
Cinema Fortunato
“Mickey 17” poteva finire ai titoli di testa. Purtroppo si trascina per altre due ore

Il testo che segue è tratto dalla puntata settimanale di “Cinema Fortunato”, la newsletter di recensioni cinematografiche riservata agli abbonati di Tempi. Abbonati per riceverla ogni giovedì.
Legenda: ★★★★ pazzesco | ★★★ ci sta | ★★ ’nzomma | ★ imbarazzante
Mickey 17 ★
Di Bong Joon-ho
Dove vederlo: al cinema
Raffazzonato mescolone fantascientifico/horror/grottesco che riciccia tematiche ampiamente raccontate dal cinema recente e passato: dal tema del doppio fino ad arrivare a scenari da totalitarismo e pensiero unico. Non che sia un male riciclare il noto, ma bisogna almeno stupire sul piano visivo o narrativo. Cosa che non riesce al regista di Parasite (ma anche di The Host che forse è il suo film che più si avvicina a Mickey 17). Ci sono problemi di narrazione, con una vicenda che sembra aver detto tutto quello che doveva dire prima dei titoli di testa; problemi di tenuta narrativa con l’ennesimo film che sfora senza motivo le due ore di durata e problemi di definizione dei personaggi. Troppo macchiette i personaggi collaterali, poco definiti dal punto di vista introspettivo. Rimane solo, in tutti i sensi, il povero Robert Pattinson alle prese con un altro film sfortunato.

Lee Miller ★★★
Di Ellen Kuras
Dove vederlo: al cinema
Biopic abbastanza tradizionale nell’impianto narrativo e nella regia, elegante, ma senza grandi idee. Si ripercorre la vicenda della fotografa di guerra Elizabeth Miller, sulla base della biografia scritta dal figlio. Tutto già visto, compresa la definizione di un personaggio femminile e femminista che lotta per trovare il proprio posto in un mondo maschile come quello dell’esercito. Eppure a convincere è la prova, come sempre maiuscola, di Kate Winslet, che deve interpretare la donna in tre età diverse e, nonostante un trucco un po’ così, porta a casa l’ennesima performance grandiosa della carriera e traina l’intero film. In più, sul finale, la ricognizione fotografica sui campi di sterminio toglie il respiro nonostante la delicatezza nel raccontare quella terribile pagina di storia.

Il nibbio ★★
Di Alessandro Tonda
Dove vederlo: al cinema
Buon resoconto del rapimento della giornalista Giuliana Sgrena e della sua liberazione. Pecca un po’ di uno stile televisivo a tratti, per quanto in questo caso la tv sia quella delle serie americane dove ci si mena e si va velocissimi. Claudio Santamaria è bravo nel dare intensità al personaggio di Nicola Calipari, che è tutto tranne che un grigio funzionario del Sismi. Anzi, il tocco che il regista riesce a infondere alla narrazione è proprio quel lato di umanità che rimane in secondo piano in operazioni cinematografiche di questo tipo.

Amadeus ★★★★
Di Milos Forman
Anno di uscita: 1984
Dove vederlo: al cinema
Clamorosa trasposizione cinematografica dell’omonima opera teatrale di Peter Shaffer del 1978 ispirata a Mozart. Esce al cinema per pochi giorni (24, 25 e 26 marzo) in una nuova veste in occasione del suo 40esimo anniversario. Va preso per quello che è, cioè per un grande spettacolo di musica e cinema con interpreti sopraffini e una grande regia di Milos Forman che, da sempre, ha raccontato l’irriducibilità dell’individuo di fronte al Potere che omologa tutto e tutti. Uscì nel 1984 e fu il più grande successo commerciale di Forman. Vinse 8 Oscar ma non quello che forse era il più atteso, cioè il miglior attore per Tom Hulce, battuto proprio dal collega che interpretava Antonio Salieri nello stesso film, F. Murray Abraham.
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