Avviso ai giornalisti cattolici. Ecco come non scrivere un articolo con “tic omofobici”
L’11 dicembre il ministero per le Pari opportunità ha presentato le Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT, un documento che è un compendio di quel che è stato discusso durante un ciclo di incontri organizzato dall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) in collaborazione con Redattore Sociale, con il patrocinio dell’Ordine nazionale dei giornalisti e della Federazione nazionale stampa italiana, delle amministrazioni comunali, degli Ordini regionali e dei sindacati dei giornalisti delle città ospitanti.
E cosa dicono queste linee guida? A leggerle (qui potete scaricare il documento in pdf), si rimane un po’ allibiti. In verità, il documento è solo il risultato finale di un processo (come vi avevamo già raccontato) che ha portato il ministero ad accogliere le richieste e a produrre uno studio su indicazione di alcune sigle Lgtb (Arcigay, Equality, Cgil nuovi diritti…).
Le linee guida – e bisognerà vedere cosa esse poi comporteranno – stilano una serie di “consigli” per «comunicare senza pregiudizi» in merito a tematiche che riguardino persone omosessuali. Fatto salvo il ripudio per ogni tipo di insulto nei confronti delle persone omosessuali, il testo dell’Unar, però, si spinge anche più in là. Ecco come.
NO TERAPIE RIPARATIVE. Innanzitutto si specifica che «è da evitare l’idea che essere gay o lesbica o bisessuale è una scelta che si può rivedere o cambiare, magari con l’aiuto di terapie. L’orientamento omosessuale o bisessuale, così come quello eterosessuale non è una scelta, e pretendere di modificarlo può causare gravi conseguenze sul piano psichico alle persone coinvolte». In altre parole, si invitano i giornalisti a non parlare delle “famigerate” terapie riparative, perché queste sono nocive.
ESISTE IL GENDER. Nel documento si invita a stare attenti a non confondere il “sesso” con il “genere”. «Il ruolo di genere – si legge – riguarda l’insieme delle caratteristiche (atteggiamenti, gesti, abbigliamento, linguaggio, interazioni sociali ecc.) che sono riconosciuti in una data società e cultura come propri di uomini e donne. È quindi il modo in cui una persona esprime l’adattamento alle norme condivise su ciò che è appropriato a un genere. Fin dall’infanzia ci si aspetta, per esempio, che una bambina giochi alle bambole e che un bambino giochi ai robot o che faccia giochi violenti e competitivi». Ma, in realtà, i vari elementi («sesso biologico, identità sessuale, identità di genere, orientamento sessuale, ruolo di genere») «si possono combinare in modi molteplici, dando luogo a configurazioni inaspettate». Fatta questa premessa, poi tutto ne discende. Se non esiste una oggettività sessuale, ma solo quel che uno “sente” di essere, poi vale tutto.
NON CI SONO GAY ESIBIZIONISTI. Spiegando la differenza tra outing (rivelare l’omosessualità di altri) e coming out (rivelare la propria omosessualità), le linee guida deprecano il primo e chi descrive «la cosiddetta “ostentazione”» e insiste sul «luogo comune del “gay esibizionista”»; mentre valorizzano il coming out che, infatti, «è promosso dall’attivismo per i diritti Lgbt perché segnala l’accettazione di sé e promuove la trasformazione di atteggiamenti e comportamenti verso le differenze della società in cui si vive».
«DARE DELLA LESBICA». Sulla parola lesbica, le Linee guida sottolineano come essa non sia un insulto, ma che, tuttavia, oggi sia usata come tale. Ecco l’esempio: «Nei media, lesbica è percepita erroneamente come una parola dal vago senso offensivo. Pensiamo a titoli come: Michelle Bonev ha dato della lesbica alla Pascale. “Dare della…” è un’espressione che sottintende un valore negativo della parola». Quindi la raccomandazione del documento è quello di aiutare a “normalizzare” il termine: «Fare entrare la parola lesbica nell’uso comune e nel linguaggio dei media, liberandola da connotazioni dispregiative o voyeristiche, è un passo importante verso il riconoscimento dell’omosessualità femminile e l’attribuzione di diritti alle donne che desiderano e amano altre donne».
