Ancora non si conosce l’entità delle sanzioni economiche che l’Unione Europea imporrà alla Russia per l’annessione della Crimea ma potrebbero essere «molto penalizzanti per le aziende italiane», secondo quanto afferma a tempi.it Giulio Dal Magro, capo economista di Sace, la società per azioni pubblica che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
«MERCATO RILEVANTE». Per ora, «si è parlato essenzialmente di sanzioni ad personam: il che non comporterebbe, come già accade per altri paesi, conseguenze per le imprese che lavorano con la Russia. A livello ipotetico, però, si potrebbero configurare diverse possibili sanzioni». Queste, continua Dal Magro, potrebbero preoccupare le imprese italiane, per le quali «la Russia rappresenta un mercato di riferimento di indiscutibile rilevanza».
«CONTROMISURE PENALIZZANTI». La Russia infatti «è oggi l’ottavo mercato per destinazione dell’export italiano (primo tra i paesi emergenti), con un interscambio totale superiore ai 30 miliardi. Il nostro export si concentra prevalentemente nei settori della meccanica strumentale (26,8 per cento del totale), ma anche della moda (21,5 per cento) e dell’arredamento (8,4 per cento)».
Questo interscambio potrebbe subire gravi danni se l’Unione Europea imponesse «il divieto di operare su determinati settori come la difesa oppure dazi che potrebbero esporre le nostre imprese esportatrici, già provate dalla svalutazione del rublo, a contromisure molto penalizzanti».
GAS RUSSO. «Molto remota infine sarebbe l’ipotesi di una sospensione delle transazioni finanziarie, che renderebbe de facto impossibile l’attività nel paese, paralizzando l’interscambio», conclude Dal Magro. Una possibilità disastrosa se si considerano le importazioni di idrocarburi da Mosca: «Il gas russo ha pesato per il 37,5 per cento del totale importato nel 2013: praticamente un terzo del gas che noi consumiamo in Italia è russo».