A Milano la crisi si combatte col microcredito

Di Chiara Sirianni
30 Aprile 2012
La Fondazione Welfare Ambrosiano aiuta le persone in difficoltà economica ad avere accesso a formule di microcredito. Le richieste sono centinaia: il 69% arriva dal sociale, il 31% dalle imprese.

«Ti aiutiamo ad aiutarti». È questo lo slogan della Fondazione Welfare Ambrosiano, costituita nel 2009 dalle organizzazioni sindacali, dalle istituzioni locali e dalla Camera di Commercio, con un fondo di gestione alimentato anche da contribuzioni derivanti da contrattazioni collettive tra sindacati e imprese. L’obiettivo? Affrontare le fasi di difficoltà, l’invecchiamento demografico e le nuove povertà. I beneficiari sono persone che svolgono un’attività di lavoro a Milano e che incontrano una fase di momentanea difficoltà. Esiste anche un progetto di microcredito per chi non riesce ad avere accesso ai prestiti ufficiali delle banche, e sono 350 i cittadini che finora ne hanno approfittato. Di che si tratta? Spese per la casa, la famiglia, la salute, la riduzione di debiti pregressi, lo start up di nuove imprese, le difficoltà economiche di attività commerciali.

«Grazie a questo progetto, sostenuto dalle banche partner ma anche da una solida e diffusa rete di volontari sul territorio, stiamo riuscendo a offrire risposte concrete a persone normalmente non bancabili perché escluse dal circuito del credito ordinario per mancanza di sufficienti garanzie» commenta l’assessore alle Politiche per il Lavoro e Sviluppo economico Cristina Tajani. «Stiamo lavorando a nuovi progetti di mutualismo. Per questo abbiamo coinvolto enti e associazioni che già lavorano su progetti simili, a cominciare dalla Diocesi. È necessario mettere in rete le diverse iniziative di sostegno e promozione sociale per creare la massa critica necessaria a far uscire Milano dalla crisi, salvaguardando la coesione sociale».

Per quanto riguarda le richieste di microcredito sociale, il 24% lo utilizza per pagare le spese per l’abitazione (affitto, ristrutturazioni, bollette, spese condominiali), il 23% per motivazioni diverse (spese mediche, debiti e difficoltà economiche), il 20% per esigenze familiari (temporanea riduzione del reddito, spese impreviste),  il 21% per l’estinzione, la riduzione o la ristrutturazione di debiti pregressi, il 2% per il pagamento della rata del mutuo, il 6% per la formazione professionale e l’istruzione. Il 58% del credito d’impresa per le star up riguarda richieste di finanziamento tra i 17.000 e i 20.000 euro. Il 60% delle domande del credito sociale viene concesso a italiani, il 40% a stranieri.

E il credito d’impresa? Il 47% delle richieste interessa le start up: si tratta prevalentemente di esercizi commerciali (colorifici, fruttivendoli, sartorie, rivenditori di ricambi moto, rivenditori di computer) o di società di servizi (siti web, pony express, asili nido, agenzie fotografiche). Il 18% sono richieste per difficoltà economiche legate all’attività, il 20% dei casi sono richieste la cui motivazione è ancora sconosciuta in quanto appena depositate. Il 49% del credito sociale riguarda finanziamenti tra i 2.000 e i 5.000 euro, il 71% al di sotto degli 11.000 euro. Il 77% delle domande per il credito d’impresa viene concesso a italiani, il restante 23% agli stranieri. Attualmente i cittadini che hanno già ricevuto il finanziamento sono un centinaio, altre 68 persone sono in attesa di valutazione dalle banche, le restanti domande sono in fase di accettazione da parte della Fondazione.

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