Anno 1979. Spettacolare manifesto per la fine dell’ingerenza dello Stato nella “libertà di scuola” degli italiani

Di Carlo Calori
04 Giugno 2015
Solo gli "statolatri" non riescono a vedere che la scuola pubblica sarà veramente democratica solo quando sarà pienamente paritaria

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Gentilissima redazione, il 22 maggio era la festa di Santa Rita. Mia figlia, volontaria al banchetto del Bollettino di Santa Rita al Santuario di Milano, mi ha portato a casa una copia del novembre 1979 invitandomi a leggere l’articolo sulla scuola veramente libera, a firma di monsignor Carlo Calori, che vi allego per la bellezza e la sua grande attualità. Buon lavoro
Daniele Mondi

Quando uno Stato si autodefinisce democratico, occorre che si dia una legislazione in sintonia con l’autodefinizione e che faccia corrispondere la realtà all’immagine che presenta di se stesso. Elemento pregiudiziale all’esistenza di una vera democrazia in uno Stato è l’esistenza di un «corpus» legislativo che garantisca la pluralità delle strutture scolastiche in numero pari alle matrici ideologiche e religiose ed agli umanesimi che coagulano gruppi di cittadini, non importa in qual numero e proporzione, ne garantisca l’esistenza attraverso un’equa ripartizione fra esse dei fondi destinati all’istruzione pubblica, ne difenda la libertà e ne controlli e verifichi i livelli scientifici e tecnici d’operazione.

[pubblicita_articolo]L’iniziativa privata in campo scolastico è imprescindibile ai fini di una crescita democratica e civile dei giovanissimi cittadini: uno Stato che si arrogasse il diritto della gestione in proprio, e addirittura monopolistica, delle scuole, definite appunto «statali», di fatto sconfesserebbe la propria conclamata democraticità e asservirebbe una struttura, il cui fine primario deve assolutamente essere quello della formazione dell’uomo e della sua educazione secondo presupposti etici, religiosi ed ideologici, ben precisi e propri dei genitori, per diritto naturale primi ed unici ed autentici «deputati» ad educare il soggetto in età minore.

I genitori debbono poter liberamente scegliere la scuola per il figlio e domandare agli operatori scolastici il loro diritto-dovere educativo e chiedere ad essi l’onestà di un impegno formativo e culturale che sia in accordo coi presupposti teoretico-esistenziali a cui i genitori stessi fanno riferimento: per cui – esemplificando – genitori atei sceglieranno per i propri figli una scuola improntata a princìpi educativi ateistici, genitori cattolici sceglieranno per i figli una scuola cattolica, genitori liberali eleggeranno una scuola ad indirizzo liberale, e via dicendo. Soltanto quando queste cose si saranno tenute in attenta considerazione ed avranno trovato attuazione storica, si potrà parlare di scuola libera e di libertà di scuola: prima d’allora (e in ltalia purtroppo la situazione è questa) non si potrà parlare se non d’indebita ingerenza dello Stato in un campo che non gli compete d’invadere e di cui si impossessa violando uno dei più elementari diritti umani: quello della libertà d’educazione dei singoli. Allo Stato compete invece inalienabilmente e soltanto il diritto di controllare i livelli di preparazione tecnica a cui le singole strutture scolastiche preparano e di verificare la bontà degli insegnamenti impartiti.

Questo in una sana concezione di Stato, non confessionale e democratico, che talora potrà o addirittura dovrà arrogarsi funzioni di supplenza (là dove la libera iniziativa privata sia carente) istituendo in proprio scuole, all’interno delle quali siano però possibili canalizzazioni educative, rispettose della volontà e degli indirizzi richiesti dai genitori dei soggetti d’educazione.

scuola-shutterstock_181111211Per la scuola libera il problema dell’insegnamento religioso non presenta difficoltà di soluzione: è ovvio che tale insegnamento venga impartito secondo i dettami della famiglia, in modo confessionale, esistenziale, esperienziale, teoretico-culturale e scientifico-storico, e non sarà presente in alcune lezioni soltanto – quelle di Religione appunto – ma soggiaccerà, sarà sotteso, traspirerà da tutto il contesto scolastico, dai piani di studio, dai progetti educativi e dalle sperimentazioni didattiche, in ogni ora di lezione e per ogni disciplina. Nella scuola gestita – in supplenza – dallo Stato, lo Stato dovrà garantire a sua volta la presenza istituzionalizzata e positiva di insegnamenti, e la possibilità di sperimentazioni, propri delle varie Religioni o dei vari umanesimi, esistenti alle spalle degli alunni, qualsiasi età essi abbiano: a gestire gli spazi riservati alle varie confessioni religiose od ai vari umanesimi lo Stato dovrà chiamare docenti approvati dalle confessioni stesse, dato il tipo «desueto» d’insegnamento che ad essi viene affidato: non una filosofia, non una storia, non una tecnica, ma un modo di interpretare la vita e di leggerla.