IL/LA TRANS. Come per il termine “lesbica”, anche il termine “transessuale” necessita di una normalizzazione e riabilitazione. Esso, infatti, notano le Linee guida, oggi troppo spesso è usato a sproposito per indicare fenomeni diversi e, soprattutto, è accostata al fenomeno della prostituzione (anzi, della «lavoratrice del sesso trans», come dice il documento). Occorre dunque chiarire bene le idee, a partire da quale tipo di articolo (maschile o femminile) debba essere usato per identificare queste persone. Qui, il documento, merita di essere letto per intero: «L’errore più diffuso nel giornalismo riguarda l’attribuzione del genere grammaticale al soggetto transessuale. Le persone che sui giornali sentiamo continuamente chiamare I trans in realtà sono LE trans. Tra l’altro, quelle di cui si parla di solito hanno tutta l’apparenza di soggetti femminili: le foto spesso ritraggono lunghi capelli, tacchi alti e minigonne. Dovrebbe venire spontaneo attribuire il femminile, e invece le contraddizioni, anche grammaticali, abbondano: Uno dei trans di via Gradoli, Brenda […] è stata prelevata dal Ros nel suo appartamento di via Due Ponti, per essere sentita. Oppure: Vladimir Luxuria si è presa la sua rivincita. Il trans più famoso d’Italia potrà fare infatti da testimone al matrimonio di sua cugina. Dal maschile al femminile, o viceversa, nella stessa frase. Per la transessualità vale il principio dell’identità. Se la persona di cui si parla transita dal maschile al femminile, non importa in che fase della transizione si trovi, né se si sta sottoponendo all’iter della riassegnazione chirurgica del sesso, se lei sente di essere una donna va trattata come tale. Come principio, quindi, è corretto utilizzare pronomi, articoli, aggettivi coerenti con l’apparenza della persona e con la sua espressione di genere. Quando questo risulta difficile al/alla giornalista, la soluzione è denominare la persona nel modo in cui preferisce essere appellata. E infine, sarebbe bene ricordare sempre che appunto di persone stiamo parlando: piuttosto che il/la trans o il/la transessuale, parliamo di PERSONA TRANSESSUALE».
FAMIGLIA OMOPARENTALE. Parlando quindi di matrimonio e famiglia, il documento mira a presentare sia il primo che la seconda sotto una luce diversa da quella tradizionale, ormai sorpassata. Per questo è più corretto parlare di “famiglie” che di “famiglia” e – sempre nell’ottica di una “normalizzazione” dell’omosessualità – di indicare le famiglie arcobaleno come «famiglie omogenitoriali, oppure con due papà, due mamme. Meglio ancora parlare, semplicemente, di famiglie». Da evitare l’espressione «matrimonio gay, dal momento che suggerisce l’idea di un istituto a parte, diverso da quello tradizionale».
UTERO IN AFFITTO. Occorre evitare l’espressione «uteri in affitto» che rimanda a un’idea negativa e commerciale, quando invece si tratta di «un’aspirazione della coppia gay o lesbica ad avere un proprio figlio»
TIC OMOFOBICI. Uno dei capolavori delle Linee guida riguardano i “Tic omofobici”. Riportiamo per intero il paragrafo, diviso nei sottocapitoli “esperti, interlocutori, specialisti, contradditorio”:
- «ESPERTI – Quando si parla di tematiche LGBT, c’è la tendenza a consultare esperti o giornalisti che non siano gay o lesbiche o transessuali/transgender loro stessi, quasi che questa condizione rendesse chi parla meno affidabile, in quando mosso dall’emotività (che è un pregiudizio ricorrente nei confronti delle persone LGBT).
- INTERLOCUTORI – Quando un tema collegato alla condizione delle persone LGBT diventa di attualità, i giornalisti vanno in cerca di persone note che funzionino da interlocutori sul tema. Manca l’abitudine a consultare le associazioni che lavorano ampiamente su questi temi.
- SPECIALISTI – La tendenza ad affidarsi a specialisti (es. psicologi o psicoanalisti) ha l’effetto depoliticizzare le questioni inerenti i diritti LGBT. Per esempio, parlando di omogenitorialità gli esperti di varie discipline potranno riferire sul buono o cattivo funzionamento di queste famiglie, ma non possono contribuire alla riflessione pubblica, politica sul tema, che non riguarda solo le persone LGBT ma la società tutta.
