Aborto. Consiglio di Stato dà ragione agli obiettori. Tarzia: «È una vittoria, ma parziale»
Ma ora la Terza sezione del Consiglio di Stato ha dato ragione agli obiettori, sospendendo il provvedimento e riconoscendo la libertà di coscienza degli obiettori. La prima a esserne contenta è il consigliere regionale Olimpia Tarzia, che da subito si è molto attivata per seguire la vicenda. La giunta Zingaretti aveva motivato i suoi provvedimenti usando come scusa la mancanza di obiettori. «Niente di più falso e ideologico», dice Tarzia a tempi.it. «Le cifre dimostrano che nel Lazio ogni settimana vengono fatti solo due aborti chirurgici. È impossibile che non ci siano medici non obiettori per due soli casi».
SODDISFATTI CON RISERVA. A proposito della decisione del Consiglio di Stato, Tarzia non può che esprimere la propria soddisfazione, ma con una riserva. «È una vittoria, ma parziale perché il testo è incompleto, non essendoci alcun riferimento alle nuove tecniche abortive. Si parla solo di aborto chirurgico». E questo, secondo il consigliere regionale, è un grave handicap: «Il Consiglio di Stato non dice niente sulle prescrizioni della pillola del giorno dopo, dei cinque giorni dopo e la Ru486. Speriamo che questo non significhi che gli obiettori di coscienza debbano prescriverle, sarà sicuramente il caso di fare chiarezza. Qualsiasi sia il metodo per arrivare ad abortire, il risultato non cambia, alla fine del processo ci sarà un bambino in meno. Non è meno grave ricorrere a un farmaco piuttosto che a un trattamento chirurgico, non diminuisce la “pesantezza” del gesto. Quindi il fatto che non venga esplicitato nel testo, potrebbe diventare un alibi per quanti vorrebbero che i medici obiettori le prescrivessero».
PILLOLE. Su questo, Tarzia promette battaglia: «Mostreremo ricerche scientifiche che dimostrano che questi farmaci sono abortivi, anche se vengono chiamati semplicemente “pillole”». Molto spesso sono le giovanissime a ricorrervi: «Queste pillole vengono assunte con leggerezza da ragazze giovani, che non sanno che il loro corpo continua a svilupparsi fino ai 22 anni, per poi stabilizzarsi. Prendere una pillola del giorno dopo o dei 5 giorni dopo durante un periodo di crescita così delicato, che effetti potrebbe avere sull’organismo? Purtroppo non ci si bada, si pensa solo a come sbarazzarsi al più presto di un problema, che altro non è che un bambino».
Foto ecografia da Shutterstock
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6 commenti
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Il certificato rilasciato dal medico di consultorio, lo dice la parola, serve a certificare la gravidanza e non a interromperla. Se questo poi serve ad abortire, siamo, al momento in cui il medico lo rilascia, nel campo delle possibili intenzioni della donna. Del resto questo è quanto sostengono anche i medici obiettori quando prescrivono indagini prenatali a chi gli chiede perché eseguire queste indagini se poi non sono pronti a garantire tutte le scelte possibili della donna. Rispondono infatti: «ma noi non abortiamo, facciamo solo test prenatali» (le donne che porterebbero comunque avanti la gravidanza tendono a non farli, sia per evitare la percentuale di rischio sia perché tanto sapere non cambierebbe la loro decisione e allora perché turbarsi). Il certificato insomma dovrebbe solo attestare lo stato di gravidanza: perché si dovrebbe invocare l’obiezione di coscienza? Se la risposta è «perché io so che poi tu vai ad abortire», fin dove dovremmo ampliare lo spazio dell’obiezione? Se sono un taxista contrario all’aborto e so che tu prendi il mio taxi per andare ad abortire posso farti scendere? La decisione di abortire o no (dopo i 7 giorni previsti dalla legge 194 dopo la certificazione) è della donna e l’aborto non avviene in un consultorio. Non si capisce per quale ragione le circostanze previste dalla legge 194 per l’obiezione di coscienza, cioè le «procedure e le attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza, e non l’assistenza antecedente e conseguente all’intervento», dovrebbero essere forzate al punto da includervi la certificazione dello stato di gravidanza.
@ Filomena ^^^^
La tua amata 194 dice all’art. 9
“Il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 ed agli interventi per l’interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di coscienza, con preventiva dichiarazione.”
Il percorso della certificazione si inserisce nel percorso degli artt. 5 (concentrati in particolare sull’ultimo comma) e 7 . Il Presidente ha violato la norma. Punto
PS: Ci avrei scommesso che ti saresti lanciata ad aprire la discussione . Quando ti toccano il tuo “amato” aborto prendi vita …… Prendi vita ….. 🙂
E’ tutto il giorno che il barbuto razzola su internet per trovare qualcosa da scrivere.
Meriterebbe un po’ più di soddisfazione…
Si, ma dovrebbe abbandonare improvvisazione giuridica e tornare ai semplici slogan . Anche se dopo la performance del “voltarsi dall’altro lato” di fronte al monitor ecografico difficilmente può superarsi con nuovi spunti creativi.
La battaglia per la Vita non finisce mai , va quindi combattuta.
Il posto di filomena fa capire quanto cavillosi, sofisti e farisei siano i sostenitori della morte.
Perchè non usano un po’ della loro cavillosità per mettere in discussione in fatto che si possa ammazzare un bambino , e porre il delitto a carico del servizio sanitario nazionale.
Filtrano il moscerino e lasciano passare il cammello. Esseri spregevoli.