Questo discorso, ancor che a farlo sia un cattolico, vale evidentemente per tutte le confessioni religiose, per tutte le matrici culturali, per tutte le ideologie, e non può essere sconfessato se non dagli statolatri: ma la statolatria sappiamo tutti a quali degenerazioni porti e quali esecrandità produca, non importa sotto qual colore politico perpetrate, e quanto dequalifichi chi ne è paladino.

Siccome poi non esiste antropologia seria e scientifica che non dichiari presente nell’uomo una componente religiosa, da cui derivano i comportamenti etici e le scelte ideologiche, è evidente la doverosità di porgere un’attenzione tutta particolare alla componente religiosa stessa, specialmente nelle fasi evolutive e di sviluppo del singolo, e quindi anche all’interno delle strutture scolastiche, dei piani di studio e delle proposte culturali.

Non v’è riforma scolastica che queste cose possa non considerare o addirittura ignorare, e non si potrà parlare di scuola libera né di libertà nella scuola statale fino a che tutto ciò che son venuto scrivendo non troverà attuazione e pratica applicazione.

Foto scuola da Shutterstock

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21 commenti

  1. Cisco

    Lettera semplicemente straordinaria, sottoscrivo ogni singola parola. Ce ne fossero di persone con questa lucidità di giudizio. Oggi il problema e’ che la statolatria dilaga, il Leviatano depreda il popolo sia di risorse economiche che di risorse spirituali. Il Potere non è più al servizio dell’uomo, bensì l’uomo – fino ad arrivare alla sua stessa vita – strumento del potere.

  2. Quercia

    La scuola deve essere pubblica.
    Il diritto dovere di ogni genitore a educare i propri figli è sancito dalla Costituzione.
    Come riescono ad essere coerenti questi 2 principi?
    Semplice, non confondendo (magari volutamente) il termine statale con il termine pubblico.
    Un bene è pubblico quando è accessibile da tutti, senza condizioni. Quindi un bene pubblico può pure essere di proprietà di un privato.
    Un bene è statale quando è di proprietà dello stato. Un bene statale non è automaticamente accessibile a tutti i cittadini.
    Esempio banale: parco pubblico. Per avere la “qualifica” di pubblico è necessario che tutti possano accedervi senza limitazioni. Che poi il proprietario sia il comune o Tizio, cambia poco.
    Quanti parchi pubblici sono di proprietà di privati e/o enti privati? molti. Quanti parchi statali (comunali/provinciali/regionali/statali) sono vietati al pubblico? molti.

    Lo stesso discorso deve valere per la scuola.
    I genitori scelgono che genere di educazione dare ai propri figli. Possono decidere di provvederci in prima persona (HomeSchooling/scuola parentale), oppure delegano ad un terzo soggetto il compito di educare i propri figli. Ovviamente il terzo soggetto deve limitarsi alla delega ricevuta e non può insegnare principi in contrasto con quelli dei genitori.
    Qui entra in gioco il discorso pubblico. Ad ogni genitore deve essere garantito il libero accesso all’istruzione che ritiene più adatta per suo figlio. Il che si traduce concretamente nella gratuità del “servizio scuola”. Ciò non avviene se l’unica scuola gratuita, anzi..quasi gratuita, in uno stato è la scuola statale, che, come dice la parola stessa, non sarà “super partes, ma rifletterà i principi e le idee dello stato e quindi, in una democrazia, della maggioranza dei cittadini. Da ciò ne deriva che i figli non saranno più educati secondo i principi dei genitori, a cui la costituzione riconosce il diritto ad educare, ma secondo i principi della maggioranza che varierà a seconda degli anni. Quindi, in questo caso, il diritto ad avere una scuola pubblica viene meno a favore di una “preferenza” rispetto la scuola statale. Il che è ben diverso.

    1. Matteo Clavi

      Quante banali sciocchezze ….

      — “Come riescono ad essere coerenti questi 2 principi?”

      Semplice: lasciando che l’educazione sia appannaggio dell’istituzione scolastica STATALE.

      Un genitore puo dire quello che vuole ai figli ma l’istituzione a cui è demandata l’educazione NON PUO’ ESSERE LA FAMIGLIA.