- CONTRADDITTORIO – Quando si parla di tematiche LGBT, è frequente che giornali e televisioni istituiscano un contraddittorio: se c’è chi difende i diritti delle persone LGBT si dovrà dare voce anche a chi è contrario. Questo, però, non è affatto ovvio».
Perché non è «affatto ovvio» potrebbe chiedersi qualcuno? La spiegazione sta in una citazione riportata da uno degli incontri della rassegna e che è stata pronunciata dallo scrittore Tommaso Giartosio: «Cosa deve accadere affinché il contraddittorio tra favorevoli e contrari ai diritti per le persone gay o lesbiche non sia più necessario? Mettiamola così: quand’è che un tema non richiede più il contraddittorio? Molti temi, per esempio il divorzio, un tempo lo richiedevano ma oggi non più. Non esiste una soglia di consenso prefissata, oggettiva, oltre la quale diventa imprescindibile il contraddittorio. La scelta è puramente politica. È una scelta di valore, e di valori».
GAY PRIDE. Simpatico il paragrafetto sulle immagini che vengono utilizzate dai media per illustrare le tematiche gay. Le Linee guida, infatti, lamentano che spesso i giornalisti pubblichino a sproposito le foto del Gay Pride: «Ad attirare giornalisti e fotografi sono state sempre le figure più trasgressive, luccicanti, svestite, ed è così che si è prodotto e riprodotto un immaginario intorno a queste manifestazioni che di anno in anno, già attraverso le immagini che le annunciano, mette in secondo piano il tema dei diritti».
REGOLE PER NON ESSERE OMOFOBI. Per evitare infine di pronunciare «discorsi d’odio», il giornalista deve attenersi ad «alcune regole». Eccole:
- «virgolettare i discorsi o parte di discorsi di personalità pubbliche che incitano all’odio contro le persone LGBT, usando particolare attenzione nella titolazione»;
- «avere cura di ricercare fonti e dati che contestualizzino e forniscano informazioni attendibili e verificabili sui temi e gli argomenti delle dichiarazioni»;
- «riferirsi se necessario alle corrette definizioni dei termini ed effettuare – in casi di confusione nei discorsi – le dovute distinzioni (per esempio tra omosessualità e transessualità)»;
- «fare attenzione nella scelta delle immagini, affinché non rafforzino gli stereotipi negativi veicolati dai discorsi pubblici riportati nell’articolo»;
- «avere una lista di risorse informative a livello nazionale e locale – esperti di tematiche LGBT, rappresentanti di associazioni e coordinamenti – da utilizzare per avere in tempi rapidi dichiarazioni che permettano una composizione bilanciata del servizio».
Articoli correlati
40 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
Siamo tutti figli di Dio e siamo amati infinitamente dal Signore nonostante tutti gli errori che commettiamo. Purtroppo oggi si vuole rendere normale ciò’ che normale non è’ ma che sopratutto non porta alla felicità’ quella che Dio ci regala.
Oggi questa ossessione di voler far accettare questa situazione dell’omossesualita’ a tutti i costi invece di riportare i nostri fratelli a costruirsi delle famiglie secondo natura , condividere le gioie le paure e la felicità’ con l’altro sesso , scoprirsi diversi ma fondamentali ed essenziali l’uno l’altro per poter dar vita ad un futuro che unisce come i bimbi, mi sconvolge e al contrario priverà’ di un aiuto essenziale per far inversione di rotta.
I rapporti omosessuali saranno sempre incompleti e daranno sempre vita ad una sensazione interna di incompletezza se infelicita’.
L’errore poi e’ che si vogliono poi tirare anche dentro delle anime pure come i bimbi dentro realtà’ innaturali e difficili da spiegare adu un bambino.
“riassegnazione chirurgica del sesso” … qualche delirio di onnipotenza?
Peraltro.. c’e da farsi venire il mal di testa a leggere tutte le arzigogolate distinzioni, interpretare cosa queste nuove terminologie esprimano e poi la frase appena virgolettata contraddice questa altra linea guida:
non confondere il “sesso” con il “genere”. «Il ruolo di genere – si legge – riguarda l’insieme delle caratteristiche (atteggiamenti, gesti, abbigliamento, linguaggio, interazioni sociali ecc.) che sono riconosciuti in una data società e cultura come propri di uomini e donne.
