Parla l’avvocato del giornalista che rischia l’ergastolo per aver svelato i traffici fra Turchia e jihadisti

Di Leone Grotti
03 Febbraio 2016
Il direttore di Cumhuriyet è in prigione per lo scoop sulle armi inviate ai terroristi in Siria. «Il caso dimostra che la nostra giustizia non è indipendente»
Can Dundar, the editor-in-chief of opposition newspaper Cumhuriyet, speaks to the media outside the headquarters of his paper in Istanbul, Turkey, Thursday, Nov. 26, 2015. Turkey's Anadolu state-run news agency says a prosecutor has demanded that Dundar be jailed on charges of terror propaganda and for revealing state secrets, when the Cumhuriyet paper published what it said were images of Turkish trucks carrying ammunition to Syrian militants. (ANSA/AP Photo/Vedat Arik, Cumhuriyet)

Can Dündar (nella foto), giornalista turco di 54 anni, è formalmente accusato di «aver raccolto documenti contenenti segreti di Stato per spionaggio politico e militare», tentato colpo di Stato e «sostegno volontario a organizzazioni terroristiche, pur non facendone parte». Fin qui gli atti processuali. Ma il vero motivo per cui il direttore di Cumhuriyet si trova in carcere dal 26 novembre è un altro: il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan gliel’ha giurata.

«Non ci sono prove per sostenere simili accuse», spiega a tempi.it il caso Bülent Utku, avvocato del giornalista. «L’unica “prova” che hanno sono gli articoli e le notizie che Dundar ha pubblicato». Il punto sta proprio qui. Respingendo le accuse rivoltegli da molti paesi, tra cui la Russia, Erdogan ha ribadito più volte che la Turchia non ha mai inviato armi ai terroristi islamici in Siria. Ma il 29 maggio Dündar ha pubblicato un clamoroso scoop sul suo giornale: un reportage, ben corredato di foto e filmati, nel quale si documenta come la polizia turca abbia intercettato un camion inviato in Siria dall’intelligence turca (Mit) contenente armi e munizioni. Secondo l’agenzia Reuters, altri tre camion hanno passato il confine dopo che il Mit ha minacciato la polizia turca.
Quattro giorni dopo la pubblicazione dell’articolo, il 2 giugno, Erdogan ha minacciato: «Chi ha scritto questa storia la pagherà cara, non se la caverà facilmente». E insieme al Mit, ha personalmente sporto denuncia.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Avvocato, cinque mesi e mezzo dopo queste minacce Dündar e la responsabile della redazione di Ankara, Erdem Gül, sono stati arrestati. Il pubblico ministero ha chiesto per loro l’ergastolo. Non è una pena eccessiva per un articolo di giornale?
Il pubblico ministero si è inventato un crimine per chiedere una pena pesantissima.

Sembra tanto perfino per la Turchia, dove 200 giornalisti sono stati indagati nel 2015, 156 arrestati, una quarantina sono attualmente in carcere e altri rischiano di finirci a breve.
Questo dimostra che la giustizia in Turchia non è indipendente.

Perché Dündar e Gül dovrebbero sostenere organizzazioni terroristiche? E di quali segreti di Stato parla l’accusa?
Dündar e Gül sono accusati di aver pubblicato le immagini e le notizie contenute nell’articolo, che ha rivelato come l’intelligence turca abbia inviato in Siria camion pieni di armi e non di aiuti umanitari.

Più che un crimine, sembra un grande scoop. No?
Prossima domanda?

Sono passati oltre cinque mesi dalla pubblicazione dell’articolo all’arresto. Come mai?
Nel mezzo ci sono state due elezioni in Turchia [vinte da Erdogan]. Evidentemente il clima politico non era considerato appropriato per arresti di questo tipo.

La custodia cautelare era necessaria?
La legge turca prevede la carcerazione preventiva quando c’è il rischio di fuga dell’indagato o di inquinamento delle prove. In questo caso, Dündar e Gül sono stati arrestati in violazione della legge perché non hanno mai manifestato la volontà di scappare.

E le prove non possono essere inquinate, visto che gli articoli ormai sono pubblici.
Evidentemente.

Dündar è stato posto in isolamento. Quali sono le sue condizioni in carcere?
Al pari di Gül, non è stato maltrattato in prigione. Sono molto preoccupati però dal fatto che possano vedere solo i loro avvocati e i parenti stretti. Nessun altro è autorizzato a fargli visita.

Una situazione deprimente.
Ma il morale è alto. Essere dalla parte giusto infatti li aiuta e li rafforza in questa battaglia.

Prima di pubblicare la notizia, sapevano che era materiale scottante?
Il giornalismo è una professione che a volte richiede di pagare un prezzo alto per essere svolta. Loro erano a conoscenza dei rischi ma era un reportage troppo importante sia per la Turchia che per un giornalista. Era un dovere morale e professionale pubblicare quel pezzo.

L’Europa può aiutarli?
Ovviamente entrambi apprezzerebbero una manifestazione di sostegno e solidarietà.

La redazione di Cumhuriyet come ha reagito agli arresti? I giornalisti sono spaventati?
Si sentono abbandonati, ma continueranno ad andare avanti. Come ha scritto William Shakespeare, i codardi muoiono molte volte prima di morire. Cumhuriyet continuerà a raccontare la verità.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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3 commenti

  1. Aragorn

    Per questo modo di agire, l’occidente “massacra” Putin, -il quale stà facendo emergere gli scopi di chi ha creato questo nuovo Iraq- e ignora l’evidenza del nuovo impero Ottomano. L’invasione di Cipro da parte della Turchia, doveva essere il presupposto per l’uscita dalla NATO, sè non avvesero continuato l’occupazione.
    Alla luce di tutto ciò che accade nel Vicino Oriente, c’è una constattazione : è meglio l’Europa dell’Est,che la
    parte Est degli USA.

  2. Menelik

    La giustizia in Turchia non è indipendente – dice -.
    Infatti, fa parte della Nato ed ha l’aria di entrare in Europa.
    Con questa bella dote, l’Europa per la Turchia è il posto migliore.
    I giudici turchi faranno la concorrenza a quelli italiani.

    I codardi muoiono molte volte prima di morire – aridice -.
    Questo ben si adatta a tanti alti prelati della Chiesa italiana, che si distinguono per “prudenza”.
    Praticamente aspettano a vedere chi vince per salire sul carro del vincitore e dire “ma noi l’abbiamo sostenuto da sempre”.
    Basta vedere l’accoglienza che alcuni di queste gerarchie della Chiesa hanno riservato al Family di sabato scorso.
    I cagnolini scodinzolano al loro padrone quando gli mette il collare.
    Devo dire che mi hanno fatto un pochino schifo.

  3. Tarsio

    l’ europa fa poco e niente per questo eroe.

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