo anche che tutti siamo uguali di fronte alla legge e che tutti abbiamo diritto ad avere uguali opportunità, però per il resto siamo diversi e credo che tutto dovrebbe basarsi sul merito e sugli sforzi.
La verità va detta assolutamente e io capisco che bisogna arrivare a un compromesso, ma su certe cose non sono disposta a indietreggiare e credo che i valori fondamentali dei cittadini vadano assolutamente difesi. La libertà è il valore più importante di questi e va sempre difeso con le unghie e coi denti.
Grazie.
(Il testo non è stato rivisto dalla presidente Ayuso)
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!