Anche noi abbiamo una nuova tradizione natalizia: abbatti l’elfo di Natale

Di Caterina Giojelli
11 Dicembre 2022
È brutto, è caro, è grillino, si sveglia col cruccio di chi deve spiare e va a letto dopo averlo denunciato. Roba che Orwell era un dilettante. Dateci un martello e lasciate che i pupi vadano a Santa Claus cattivi come sono

Ce l’abbiamo noi una bella idea natalizia affatto costosa, che non contiene plastica, conservanti, additivi, non sfrutta la gente e non emette emissioni: abbatti l’elfo di Natale. O come diavolo si chiama, l’Elf on The Shelf.

È brutto, è caro, è grillino. Pare uscito da una fecondazione assistita tra la bambola assassina Annabelle, Pinocchio e il signor Bonaventura. Costa 30 euro, cioè come una donazione minima per adottare l’orso polare del Wwf, soprattutto è uno che si sveglia col cruccio di chi deve spiare e va a letto dopo averlo denunciato. Insomma un delatore. Però può essere facilmente smaltito in un sacchetto di canapa o nel tappetino dello Yoga intrecciato da una cooperativa sociale dello Yucatan.

L’elfomania delle mamme influencer

Come ha fatto un aggeggio del genere a scatenare l’elfomania in tante madri blogger e family influencer di solito concentrate sul cibo biologico, il pannolino eco lavabile o il riciclo creativo coi colori senza piombo? A meritarsi gli articoli di tanta stampa? Che fa l’Elf on The Shelf? A parte finire immortalato sui social delle mamme che lo ficcano in lavatrice, nel lettino dei pupi, sull’albero di Natale, nel barattolo di Nutella, s’intende.

L’elfo sulla mensola fa l’informatore: è questo il suo posto nel mondo dal 2005, quando l’eclettica Carol Aebersold e sua figlia Chanda Bell hanno scritto un libro – Elf on the Shelf: A Christmas Tradition, appunto, diventato un best seller – per raccontarne la storia ai bambini americani: quella dell’aiutante di Babbo Natale che per il Ringraziamento compare sulle mensole delle loro camerette, li osserva, dopo di che ogni notte torna al Polo Nord per fare rapporto e riferire come si sono comportati e al mattino torna al suo posto. In casa e non sulla mensola: ai genitori il compito di farlo riapparire sul lavello, nel cassetto dei calzini, organizzare scherzetti in vece sua.

La funzione educativa dell’elfo: fare la spia

Altre cose da sapere: secondo la neotradizione natalizia l’elfo di per sé sarebbe intoccabile, vietato ai bimbi spupazzarlo. E il 24 dicembre scompare. Ma visto il successo di pubblico e merchandising può riapparire per altre 24 ore di sorveglianza speciale, quelle precedenti ai compleanni dei bambini, non per nulla le due autrici hanno in fretta dato alle stampe il sequel dell’elfo natalizio, Elf on the Shelf: A Birthday Tradition.

In altre parole, l’elfo ha quella che i giornali chiamano “funzione educativa”: fare la spia e dissuadere i bambini dal comportarsi male, pena l’inserimento nella lista di proscrizione dei bimbi cattivi che non avranno regali.

Agente elfo nello zaino, Orwell era un dilettante

Dai nostri inviati speciali alle elementari, sappiamo che questa nuovissima e paternalistica tradizione prenatalizia a base di controllo, premialità e veline giudiziarie a Babbo Natale, non risparmia i bambini neanche a scuola. Bacio di mamma, agente Elf nello zaino e via. Roba che al confronto Orwell era un dilettante.

Intendiamoci, qui si ama Shakespeare e Tolkien, e nessuno vuole stigmatizzare gli elfi – evviva gli elfi tutti un po’ femminielli e tutte le loro orecchie a punta e le sottorazze e le mamme che realizzano per loro cappellini con il rotolo della carta igienica -, ma questa del preparare al Natale i bambini come al club degli amici dello scontrino contro i bastardi evasori fiscali, questa del dover “meritare” la nascita del Dio bambino e i doni di Santa Claus, questa dell’appendere l’avvento a un eventuale senso di colpa invece che all’entusiasmo della festività, ci piace per niente. E non solo perché chi fa la spia non è figlio di Maria.

Natale grillino? Dateci un martello

Ma perché al pari delle bugie dei genitori su Babbo Natale l’Elf on the Shelf, lo spifferone dalle gambe troppo corte per farne salsicciotti paraspifferi (che avrebbero potuto preservare, se non l’orso polare dai cambiamenti climatici, almeno una famiglia dalle glaciazioni del pianerottolo), va incarnando una mica tanto cristiana idea di giustizia come denuncia e di coscienza come moralismo. Una idea grillina del Natale.

E lo sappiamo che fine fece il Grillo quando il grullarello infuriato gli scagliò addosso un martello nella più bella delle favole, «ebbe appena il fiato di fare crí-crí-crí, e poi rimase lì stecchito e appiccicato alla parete». Per questo curatevi prima di avvolgerlo in un sacchetto di canapa o nel tappetino dello Yoga intrecciato da una cooperativa sociale dello Yucatan. E se proprio volete riempire una mensola per preparare la famiglia al Natale infilateci un altro caso editoriale, questo caso editoriale. E lasciate che i bambini vengano a Babbo Natale come Pinocchio, con bugie, misfatti, e tanta pazienza per le mamme elfomaniache.

Foto di Hello I’m Nik su Unsplash

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.