La preghiera del mattino (2011-2017)
Aborto al Pertini. I medici non erano obiettori? Chissenefrega. È colpa della «sharia cattolica»
IL CASO. Tempi.it vi ha già raccontato il caso, scoppiato dopo una conferenza stampa indetta dall’Associazione Luca Coscioni. A quattro anni dai fatti, una donna, Valentina Magnanti, ha raccontato: «Sono stata costretta ad abortire in un bagno, forse perché tutti i medici di turno erano obiettori». Il caso è stato immediatamente cavalcato dai giornali – in particolare Corriere e Repubblica – che hanno dato ampio spazio alla versione della giovane, non soffermandosi più di tanto su quel pudico “forse”. Lei ha rivelato di essere affetta da una malattia genetica «rara e terribile» e che, per colpa della legge 40 (fecondazione assistita), non ha potuto accedere alla diagnosi pre-impianto. Quindi, quando finalmente è riuscita a rimanere incinta, ma ha scoperto di aspettare una bambina malata, che altra scelta poteva avere se non quella di abortire? Già, quale altra scelta? Valentina ha accusato l’ospedale di averla lasciata sola con medici «forse obiettori» e che alle tre di notte sono entrati in camera sua «attivisti anti aborto con i vangeli in mano e voci minacciose».
La storia puzza. Perché raccontarla quattro anni dopo? Perché all’epoca dei fatti non è stata sporta denuncia? Chi sono questi attivisti pro life minacciosi che si aggirano nella tarda notte nelle corsie degli ospedali a spaventare la gente? Tutte domande che i grandi giornali non si pongono, ma anzi riportano solo il racconto della ragazza. Il tutto, si noti, solo qualche giorno dopo di un’altra notizia: l’Europa ci rimprovera perché abbiamo pochi obiettori di coscienza per garantire il diritto all’aborto.
LOGICA PERFETTA. La ragazza, in evidente difficoltà, dopo il comunicato dell’ospedale, tramite l’Associazione Coscioni, spiega di non volere più parlare. Perché «quello che dovevo dire l’ho già detto, e perché ripercorrere quel dolore fa ancora molto male». E perché «tutta l’attenzione si è concentrata sulla vicenda dell’aborto, mentre per me è importante che ci si occupi seriamente del vero problema alla base della mia storia, che è la legge 40». Capito? Si solleva la questione, questa viene smontata, ma la colpa è della legge 40. Logica perfetta.
PER FORTUNA C’E’ LA MAGISTRATURA. Ma ancora più incredibili sono le parole usate oggi sui giornali da Augias e Colombo. I due, fregandosene dei fatti, scrivono come se il Pertini non avesse chiarito i contorni della vicenda. Augias parla di «episodio agghiacciante», frutto della «famigerata legge 40», che ha portato a un «esito spietato». La colpa, ovviamente, è del «fanatismo ideologico e fintamente religioso di un governo tra i peggiori della Repubblica e di un Parlamento di ignavi che ha “partorito” quella norma». Un “fanatismo” – ma questo Augias non lo scrive – confermato da un referendum. Tra l’altro, il referendum che, nella storia della Repubblica italiana, ha il record di astensione.
Ma ad Augias che importa? Nulla, infatti scrive che è colpa dei medici «obiettori di coscienza», che in Italia sono troppi («oltre il 90 per cento» nel Lazio, scrive). Per fortuna, aggiunge il nostro, c’è la magistratura a raddrizzare quel che le leggi e gli italiani non accettano o non vogliono fare: «La legge è stata progressivamente smantellata da varie sentenze della magistratura la quale ancora una volta è dovuta intervenire per rimediare ai guasti di una politica malata». Rimediare. Gente non eletta da nessuno e che dovrebbe far applicare le leggi, non «smantellarle», è intervenuta. Per rimediare. Per fortuna.
SHARIA CATTOLICA. Sul Fatto, Colombo compie il secondo capolavoro. Parla di «predicatori armati di Vangelo (“armati” è la parola giusta) ammessi al capezzale della giovane donna senza suo desiderio o permesso, che hanno tentato di impedirle un aborto che non si poteva né impedire né rinviare, nel labirinto di leggi violate, di leggi pensate apposta, con crudele meticolosità, in modo da mantenere il controllo completo sul corpo delle donne, presumibilmente in nome di Dio». Anche per Colombo, tutta la colpa è della norma sulla fecondazione assistita, «una legge barbara di stampo fondamentalista in cui Stato e religione si associano nel divieto come in una Sharìa cattolica».
Anche lui, fottendose di quanto già chiarito dall’ospedale, scrive che «tutti i medici di ginecologia di quell’Ospedale, in preda a una vampata di fede», si sono dichiarati «”obiettori di coscienza”», e hanno abbandonato «cristianamente la giovane donna, che non può non partorire, al suo destino». In quell’ospedale, però, «hanno libero accesso, come in un film esageratamente anti-religioso e crudele, predicatori e predicatrici muniti di Vangeli che non capiscono neppure il loro comportamento stupido e crudele». Il finale di Colombo è da incorniciare: «La religione è stata spesso delittuosa nei secoli. Il caso di Valentina – isolata da finti credenti mentre ha un bisogno disperato di aiuto – merita di essere ricordato come una infamia italiana». Merita di essere ricordato. Solo su questo siamo d’accordo.
Articoli correlati
3 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
Questi uomini sono spettri.
Spettri dell’Anello.
Giusto, meglio citare Tolkien che Hitler.