
Il debito pubblico? Se Parigi piange, Roma farebbe bene a non ridere troppo

In Francia risuonano gli allarmi: è notizia di giovedì che alla fine del primo trimestre del 2025 il debito pubblico è stato calcolato in 3.345,8 miliardi di euro, 40 in più dell’ultimo trimestre del 2024. «Siamo oltre il pericolo, siamo quasi alla catastrofe», commenta il neo-gollista (Les Républicains) Jean-François Husson, presidente della commissione Finanze del Senato francese. I giornali danno per certo che alla prossima revisione dei rating, quello della Francia scenderà dalla doppia A alla A semplice.
In Italia qualcuno sorride: il nostro debito pubblico ammonta “solo” a 3.063 miliardi di euro alla stessa data di quello francese. Qualcun altro bacchetta coloro che sorridono: calcolato in rapporto al Pil (prodotto interno lordo), il debito francese è inferiore a quello italiano, poiché il loro 114 per cento è meno pesante del nostro 136 per cento circa. In rapporto al Pil, il debito pubblico italiano è il terzo al mondo fra quelli dei paesi industrializzati dopo Giappone (237 per cento) e Grecia (154).
Il vero indicatore del peso del debito
In Francia come in altri paesi, c’è chi sostiene che bisogna incoraggiare i consumi per aumentare il gettito fiscale e quindi la possibilità di rientrare dal debito. I 4.500 miliardi di euro di risparmio delle famiglie francesi (senza contare le proprietà immobiliari) fanno gola ai responsabili della contabilità. Ma altri fanno notare che è proprio grazie al risparmio, investito in buoni del Tesoro e in assicurazioni sulla vita, che il debito francese resta sostenibile.
In realtà, per capire il peso del debito pubblico sulla vita economico-finanziaria di una nazione bisognerebbe tenere conto di un altro indicatore: la spesa per interessi. Evidentemente il debito pubblico pesa di più là dove la spesa per interessi si porta via una quota maggiore di finanza pubblica e di Pil. Il debito francese in cifra assoluta è superiore a quello italiano, ma il suo servizio si porta via “solo” 58 miliardi di euro all’anno, contro gli 85 miliardi dell’Italia.
Ciò è dovuto al tasso di interesse più basso e al Pil più grande della Francia rispetto all’Italia. Il nostro Pil l’anno scorso è stato pari a 2.190 miliardi di euro, quello francese a 2.920 miliardi. Per sapere quanto queste cifre incidano sul Pil nazionale, possiamo riferirci solo ai dati del 2023, gli ultimi ufficiali. Secondo i calcoli del Fondo monetario internazionale (Fmi), alla fine di quell’anno gli interessi sul debito pagati dall’Italia erano pari al 3,69 per cento del suo Pil, quelli della Francia all’1,87 per cento.
La classifica in base al peso degli interessi
Nella classifica della maggiore spesa per interessi sul debito pubblico in rapporto al Pil nazionale alla fine del 2023 l’Italia è quinta fra i paesi industrializzati; non è più preceduta da Giappone e Grecia, ma da Islanda (5,37 per cento), Ungheria (4,71 per cento), Ucraina (3,88 per cento) e Stati Uniti (3,86 per cento). Altri importanti paesi industrializzati che spendono più del 3 per cento del proprio Pil per pagare gli interessi sul debito pubblico sono il Canada (3,2 per cento) e il Regno Unito (3,08 per cento).
Fra i paesi emergenti, quelli maggiormente dissanguati dagli interessi sul debito pubblico sono il Brasile (8,2 per cento del Pil), il Pakistan (6,82 per cento), il Messico (6,22 per cento), l’Angola (5,43 per cento), l’India (5,41 per cento), il Kenya (5,04 per cento), il Sudafrica (5,01 per cento), il Costa Rica (4,73), la Giordania (4,72 per cento) e la Colombia (4,26 per cento). Mancano i dati di popolosi paesi come Egitto e Myanmar, dove sicuramente per il servizio del debito si spende più del 3-4 per cento del Pil.
I paesi virtuosi
La lista dei paesi “virtuosi” che spendono meno dell’1 per cento del Pil negli interessi sul debito è abbastanza lunga. A parte quelli che non pagano causa default o remissioni del debito da parte dei creditori – e che quindi virtuosi non sono –, meritano di essere segnalati alcuni grandi paesi che contano parecchio nel mondo: Cina e Arabia Saudita spendono solo l’equivalente dello 0,94 per cento del proprio Pil, la Germania lo 0,87 per cento, la Russia lo 0,78 per cento.
I famosi paesi frugali dell’Unione Europea (Austria, Danimarca, Finlandia, Olanda e Svezia) che non intendono fare sconti agli indebitati paesi dell’Europa meridionale spendono tutti attorno all’1 per cento del proprio Pil per gli interessi sul debito: l’Austria l’1,17 per cento, la Danimarca lo 0,66 per cento, la Finlandia l’1,14 per cento, l’Olanda lo 0,68 per cento e la Svezia lo 0,74 per cento.
Italiani, francesi, spagnoli (2,4 per cento) e greci (2,77 per cento) sono avvisati.
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