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Berdyczów, Polonia (ma oggi sarebbe Ucraina), anni Sessanta dell’Ottocento. Nella stessa città dove cinquant’anni dopo sarebbe nato Vasilij Grossman, c’è un bambino dagli occhi tristi, perché mamma e papà son nei guai. Papà passa troppo tempo a scendere in piazza e a scrivere pamphlet contro lo zar. Mamma durante la settimana lo veste coi colori della bandiera francese, perché Napoleone era stato l’ultimo a parlare di una Polonia libera; e la domenica di nero, perché la Polonia invece è in mano ai maledetti russi. Tanto tuonò che piovve: la famigliola finisce in esilio a Vologda, nel profondo Nord-Ovest della Russia, dove non si può far nient’altro che ammalarsi di tubercolosi. E infatti.
La prima ad andarsene è la madre Ewa, nel 1865. Quattro anni dopo la segue Apollo, il papà: il bambino, Józef Teodor Konrad Nałęcz Korzeniowski, a 12 anni è già orfano, e forse è in vita solo grazie ai libri:
«Non so cosa sarei diventato, se non fossi stato un ragazzo che leggeva. Finiti i compiti, ...
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