Anche Dublino si muove per i matrimoni gay. «Ma la priorità dovrebbero essere lavoro ed economia»

Di Emmanuele Michela
06 Novembre 2013
Il Premier Enda Kenny si è detto favorevole ad un referendum sul tema, che probabilmente sarà nel 2015. Nel suo partito si oppongono: «La gente è stufa dei temi portati avanti dalle solite voci liberal»

L’Irlanda apre al matrimonio gay, attraverso un referendum che cadrà probabilmente nel 2015, se non addirittura già tra 12 mesi (più difficile). Dietro alla notizia che da ieri circola anche sulle agenzie di stampa italiane, c’è la prima vera presa di posizione del Premier irlandese Enda Kenny a favore delle unioni omosessuali: fino ad oggi il leader del Fine Gael non si era mai schierato per timore di agitare le acque interne al suo partito già torbide dopo il sostegno alla legge sull’aborto approvata a luglio. Ieri, invece, durante le celebrazioni del 25esimo anniversario del Dublin Business Innovation Center, il Taoiseach ha manifestato tutto il suo interesse a portare avanti la proposta del referendum, accogliendo i suggerimenti della Constitutional Convention, organismo preposto a vagliare ipotesi di cambiamenti costituzionali, come appunto può essere il “gay marriage”, che arriverebbe in un Paese dove già dal 2010 sono ammesse le unioni civili.

REFERENDUM FLOP. Il primo ministro sorride così a Eamon Gilmore, leader dei laburisti con cui regge la coalizione di Governo, che ieri, prima che Kenny parlasse, aveva ribadito l’invito fatto già in altre occasioni: l’Irlanda non può rimanere sorda di fronte ad una richiesta di diritti come quella che arriva dagli omosessuali, che chiedono appunto il riconoscimento delle loro unioni.
Le parole di Kenny voltano le spalle a diversi parlamentari del Fine Gael, il suo stesso partito, più freddi di fronte al tema. C’è chi ricorda come in Irlanda gli ultimi referendum siano stati accolti con scarso favore dalla gente, a partire da quello tenuto un mese fa sul Senato, in cui meno del quaranta percento degli aventi diritto si è presentato alle urne, riuscendo a bloccare l’eliminazione della costosa Camera Alta.

«PRIORITA’ AL LAVORO». L’obiezione più diffusa tra i dissidenti del Fine Gael è relativa all’importanza che si vuole conferire al tema: «La priorità del Governo dovrebbe essere concentrata sul lavoro e l’economia per i prossimi due anni», è il parere del parlamentare Patrick O’Donovan, che ricorda come solo in questi ultimi mesi il Paese stia respirando un po’ di ossigeno dopo aver fatto i conti con recessione e tasse alte a fronte della crisi finanziaria. Billy Timmins, invece, ricorda a Kenny di «imparare dai suoi errori», che lo hanno reso sempre più impopolare tra il suo elettorato con proposte troppo “liberal”: «Il matrimonio gay non è qualcosa di cui parliamo quotidianamente qui tra le colline di Wicklow (la contea dove Timmins è stato eletto, ndr), se ci dovesse essere un referendum, uscirebbe sconfitto. Molte persone sono stufe dei soliti temi portati avanti dalle solite voci liberal». L’unità all’interno del Fine Gael si è già incrinata lo scorso luglio quando in Parlamento si tenne il voto alla legge sull’aborto, e cinque parlamentari che votarono contro le indicazioni del leader Kenny furono esclusi dalla coalizione.

@LeleMichela

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13 commenti

  1. fabio

    Anche Dublino si muove perché il mondo va avanti nel progresso, nonostante voi vorreste restasse nel medio evo

  2. cornacchia

    Perché non pubblicate un articolo sulle accertate vessazioni subite dal ragazzo gay suicida?
    Forse che non è sempre l’omosessualità, ma anche l’omofobia, a ledere le persone?

  3. Paolo

    Mah non so capisce dove sia il problema….il doveroso riconoscimento delle famiglie omoparentali non è in contrasto con l’attuazione di misure economiche per il lavoro.
    Si tratta di un passo di civiltà importante quanto (se non di più a livello sociale) di politiche economiche.
    E soprattutto sarebbe rapido se non ci fossero le stantie ed infondate lamentale da parte dell’ideologia confessionale che un pò pignucola alla “discriminazione un pò tende con patetiche manifestazioni (si veda caso Francia) di mettere i bastoni tra le ruote all’emancipazione civile di uno Stato Laico.

  4. Andrea

    Il referendum sarà approvato con più del 70%.

    1. Tommasodaquino

      si certo , se andrà a votare il 10% della popolazione. secondo me verrà respinto.

      1. mike

        tanto anche se verrà respinto poi ci penserà un giudice. in un modo o in un altro tanto ci provano ad ottenere quanto vogliono. tutti i mezzi per loro sono buoni. a confronto machiavelli era pudico.

        1. Andrea

          Si può pensare sempre alla via legislativa. Solamente Fine Gael non ha una posizione in merito, anche se molti suoi rappresentanti sono a favore. L’anno scorso il partito Laburista aveva presentato un disegno disegno volto ad aprire anche ai gay il matrimonio.

      2. Andrea

        Come nel nostro ordinamento un referendum costituzionale non necessita di un quorum di partecipazione. Basta solo un quorum di approvazione. Es: si presentano 10 persone in tutto se 6 persone votano in favore del referendum allora questo sarà approvato.

      3. Andrea

        E’ la solita disnformazione di Tempi. Il referendum sul senato è stato respinto perchè non approvato, non perchè poca gente si è recata alle urne.

        1. Emmanuele Michela

          Mi sembra che sia proprio quello che ho scritto. Solo il 40% alle urne, che però è riuscito a bloccare l’eliminazione della Camera Alta.

  5. Bifocale

    Purtroppo l’ideologia del gender avanza a passi rapidi. Ma un’ideologia non potrà mai soppiantare la realtà.

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