      Un genitore è una persona qualunque che non ha NESSUNA competenza per educare in modo corretto, e spesso è lui che ha ancora bisogno di essere educato.

      Giovani di 20 anni ancora ragazzini o fondamentalisti religiosi come voi non sono la soluzione ma il problema nell’educazione ai figli.

      —- “Un bene è pubblico quando è accessibile da tutti, senza condizioni. Quindi un bene pubblico può pure essere di proprietà di un privato.”

      E certo una ferramenta è un bene pubblico.

      Un bene pubblico è un servizio PAGATO CON LE TASSE DI TUTTI che NON risponde a logiche di profitto
      ma soo al BENE COMUNE ed è sottoposto a regoe speciali rispetto ad un serizio privato.

      La scuola non è un negozio nè tantomeno un oratorio
      ma un SERVIZIO PUBBLICO ed esattamente come è accaduto per l’acqua deve essere ESCLUSO dall’ingerenza dei privati e delle religioni (che sempre istituzini private sono).

      Un privato persegue il proprio profitto economico NON il bene comune.

      Non esistono cristiani intelletualmente onesti.

      1. Quercia

        Caro Shiva/Marco, mi ha sempre affascinato il tuo rispetto verso le idee altrui. Sempre i miei complimenti.

        L’educazione spetta alla famiglia. In particolare i genitori hanno il diritto sacrosanto di educare i propri figli. Ti faccio notare che tutte le dittature hanno sempre cercato di strappare i figli alle famiglie per poterli “educare” come meglio credevano. Fascismo, nazismo, comunismo..tutti quanti. Sarebbe questo il servizio pubblico secondo te??

        Un paio di riferimenti…
        Art. 30 costituzione: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.”
        Art. 26 Dichiarazione universale diritti dell’uomo: “I genitori hanno il diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli”.

        Non pensavo di doverlo chiarire, ma ovviamente l’accessibilità di un bene pubblico, non si esaurisce con il “diritto” di entrata. Questo distingue un parco pubblico da una ferramenta, o da qualsiasi altro negozio. La ferramenta non è un bene pubblico o meglio non è un servizio pubblico, perchè, non so te, ma io per avere le viti devo pagarle. Se la ferramenta fosse di proprietà comunale e io dovessi sempre pagare le viti, quello non sarebbe un servizio pubblico, anche se gestito dallo stato. Ma un esercizio statale che “risponde alle logiche di profitto”.

        La scuola come bene pubblico significa appunto che tutti devono poter “accedere” a quel servizio, a prescindere dal livello economico dei vari cittadini. Per semplicità diciamo che deve essere pagato con le tasse? ok (circa). Questo non implica affatto che debba essere gestito dallo stato..anzi.Semplicemente che tutti i cittadini a prescindere dalla loro condizione, devono poter accedere all’istruzione. E, fintanto che non finiamo sotto una dittatura, i principi di tale istruzione non sono stabiliti dallo stato, che non è affatto un organismo onniscente, ma molto più banalmente, l’espressione del governo del momento (se va bene), ma devono essere decisi dai genitori.
        Se il servizio pubblico è gestito dallo stato, allora sarà un servizio pubblico statale.

        PS: non è che se scrivi in maiuscolo hai ragione 😉

        1. Su Connottu

          Shiva scrive in maiuscolo perché gli è più facile rileggere ciò che ha scritto.
          Non potendo gestire sul blog le dimensioni dei caratteri, le cazzate gli sfuggono comunque.

        2. Matteo Clavi

          —- L’educazione spetta alla famiglia. In particolare i genitori hanno il diritto sacrosanto di educare i propri figli. Ti faccio notare che tutte le dittature hanno sempre cercato di strappare i figli alle famiglie per poterli “educare” come meglio credevano. Fascismo, nazismo, comunismo..tutti quanti. Sarebbe questo il servizio pubblico secondo te??

          ESATTO! Fascismo, nazismo, comunismo….. e cristianesimo!!
          esattamente DITTATURE…
          NO non sono questi a rappresentare un servizio pubblico…

          bensì uno Stato Democratico!

          E i principi di tale istruzione SONO ASSOLUTAMENTE stabiliti dallo Stato in quanto istituzione che GARANTISCE l’imparzialità proprio perchè NON ha interessi privati essendo la rappresnetazione di TUTTA la società.

          Ripeto ancora: è PALESE che voi cristiani non risucite a concepire la libertà e la democrazia siete abituati alla dittatura e all’assolutismo, ad essere pascolati e questo dimostra ancora di piu come l’educazione NON è garantita dalla famiglia e la pericolosità sociale del cristianesimo proprio come dittatura.

