
Adrianone l’africano
L’estate sta finendo, l’estate se ne va (Righeira, 1985). Lo capisco dal temporale appena fuori dalle finestre del mio eremo. Veramente, se dipendesse da isso, avrei pure potuto capirlo prima, ma penso che vi abbiano già spappolato a sufficienza sull’anticiclone delle Azzorre. La crisi di rigetto causata da 40 giorni di Mondiale è aumentata con lo spettacolino agostano del football: Ronaldo andata e ritorno; Eriberto che invece è Luciano; la Lega che chiede lo stato di crisi; i dialoghi Moratti-Gasparri; infine Galliani l’africano che da Tripoli, cercando di imitare Fosco Giachetti ne “Lo squadrone bianco”, afferma: «Siamo qui per l’immagine del calcio italiano». Ma per favore, siete lì per la grana, come sempre. Che schifo. Poi ho pensato che a settembre ricominciamo coi girotondi dei ricchi tornati da Cortina e Capalbio, con la Cgil, con le sabineferilli e i nannimoretti. Allora ho abbracciato lo schermo dove Gallianone diceva le sue sesquipedali, ma in fondo innocue, minchiate.
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