BLA BLA BLA BLA …..
sul contenuto di questo articolo dico che il ministero delle pari opportunità ha fatto una cosa anticostituzionale. la costituzione garantisce la libertà di espressione che con quelle “linee guida” è stata violata. giuridicamente la vedo così.
la democrazia così come la si intende oggi, e come hanno certo pensato di costruirla, è solo uno strumento raffinato per mettere ai margini la religione cristiana. finchè si parla di poter esprimere un’opinione va bene, ma occorrerebbe anche saperla spiegare ovvero chiarire quali sono le basi da cui si parte per arrivare alle conclusioni cui si arriva. cosa che nelle civile europa non si fa.
non solo: un controsenso evidente è che si parla di diritti di tutti, anche di chi vuole morire o far morire altra gente (=aborto), ma in europa ci sono gli islamici che su certe cose credo ragionino diversamente. se non come i cattolici però più similmente ai cattolici. io mi sono fatto una idea del perché li abbiano fatti entrare e tuttora li facciano entrare alla luce dei cambiamenti culturali in europa. ma chi non crede/comprende/prevede circa quanto potrebbero fare in futuro gli islamici, secondo me dovrebbe chiedersi come mai da anni entrano in europa e proprio quando in europa si sta cambiando la cultura europea quale era tutto sommato fino a 50 anni fa. ma che qualcuno crede che accetteranno senza battere ciglio tutte le cose che da noi sono spesso oggetto di leggi apposite? ad esempio le femministe se la prendono col vaticano per varie cose, ma rischiamo di essere sovrastati di numero dagli islamici e queste ancora coll’odio verso il vaticano. che forse altri le tratterebbero meglio le donne? sull’aborto poi anche loro gli islamici lo praticano, anche se nella loro religione ufficialmente è proibito, solo che spesso è selettivo ossia contro i nascituri di sesso femminile. ma le femministe ancora se la prendono coi preti contrari all’aborto. ma almeno coi preti tutti possono nascere, uomini e donne. cogli islamici, e indiani e cinesi, non proprio. sono cose di questo tipo che mi lasciano sconcertato, e col dubbio che la gente si è bevuta il cervello. o forse qualcosa sta sfuggendo a me (cosa non lo so).
visto che qui si parla della questione omosessuale diciamola tutta: nei paesi islamici e dove quella cultura si diffonde per chi non è etero è dura. a voi che siete per i diritti degli omosessuali non pare strano che da noi, e nel momento attuale, quella cultura viene fatta entrare e crescere di numero sempre più? l’europa è davvero per i diritti di tutti o ciò è solo un pretesto per cancellare il cristianesimo, e poi l’islam servirà (anche a questo, cioè) per mettere un freno a quanti vogliono diritti per tutti?
sul contenuto dell’articolo credo sia anticostituzionale, dato che la costituzione garantisce la libertà di espressione che il mpo sta negando. si può rigirarla come si vuole ma questa è la verità.
e poi piantatela con la storia dell’omofobia. non c’è altrimenti la richiesta di Giovanardi sarebbe stata esaudita (e capirai se avessero potuto….. nnà miseria). oggi gli omosessuali, perlomeno quelli più attivi/attivisti, non sono perseguitati ma persecutori. e poi se c’è qualcuno perseguitato al mondo più di tutti sono i cristiani. una buona dose di onestà, ammettere che è così, non guasterebbe. ma finora qui nessuno di certi commentatori lo ha ammesso (io perlomeno devo ancora leggerlo).
ottimo, davvero ottimo. Anzi,direi di creare una legge per cui ogni articolo, prima di essere pubblicato, deve passare al vaglio di una commissione istituita e scelta dall’arcigay. Se l’articolo non piace a loro, si impiccheranno in pubblica piazza gli autori.
L’intervento, pur pacato di Luca, mostra molto bene perchè queste linee guida sono sbagliate: perchè in giro c’è troppa gente che ne approfitterebbe per indicare le critiche, anche quelle più argomentate e rispettose delle persone in quanto tali, come insulti. Ergo l’autore deve essere zittito, con denunce, multe (e anche la galera, se passa la legge anti-omofobia).