          — Art. 30 costituzione: “È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.”
          Art. 26 Dichiarazione universale diritti dell’uomo: “I genitori hanno il diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli”.

          Istruire in cosa? nella geografia? diritto di priorità rispetto a chi?
          Quali “generi” ci sono d’istruzione?

          Un filgio NON è di proprietà dei genitori che non hanno NESSUN diritto di plagiarli o indottrinarli.
          Cosa dovrebbero fare i genitori TdGeova? rovinare la vita ai figli?

          Vergognatevi.

          1. Quercia

            Ciao Matteo. Un abbraccio

          2. Edo

            Carissimo Quercia, hai colpito nel segno secondo me: chissà se Matteo è mai stato abbracciato! A vedere quello che scrive, temo purtroppo di no.

          3. Piero

            Invito tutti a pregare per questo poveretto di shiva-matteo e tutti gli altri multinick con cui si presenta, è veramente sbroccato, una prece……

    2. xyzwk

      Se si accetta di vivere in una democrazia, sistema ovviamente non perfetto ma il migliore che abbiamo a disposizione, si accetta anche che le scelte decise a maggioranza, siano prioritarie (anche se non esclusive) rispetto a quelle del singolo, comprese quelle dei genitori nella sfera educativa. Il fatto poi che i genitori abbiano il diritto di decidere in merito alla sfera educativa dei propri figli è inserito nella Costituzione al pari del fatto che l’Italia è un paese democratico e che il popolo è sovrano. Questo si traduce nella volontà della maggioranza dei cittadini, viceversa se ognuno decide per conto proprio ci troveremmo in una situazione di anarchia. Del resto esiste la possibilità di fare scelte diverse per chi nella minoranza dei genitori non condivide le strategie della maggioranza, ma senza oneri per lo Stato che provvede già a fornire una adeguata educazione basata sulle indicazioni della maggioranza del popolo sovrano.
      Questa è DEMOCRAZIA!!!!

      1. Quercia

        Quindi se la maggioranza decidesse che in tutte le scuole bisogna 5 volte al giorno pregare verso LaMecca, a te non solo starebbe bene, ma sosterresti che è questa la democrazia.
        La verità è che lo stato democratico italiano ha deciso che l’educazione dei figli spetta ai genitori i quali hanno il diritto di scegliere qual è l’educazione più adatta x i propri figli. Sempre la democrazia ha deciso che la scuola deve essere pubblica, quindi accessibile a tutti.
        La democrazia ha deciso questo perchè era appena uscita massacrata da decenni di tirannia, in cui lo stato si era arrogato il diritto di, fra le altre cose, indottrinare i figli non suoi.

        Cmq…fintanto che l’unica scuola gratuita sarà quella statale, sia il diritto ad educare i figli sia il principio di scuola pubblica non è attuato.

        Cmq bel articolo.

        1. xyzwk

          Le strategie educative della scuola pubblica statale, quella cioè aperta a tutti e non basata dell’adesione a determinati valori di una parte minoritaria, derivano dalla volontà della maggioranza dei cittadini. Mi risulta che in Italia nessuno nell’ambito della scuola statale pensi di rendere obbligatoria l’educazione religiosa, tanto per restare all’esempio che porti sulle preghiere 5 volte al giorno, anzi più o meno da 30 anni non è piú obbligatoria neppure l’ora di religione. Finalmente aggiungo io!

          1. Quercia

            Xyecc…

            Finalmente….nella scuola statale i valori ” derivano dalla volontà della maggioranza dei cittadini”. Quello che cerco di spiegare da giorni.
            In tema di educazione dei figli però la maggioranza dei cittadini non è legittimata a decidere nulla, almeno fintanto che esiste l’art. 30 costituzione e l’Art. 26 Dichiarazione universale diritti dell’uomo.
            Inoltre ti faccio notare, di nuovo, che fintanto che l’unica scuola gratuita è quella statale ciò comporta che nè la scuola pubblica nè il diritto dei genitori ad educare i propri figli è garantito.

            x quanto riguarda il pregare 5 volte al giorno, era un esempio. Credevo fosse chiaro, ma probabilmente scrivo molto male, intendevo dire che se fosse vero che i “valori educativi” non devono essere decisi dai genitori ma dalla maggioranza (cosa falsa al momento oltre che sbagliata se venisse attuata) allora potrebbe valer tutto: dalle preghiere 5 volte al giorno al corso di bunga-bunga.

