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Hanno vent’anni e hanno già gli acciacchi. Hanno vent’anni e sono preoccupati perché non avranno «la pensione». Hanno vent’anni e non vogliono prendere «nessuna decisione importante». Hanno vent’anni e non sanno se potranno mai accendere un mutuo, se potranno mai avere un figlio (un bambino, si chiedono, «è giusto averlo? Il mondo così come lo conosciamo svanirà»), se «il sistema reggerà», perché tutto è precario, «dal lavoro, al welfare, agli affitti». Sanno solo che saranno «disoccupati» e l’unica cosa di cui sono certi è che devono «vivere l’istante, perché poi non si sa cosa rimarrà». Hanno vent’anni e sono in preda al panico. Sono la «generazione sospesa», ha scritto Repubblica, sono «quei giovani costretti a mettere la vita in pausa».
Costretti da chi?, verrebbe da chiedere. Forse da quegli stessi adulti che hanno riversato su di loro le loro paure, le loro eco-ansie, le loro paralisi. E quelli che volete che facciano davanti a mode...
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