Quante volte ci siamo morsicati la lingua prima di dire in pubblico qualcosa contro il MeToo, le adozioni per le coppie omosessuali, l’immigrazione? Quante volte ci siamo sorpresi a tacere, per non offendere qualcuno dei presenti, per evitare discussioni, per non avere problemi con i colleghi, per restare nel novero dei “giusti”, in fondo per quieto vivere? Il politicamente corretto ha introdotto una nuova morale, che blocca le opinioni “scomode” irridendole e rendendole impresentabili. L’ideologia dei cosiddetti woke, i sedicenti svegli, consapevoli delle discriminazioni in atto nella società, autoproclamatisi alleati delle minoranze e tutori dei diritti, ha imposto un nuovo tipo di censura, diverso ma più ampio e subdolo di quello esercitato un tempo dallo Stato e dalle religioni, prescrivendo nuove forme di autocontrollo che trovano il loro apice nell’autocensura. Lo spiega bene Alessandro Chetta, giornalista e autore di documentari e sag...
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