          2. xyzwk

            Per quanto riguarda l’esempio, é chiaro e io ho risposto a tono sull’esempio che hai fatto. Varrebbe per qualsiasi altra cosa che è lontana dalla cultura in cui viviamo. Poi dici che i genitori devono avere l’esclusivo diritto sulle scelte educative. A parte il fatto che non è vero completamente perché la scuola é l’agenzia educativa più importante e assieme ai genitori concorre all’educazione dei ragazzi, ma i genitori in definitiva sono i cittadini che costituiscono quella maggioranza democratica che determina le scelte educative della scuola quindi vedi che alla fine il cerchio si chiude. Restano fuori solo quei cittadini/genitori che fanno parte della minoranza che si oppone, ma in democrazia funziona cosí.
            Al prossimo voto, magari cambierà la maggioranza.

          3. Quercia

            Guarda che non per forza devi aver ragione.
            Se io ti faccio un esempio limite per farti capire che la teoria che sostieni non può essere vera, e tu in tutta risposta mi dici che l’esempio al momento non ti risulta sia essere stato proposto…non mi rispondi a tono, rispondi semplicemente fuori tema

            “La scuola é l’agenzia educativa più importante e assieme ai genitori concorre all’educazione dei ragazzi,”
            Innanzitutto non è la scuola statale, ma la scuola pubblica
            In secondo luogo, è vero che la scuola assieme ai genitori concorre all’educazione dei ragazzi, è altrettanto vero che la scuola svolge questo ruolo esclusivamente nelle vesti di delegato, non di decisore. Questo significa che i genitori scelgono l’educazione dei figli, nei limiti della legalità, e poi decidono se impartirla direttamente (homeschooling) oppure delegare un soggetto terzo (scuola).
            La maggioranza di cui parli, in democrazia, decide cos’è legale e cosa no. All’interno della legalità ogni genitore decide cosa insegnare. Quindi se te insegni a tuo figlio che rubare è giusto o come farsi in vena, lo stato ti punisce. Insegna l’opposto a tuo figlio e ti toglie la patria potestà.
            Se invece gli insegni che l’aborto è sbagliato, oppure che l’utero in affitto è un diritto, di pregare 40 volte al giorno, oppure che il paradiso è un’invenzione come babbo natale, la scuola non può insegnargli il contrario.
            Ovviamente questo è garantito solo se ogni cittadino può accedere liberamente all’educazione che ritiene più adatta a suo figlio. Si chiama scuola pubblica. Se invece l’unica scuola gratuita è quella statale, si arriva all’assurdo che solo i figli della maggioranza possono godere dell’educazione gratuita (a spese di tutti) mentre le minoranze non hanno lo stesso trattamento. Anzi devono pagarsi l’istruzione e pagarla x i figli della maggioranza.

  3. Matteo Clavi

    Solo i fondamentalisti religiosi non riescono a vedere che la scuola pubblica sarà veramente democratica quando sarà pienamente libera da ogni interesse ed ingerenza dei privati e delle religioni.

    1. Piero

      Hai ragione Shiva, i modelli ideali sono quelli dell’URSS, della Cina di Mao, della Germania di Hitler, della Cambogia di Pol Pot, lì la scuola pubblica era veramente democratica perchè completamente libera da ogni interesse ed ingerenza dei privati e delle religioni………..

      1. Matteo Clavi

        Hitler e PolPot? .. !

        Perchè hai citato l’URSS e la dittatura Nazista? … ma che ti dice il cervello…

        o le ingerenze dei privati e delle religioni oppure….. il Nazismo o Stalin….

        voi cristiani sembrate del tutto incapaci di concepire la dimensione di una vita normale, libera da abusi o violenze..

        Andate dallo psicologo prima che sia troppo tardi.

        1. Piero

          Shivetto bello, vedi, i totalitaristi come te, sono del tutto incapaci di vivere e di confrontarsi con opinioni e visioni diverse, per cui cercano in tutti modi di eliminare e censurare chi non si adegua al pensiero unico del momento…….tu sei letteralmente ossessionato ed invasato dal tuo anti-cristianesimo e purtroppo per te nessun psicologo o psichiatra ormai ti può aiutare….ma tranquillo, sappi che ci fai tanta tenerezza e che preghiamo comunque per te…….

        2. X

          Shiva, lo sai che Hitler fece chiudere le scuole “non controllabili direttamente dallo stato?

          1. Sebastiano

            Non lo sa. Ai tempi in cui lo avrebbe potuto studiare, era già impegnato a far manovre negli scambi ferroviari.

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