
Altro che Sanremo, è sempre più nera la crisi del mercato discografico
Emma ha vinto il Festival di Sanremo. Bella canzone, ottima interpretazione, ma quali interessi si nascondono dietro questi talentuosi cantanti? Cosa muovono le case discografiche in termini di fatturato? Una ricerca condotta da Deloitte, su commissione della Federazione Industria Musica Italiana (Fimi), mostra i dati complessivi dell’industria musicale. Il fatturato totale della discografia nazionale nel 2011 è stato di 130 milioni di euro, composto da 103 milioni realizzati alla vecchia maniera, cioè attraverso la vendita fisica di album e singoli, e dai restanti 27 milioni generati dalle vendite sul mercato digitale. La Fimi ha sottolineato quanto la pirateria influisca in maniera decisamente negativa sul fatturato: «Se non ci fosse lo scarico illegale il fatturato sarebbe più o meno il doppio», fanno sapere dall’ufficio stampa. Da sottolineare che, nonostante il successo di ascolti della kermesse canora dell’Ariston, il maggior numero di acquisti musicali avviene nel periodo di Natale e non a febbraio.
La Fimi attribuisce il calo delle vendite anche all’incapacità di sostituire ai vecchi supporti fisici la cosiddetta “musica liquida“. Se infatti dieci anni fa i cd e i dvd si acquistavano solo nei negozi specializzati e ora si trovano anche nella grande distribuzione, l’acquisto elettronico registra ancora risultati mediocri. Negli Stati Uniti, per esempio, la musica in formato digitale costituisce circa il 53 per cento del consumo totale e i lettori mp3 stanno sostituendo definitivamente lettori cd e dvd. In Italia lo stesso fenomeno cresce, ma molto più lentamente. Rispetto al 2010, infatti, il mercato domestico ha subito un calo di 5 milioni di euro e ha cambiato la propria fisionomia. Nel 2010 erano 112 milioni gli euro spesi per l’acquisto di musica attraverso i canali tradizionali, contro i 103 milioni del 2011. La vendita su supporti digitali, invece, ha registrato 27,5 milioni di acquisti, qualcuno in più rispetto ai 22,5 milioni del 2010. In sostanza, si compra di meno ma lo si fa più su Internet.
I valori di mercato sono molto lontani dai risultati del periodo d’oro compreso tra gli anni ’80 e ’90, quando le copie vendute erano milioni e milioni. Ormai un cantante si aggiudica un disco di platino con 60mila copie vendute e il multiplatino con “sole” 120mila. Raggiungere questi obiettivi è considerato un successo dalle case discografiche. E pensare che negli anni 80 la canzone “Lady Oscar“, sigla del popolare cartone animato anno 80, interpretata dai I Cavalieri del Re, vendette quasi mezzo milione di dischi e la famosa “Felicità” di Al Bano e Romina Power, cantanta a Sanremo nel 1982, fu distribuita in tutto il mondo in 25 milioni di copie. A margine, però, una nota positiva: la musica italiana la fa ancora da padrona nel Belpaese, detenendo il 54 per cento del mercato (vedi classifica 2011), a fronte di una presenza dei cantanti internazionali che si assesta attorno al 40 per cento. Il restante 6% è riservato alla musica classica.
Twitter: @giardser
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