Liberate tutti gli scimpanzé dello Stato di New York, perché «anche loro sono persone» e devono quindi avere gli stessi diritti delle altre persone, cioè degli uomini. Questa settimana l’associazione animalista americana Nonhuman Rights Project ha presentato tre istanze in tribunale nello Stato di New York per liberare tre scimpanzé, costretti a «vivere in cattività».
SONO PERSONE LEGALI. Per tentare di liberare gli animali, l’associazione ha puntato sullo strumento dell’habeas corpus, lo stesso usato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1772 dal giudice Lord Mansfield che decretò che anche gli schiavi erano “persone legali” e quindi non potevano essere considerate proprietà di un’altra persona. Si potrebbe obiettare che gli scimpanzé non sono “persone legali”, ma il fondatore dell’associazione Steven Wise è convinto di poter dimostrare il contrario.
PROBLEMA DI UGUAGLIANZA. Parlando al Guardian, Wise spiega che «gli scimpanzé hanno straordinarie capacità cognitive, che includono la capacità di vivere la vita in modo autonomo. Secondo noi, le corti americane dovrebbero riconoscere e difendere qualunque essere in cui queste capacità sono presenti, a prescindere dalla loro specie».
Inoltre, siccome queste capacità sono simili a quelle degli uomini, «è una violazione dell’uguaglianza non considerare gli scimpanzé come persone legali, con tutti i diritti legali, solo perché c’è una qualità che li contraddistingue dagli uomini, e cioè che non sono umani».
VERONESI E GLI EMBRIONI. Gli animalisti esagerano? Neanche tanto, se si pensa che già nel 2005 un eminente professore come Umberto Veronesi dichiarava in un’intervista al Corriere della Sera: «Bisogna tutelare gli embrioni degli scimpanzé perché anch’essi sono progetti di esseri umani». Proprio così, non “animali” ma «progetti di essere umani». Chissà che seguendo questa strada non si riesca anche a «tutelare» gli embrioni degli uomini, che sempre secondo Veronesi «non sono persone» e di conseguenza dovrebbero essere «utilizzati per la ricerca».