Sul Fatto quotidiano è stata pubblicata un’intervista di Beatrice Borromeo ad Antonio Ingroia, leader di Rivoluzione civile. L’intervista ha un titolo forte: “Riciclaggio, Chiesa colpevole e politici complici” e in essa l’ex pm esprime giudizi molto pesanti sulla Chiesa e sulle finanze vaticane. In tutto il colloquio aleggia un’aria di rivelazioni “alla Dan Brown” sui poteri occulti della Chiesa, i suoi maneggi, la copertura dei politici. Ovviamente, Ingroia si presenta come il novello Robin Hood che saprà porre fine a tutto ciò. Ingroia, addirittura, arriva a dire che “lo Ior opera poco in Italia e moltissimo sul circuito internazionale, ma immettere all’estero persino i soldi dell’8 per mille lo trovo inaccettabile”. Ieri, Avvenire, attraverso la penna del suo direttore Marco Tarquinio, è stato altrettanto duro nel denunciare le gravi inesattezze contenute nell’intervista.
Nell’editoriale intitolato “Inciviltà”, Tarquinio scrive che “anche se c’è qualcuno che non lo sa o fa finta di non saperlo, i fondi dell’8 per mille che ogni anno gli italiani liberamente e democraticamente destinano alla Chiesa italiana vanno davvero alla Chiesa italiana e non «al Vaticano»”.
Dopo avere ricordato come funziona l’8 per mille (esiste persino un sito dove tutto è scritto e documentato), Tarquinio affonda il coltello: “Chi legge certi altri giornali – come per esempio il Fatto quotidiano di ieri – può invece ‘scoprire’ in prima pagina e poi in un furente dialogo in forma di intervista tra una collega e Antonio Ingroia – magistrato in aspettativa e candidato premier della lista Rivoluzione civile – che l’8 per mille viene «versato al Vaticano» e «non resta nelle banche italiane», ma finisce «all’estero» per «slealtà bancaria» nonché – testuale, sia pure in forma ipotetica – «per monetizzare fondi di provenienza sospetta». Un delirio di verità mortificate e di vergognose falsità. Il denaro non resta nelle banche italiane e finisce (anche) all’estero, perché effettivamente i fondi destinati dagli italiani alla Chiesa non restano fermi in banca e vengono utilizzati per far vivere e agire la Chiesa italiana e per dare sostegno alla nostra gente, ai nostri poveri e ai poveri del mondo”.
Tarquinio non usa mezzi termini: “E’ un’incredibile e violenta manifestazione di cristianofobia anzi di cattolicofobia che la Chiesa universale venga presentata come una congrega di gente dedita a sporche speculazioni (l’indecente titolo dell’intervista pubblicata dal Fatto , e che non ci risulta sia stato smentito ieri stesso da Ingroia, è: «Riciclaggio, Chiesa colpevole e politici complici»)”.
Tarquinio non risparmia nemmeno il Fatto: “Ingroia, la sua intervistatrice e chi ha titolato e messo in pagina sul Fatto il prodotto del loro colloquio-invettiva invece no. Un cronista può purtroppo non sapere di che cosa parla e scrive, o può scrivere e parlare per sentito dire e per malizia. Non dovrebbe accadere, ma accade ed è un problema serio. Più serio ancora è però il problema posto da un magistrato, cioè da un servitore della giustizia, che per di più è un candidato alla guida del governo e si presenta come ‘nuovo’, che prende lucciole per lanterne e dimostra di non conoscere neanche la legge del suo Stato. Dovrebbe parlare solo a ragion veduta, cioè non sentenziare a sproposito, cioè non ghigliottinare la realtà, e invece… Altro che civile, se questa è la rivoluzione di Ingroia dobbiamo concludere che è desolatamente incivile”.