evidentemente certi temi occorre un certo tatto , che qui evidentemente non avete
non vedo dove sia il problema… evidentemente come si usa un certo tatto nel parlare di temi delicati attorno alla chiesa(vedi ad esempio corruzione e pedofilia) lo stesso dovrà accadere per i temi gay…
No, caro Luca, la Chiesa non ha usato un certo tatto per chiamare le schizzezze come schifezze e se ci sono stati degli errori, dato che siamo sulla terra possiamo sbagliare, sono stati chiamati errori e condannati in toto. Mentre invece il certo tatto che pretendi tu come gay di turno sul sito, si riferisce a faccende schifose come l’utero in affitto che dovrebbe essere riverniciato ad “aspirazione della coppia gay “! Certo, perché è evidente che non è un’aspirazione del bambino essere commissionato , né della donna di disfarsi del proprio figlio e oggi contano solo le aspirazioni dei gay che passerebbero, a sentir loro, come un rullo compressore a chiunque osi anche solo lontanamente chiamare le cose col loro nome.
Comunque, caro Luca, complimento per il coraggio: per difendere un documento rivoltante come questo ce ne vuole molto e aiuta anche una completa assenza di umanità.
Anche a te dico, come ai tuoi colleghi di turno in passato: il tuo problema principale non è l’omosessualità ( ognuno ha i suoi problemi ), ma una carenza di umanità, altrimenti ti saresti indignato di fronte a un compratore di bambini biondi, il buon Giartosio, che dice che il contraddittorio si deve evitare, come ai bei tempi dello schiavismo in America e ai bei tempi del gulag in Urss e ai bei tempi del fascismo in Italia.
Allora se é vero che é omofobia dire che si possa cambiare da omosesuale/lesbica a eterossuale é anche eterofobia dire che si possa diventare da eterosessuali a omosessuale/lesbica.
Quindi da etero ad “altro” é una scelta, ma da “altro” é etero un condizione: SIETE RIDICOLI.
franco non è un problema passare da etero a gay o viceversa, è un problema pensare di farlo in maniera artificiosa, tramite strumenti coercitivi. questo è molto pericoloso
MINCULPOP
Ci siamo liberati del fascismo,
riusciremo a mandare nella spazzatura anche questo ciarpame
Vero, ma dopo venti anni + una guerra, purtroppo. Tutte le cose cattive prima o poi passano, ma quante macerie lasciano dietro di sé.
Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà (Matteo 10, 39-40).
Si le macerie purtroppo ci saranno, come dopo il fascismo. Ma la prospettiva di un Cristiano dovrebbe tendere a non limitare lo sguardo sulla dimensione terrena. Certo è difficile metterlo in pratica: bisogna pregare per chiedere la grazia di essere pronti a testimoniare il vero in qualunque situazione, a costo di perdere certezze terrene sulle quali fino a oggi abbiamo potuto contare (prospettive di carriera che andranno in fumo, studi interrotti a forza, insulti, emarginazione, paura per i figli, insomma il solito armamentario vile di tutti i totalitarismi travestiti da paese civile); pensiamo che specialmente oggi in certe parti del mondo i cristiani sono capaci di farlo usque ad sanguinis, e forse ci sembrerà meno difficile.
Una sola domanda: ma il Ministero per le pari Opportunità ha partorito altre simili linee guida per categorie (o generi o ruoli e così via…) diverse dalle Lgbt? Un tale impari lavoro è già stato affrontato altre volte e quindi giustifica l’esistenza del Ministero stesso? Il/la ministro/ministra ( non vorrei sbagliare articolo e genere) è soddisfatta del risultato? Bisogna anche dire che si tratta di un testo assai comico,temo del tutto involontariamente. Purtroppo abbiamo perso il senso del ridicolo. Tutta la mia riconoscenza ai giornalisti che continuano ad esercitare la loro professione con sprezzo del pericolo e disprezzo dell’omologazione del pensiero!
Scommetto che se fosse passato il “rapporto Estrela” nel parlamento europeo si sarebbe suonata la grancassa, invece sembra che la bocciatura sia passata in sordina. Dire di non essere d’accordo con questo testo non solo è leggittimo perché ricalca il diritto alla libertà di espressione(senza per questo voler insultare nessuno) e rispetta quello che sono le decisioni che nascono dal confronto a livello europeo. Se non c’è odio nel voler affermare che un concetto di famiglia differente sia normale, altrettanto lo è affermare un pensiero differente da un altra persona. Penso che questo faccia parte della crescita e del dialogo e nel vero rispetto.
Bisognerebbe dare un Nobel postumo a Orwell, profeta della psicopolizia. Aveva visto e previsto tutto. A tempi non resta che portare il server in Vaticano.
