
Al’Abbè Pierre fan dire tutto e il suo contrario (purchè sia contro la Chiesa)
Parigi. A metà ottobre è stato pubblicato il libro Mon Dieu… pourquoi?, opera del fondatore di Emmaus, quell’ultranovantenne abbé Pierre del quale nell’introduzione il giornalista Frédéric Lenoir, coautore del libro, scrive che «pur essendo un credente, rifiuta di accettare la miseria e la sofferenza e consacra la sua vita a rendere questo mondo un po’ più umano».Il passaggio non è finito – naturalmente – sulle prime pagine dei giornali, che hanno preferito dar rilievo alla rivelazione dell’abbé Pierre: «Ho conosciuto l’esperienza del desiderio sessuale e della sua rara soddisfazione». L’abbé, che nel libro parla con comprensione di alcuni suoi colleghi che da anni vivono in concubinaggio, si dice anche favorevole al matrimonio dei preti. La storia si complica quando si parla di vizio e peccato: «L’atto isolato non è della stessa natura che la ripetizione di un atto che si sa negativo per noi e per gli altri», ed è per questo, scrive l’abbé, che «il vero peccato è il vizio, cioè la ripetizione di un comportamento distruttore per noi stessi e per gli altri». L’abbé scrive anche: «La semplicità non può esistere che nel vero. Bisogna rifiutare l’ipocrisia che esiste troppo spesso». Morale, nel libretto c’è una cosa e il suo contrario: l’ipocrisia va rifiutata, scrive l’abbè Pierre, che però accetta la menzogna di preti che vivono in concubinaggio. Forse ragione il cardinale Jean-Marie Lustiger, già arcivescovo di Parigi, quando dice che con l’età probabilmente l’abbé ha perso la testa.
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