O nel consolato russo.
Questo stato comincia a puzzare di dittatura: tutti devono pensarla in una certa maniera e scrivere di conseguenza, guai a esprimere un parere che diverge dalla massa, altrimenti mazzate.
Veramente il vademecum credo sia fatto per quei giornalisti che involontariamente compiono errori nello scrivere i propri articolo, non per coloro che vogliono offendere, insultare e denigrare gli omosessuali.
Quelli possono farlo tranquillamemte, purtroppo, su un sito come questo.
Purtroppo, su un sito come questo, anche i lettori come te possono continuare a scrivere idiozie.
per rendere normale ciò che non è bisogna inventarsi un linguaggio che tenta di nascondere la realtà, uteri in affitto, oppure coppia di due uomini o di due donne con famiglia ecc ecc.
hanno svuotato la loro identità
cara martina, se questo è il mondo che ti piace e in cui vuoi far vivere gli altri, sappi che troverai molti disposti a lottare perchè non si avveri. volevate la libertà e state costruendo una gabbia di matti.
ma chi Tommaso Giartosio, mi sbaglio o è quel signore che ha comprato i figli all’estero dalla loro mamma, anzi mi pare che orgogliosamente ha comprato un ovulo dalla prima mamma e l’ha fatto impiantare in una seconda donna, affinchè entrambe non si affezionassero troppo al loro figlio ! e che
ha commentato che poi non ha speso così tanto come si potrebbe immaginare ? e che considera un affronto ai suoi figli comprati dalla mamma che qualcuno osi raccontare loro la verità?
certo, chiamare utero in affitto una tale schifezza potrebbe essere pericoloso per quei poveri, poverissimi bambini e per quelle povere, poverissime donne.
certo che questo documento è impressionante, ma chi rimarrà a difendere questi bambini ?
un’ultima cosa per la cara Martina: non ti permettere di dire che su questo sito si denigrano gli omosessuali, casomai si combatte la guerra alla tremenda e violenta ideologia gay, che , come dimostrato nelle righe soprastanti, veramente incredibili nella loro supponenza e falsità, non guarda in faccia a nessuno per potersi affermare , né bambini, né donne , né uomini, tutti utili strumenti di un delirio di onnipotenza che vuole cancellare la realtà.
ma la falsità che si respira, che si esibisce senza vergogna, che si suggerisce sfacciatamente, con soddisfazione, da rimanerne allibiti, veramente.
la falsità è un pilastro dell’ideologia gay.
C’è una cosa che non capiró mai: per quale ragione vi sentiti così minacciati da queste riforme? dal dare più diritti a degli esseri viventi che non uccidono, non rubano, non stuprano per vocazione? non vi viene tolto nulla, vengono solo dati diritti a chi purtroppo non li ha.
Somigliate a tutte quelle centinaia di persone che combattevano con il divorzio o contro l’aborto.
Ma guarda un pò, oggo sono dei cardini di libertà nella nostra società.
Ma guarda un pò, quante sono le coppie eterosessuali che si sposano in chiesa e poi divorziano? tantissime!
rendetevi conto che la società sta cambiando e che non potrete escludere e bostrattare per sempre delle categorie sociali che già ora sono accettate da gran parte della popolazione.
Io parlo da eterosessuale, figlia di genitori conviventi.
Per quale ragione? Perchè loro di diritti non devono averne di più, ma devono, giustamente, avere gli stessi diritti che abbiamo noi tutti. E li hanno già, cara Martina, la legge già tutela chi viene discriminato per motivi legati alla sua sessualità (e il matrimonio non è un diritto, non va confuso col diritto di poter fare coppia).Inoltre mi sembra che lei non voglia vedere che tra gli omosessuali ci sono frange estremiste (come in tutte le categorie umane) che già mordono il freno per usare la legge come manganello contro chi non la pensa come loro.
Cosa ci perdiamo? La libertà di dire ‘non sono d’accordo’.
Senza contare che una legge del genere discrimina al contrario e si ritorcerà contro gli stessi gay come un boomerang: se infatti insistono tanto sull’uguaglianza, perchè devono avere una legge speciale tutta per loro? Così rischiano di discriminare chi non è omo (e lo ha notato Piero Ostellino, non certo una firma cattolica: “perché picchiare un omosessuale sarebbe un’aggravante, mentre picchiare me, che sono «solo» un essere umano senza particolari, selettive e distintive, qualificazioni sessuali, sarebbe meno grave?”) e di ammettere che sono in realtà dei diversi, proprio perchè hanno bisogno di leggi ad hoc.
Senza contare che questa emergenza omofobia non si vede perchè non c’è: certo, esistono preconcetti e insulti contro gli omosessuali, ed è una cosa sbagliata e da condannare, ma dove sono i numeri dell’emergenza? Dove sono le decine di omosessuali che quasi ogni giorno sarebbero insultati, picchiati, discriminati in tutta Italia? I pochi casi che i media hanno subito strillato essera casi di omofobia, poi si è scoperto che non c’entravano nulla. Eppure la legge anti-omofobia sta procedendo con una velocità che sembra ci sia da scongiurare una guerra imminente.
Ah, divorzio e aborto cardini della libertà? Cardini del ‘faccio come mi pare’ semmai, è visto che gli essere umani non sono infallibili, preferisco non lasciare a loro la facoltà di decidere cosa è bene e cosa è male (che è cosa diversa dal decidere tra il bene e il male).
E’ vero, la società sta cambiando, ma in peggio, e non vedo perchè i cristiani (quelli veri) dovrebbero adattarsi: solo perchè tutti quelli davanti a me si buttano in un burrone, dovrei saltare anche io? No grazie.
Mi spiace, cara martina, il divorzio e l’aborto ( che , ti ricordo, è l’uccisione di un figlio nel ventgre della madre ) non sono affatto dei cardini della libertà, ma la constatazione di un profondo fallimento.
Per quanto riguarda l’ronia dell’articolo, credo che l’amara ironia involontaria degli estensori del documento sia più che sufficiente a provocare un profondo senso di disagio a leggere quelle assurde “raccomandazioni” di stampo totalitarista .La giornalista per conto suo ha aggiunto solo un ” c’è da restare allibiti ” qua e là, ma il documento fa ridere tutto per conto suo.
la tua, mi dispiace dirtelo, è una presunzione quasi infinita. o forse fai apposta. boh!
ci sentiamo minacciati per il non poter più esprimere una opinione. e ciò si collega con un’altra cosa: ma che cavolo perdono tempo, si penserebbe, a fare la legge contro l’omofobia (tanto varrebbe cioè far subito il matrimonio gay, i numeri volendo ce li hanno)? forse sarà vero che, passata la legge, nessuno neppure un parlamentare, potrebbe opporsi alla legge sul matrimonio gay. ma è pur vero che volendo pitrebbero legiferare subito a riguardo. gli ostacoli non sembrano insormontabili e se ci sono (e ci sono) per loro (=pd+m5s) li troverebbero comunque. e sulla legge omofobia e su quella sul matrimonio gay.
viene da pensare che la legge omofobia serva soprattutto per il dopo, per evitare che della gente protesti. si tratta di una legge che come qualcuno anche qui ha ben detto ha una funzione di rieducazione sociale. e questo si collega con il nocciolo della cosa: non potendo dimostrare che la natura avvalora l’ideale del gender fanno leggi apposta. fanno balenare alla mente la paura di pene detentive o pecuniarie. la solita tattica fondata sulla paura… “non di rado gli uomini vedendo cose paurose in quel momento smarriscono la ragione che ancora possedevano, a tal punto la paura spegne e scaccia l’intelligenza” (dall’encomio di elena di Gorgia, V secolo A.C.).
Guardi nessuno, perlomeno qui, vuole offendere, insultare o denigrare gli omosessuali.
Quello che semmai si vuole è il diritto di esprimere un’opinione diversa da quella della vulgata corrente e sicuramente impopolare presso certi ambienti.
Martina, credo proprio che fosse l’obiettivo dell’articolo. Dimostrare che la libertà di opinione non si può proibire.
Io non so se tu abbia letto l’articolo, ma quello che tu chiami mussolinianamente “correggere errori” altro non é che imporre cosa si può e cosa non si può scrivere. Cito solo ad esempio i “consigli” su come scegliere le immagini (che non devono veicolare stereotipi, come se fosse uno stereotipo che per una persona con valori cattolici il gaypride é un’origine pagliacciata ) e le parole (utero in affitto non va bene, e mi raccomando parlate delle famiglie, come se per un cattolico c’è ne potesse essere più di una). Questo non per dire che non si può pensarla diversamente, ti entusiasma il gaypride buon pro ti faccia, ma che é Atroce che uno stato democratico “consigli” chi la pensa diversamente di tenersi per sé la propria opinione.
Tanto più grave é che lo stato, in aperta violazione delle regole della democrazia, faccia passare l’idea che é scorretto essere contrari al matrimonio gay, nonostante in questo paese sia democraticamente illegale!
Io non so se tu abbia letto l’articolo, ma quello che tu chiami mussolinianamente “correggere errori” altro non é che imporre cosa si può e cosa non si può scrivere. Cito solo ad esempio i “consigli” su come scegliere le immagini (che non devono veicolare stereotipi, come se fosse uno stereotipo che per una persona con valori cattolici il gaypride é un’origine pagliacciata ) e le parole (utero in affitto non va bene, e mi raccomando parlate delle famiglie, come se per un cattolico c’è ne potesse essere più di una). Questo non per dire che non si può pensarla diversamente, se ti entusiasma il gaypride buon pro ti faccia, ma che é Atroce che uno stato democratico “consigli” chi la pensa diversamente di tenersi per sé la propria opinione.
Tanto più grave é che lo stato, in aperta violazione delle regole della democrazia, faccia passare l’idea che é scorretto essere contrari al matrimonio gay, nonostante in questo paese sia democraticamente illegale!
Follia, pura follia. Riflettano davvero i sostenitori nostrani della legge anti-omofobia: se con questo documento gli ultras della ‘causa’ gay cercano di vincere zittendo l’avversario con la forza, figurati se passa quella legge cosa faranno.
Trovo di cattivo gusto quella sottile ironia che si percepisce leggendo tutto l’articolo, quel sentore di scherno che si avverte.
Tu mi dici che non riesci a non ridere di “una coppia gay che vuole avere un figlio”, bene, io non riesco a non ridere di questi articolo, di tutti gli articoli sul tema che sono scritti in questo sito web.
I tempi cambiano, fortunatamente, perchè un giornale autorevole ( a differrenza di questo sito) come Intenazionale affida la propria rubrica sulla genitorialità a Claudio Rossi Marcelli, un uomo, padre di tre bambini, omosessuale. Ti consiglio di leggerla, di aprire i tuoi orizzonti e capire che ognuno merita rispetto e che dare diritti a tutti non rende chi già li possiede più povero, ma infinitamente, enormemente più ricco.
Decisamente di cattivo gusto. Ma non il vademecum per i giornalisti, la faziosità di questo articolo.
Fortunatamente la società sta cambiando.
E questa sarebbe informazione…
A meno che non vengano riportate falsita’ riguardanti il contenuto del suddetto vademecum (che, con mio grande rammarico, purtroppo non ho avuto il piacere di leggere d’un fiato), ci deve essere qualche elemento dell’articolo che mi e’ sfuggito, altrimenti certamente sarei d’accordo con te. Sono curioso, perche’ anch’io, a una prima, nonche’ seconda e terza occhiata, direi che questa e’ sottile (e sono tenero nel definirla cosi) intimidazione, e sono portato a buon diritto a pensare che non sia che un anticipo di misure ben peggiori in tal senso (ovvero, nel senso di una rieducazione sociale forzata).
Quindi, ti chiedo a) quale sia l’aspetto di cattivo gusto nell’articolo qui sopra, b) cosa intendi per “cattivo gusto” (insomma, in fondo.. de gustibus non disputandum est), e c) se trovi tutto questo non tanto assolutamente normale (anzi, segno fortunaaato di progresso civile) ma perlomeno anche lontanamente opinabile. Perche’ io alla fin fine, giovane d’oggi d’aperte vedute, nonche’ stupido innamorato della natura, non capisco proprio come si faccia a non ridere de “un’aspirazione della coppia gay o lesbica ad avere un proprio figlio”… e questo giusto per cogliere un passaggio a caso: servirebbero 20 pagine a commentare la lunga lista di insensatezze contenute nel “vademecum”. Perdonami.. la societa’ cambia ma la natura no. E si, quelli si chiamano “uteri in affitto”.
Non ci credo, è veramente fascismo da MinCulPop!
Ottima iniziativa. Nulla da scandalizzarsi.
Vero, banalissime linee guida del MinCulPop. Insomma, la solita roba fascista.