
L’arredo che non sta mai fermo
Fanno Recalcati, un cognome che sa molto di milanese. In città, qualche anno prima del secondo conflitto mondiale, il nonno Simone col piglio dell’imprenditore apriva panetterie, cogliendo nel segno con la rosetta e altro pane quotidiano. Prima delle bombe sulla città, la famiglia lasciava Milano per la Brianza, Sovico. Paese piccino, assai prossimo alla regale Monza. Suo figlio Luigi, che ha preso molto da lui, dopo un periodo a commercializzare condizionatori per aziende, voleva misurare la bontà di una sua intuizione, quella di proporre ad aziende di divani e poltrone la formula dei trasformabili. Per intenderci un brevetto in grado di far assumere a quegli oggetti da arredo la funzione di letto grazie a innovativi meccanismi meccanici. La piccola attività così ricca di ingegno prendeva il nome di Relus, che sta per Recalcati Luigi Sovico. Dalla prima ora, segnata dal felice brevetto, molti altri ne seguirono sempre sulla scia dei trasformabili. Ad oggi se ne contano oltre mille. Nel 1971 il passo per così dire obbligato: l’azienda decideva di realizzare in proprio pure il prodotto finito, cioè poltrone e divani con i loro bei accessori meccanici per far assumere al divano la forma di letto. Il mercato rispondeva, gli architetti apprezzavano, i riconoscimenti arrivavano. Come nel 1974 quando l’azienda veniva premiata con l’Oscar dell’arredamento. Undici anni dopo, sull’onda di quella bella avventura, nasceva Futura. E nello stesso anno Luigi Recalcati lanciava il trasformabile “Le vele”, il prodotto che identificherà l’azienda, un po’ come la Vespa per Piaggio. Firmato da sé medesimo, si tratta di poltrone girevoli e distanziabili che permettono a chi vi ricorre varie posizioni, da quella di conversazione affiancata, contrapposta, diretta ed opposta a quella di riposo mediante la trasformazione in letti singoli o in un unico letto matrimoniale. Oggi l’azienda è guidata dai figli, Federica e Roberto. La sede principale è a Meda, città del mobile per definizione. Mentre a Sovico, dove tutto è nato, rimane l’unità produttiva che realizza la parte meccanica dei trasformabili. «Mio fratello Roberto, presidente della società, è sempre in giro per il mondo. Incontra, allaccia relazioni che possano dare risultati. Per come lo vedo in azione non poteva che fare l’imprenditore, è tutto nostro padre. Quando ha un’idea che ritiene buona non lo fermi più». Lei, Federica, ma tutti la chiamano Chicca, è vice presidente, l’anima commerciale di Futura. Segue la vendita, il rapporto con gli agenti e con i punti vendita. Arriva prestissimo in azienda perché, dice, non vuole trascurare nulla. «Ogni giorno è densissimo di cose, bisogna viverle con la coscienza a posto e il più possibile preparati». E il lavoro proprio non manca da queste parti. Diciamo che non è mai mancato. Il papà ci aveva visto giusto, «era convinto che col passare del tempo le case sarebbero diventate sempre più piccole e pertanto l’esigenza di divani e poltrone multifunzione avrebbe assunto una dimensione importante». E se allora in Italia i metri quadrati non erano ancora un problema, lo stesso non poteva dirsi altrove, ad esempio ad Est. «Iniziammo a collaborare con la Jugoslavia. Lì i trasformabili risultarono subito una soluzione vincente. Qui da noi nella seconda casa, in campagna, al mare o in montagna. Per fare breccia nel cosiddetto primo impianto abbiamo dovuto aspettare qualche anno, appunto che le case per così dire si restringessero. Come aveva previsto Luigi Recalcati».
Curiosiamo nell’ufficio che occupa l’attività di ricerca e sviluppo. Sui tavoli schizzi, disegni e anche tessuti, «perché è fondamentale pure la scelta del rivestimento se si vuole che la qualità raggiunga il top». L’occhio cade su un nuovo libro dedicato a come sta cambiando l’arredo urbanistico. Ci spiega Chicca Recalcati che occuparsi della produzione di trasformabili significa dover tenere in gran conto come vengono tirate su le case. La questione è delicata e strategica e riguarda la razionalizzazione degli spazi, l’armonia fra gli ambienti. «Per noi è decisivo metterci in sintonia con la cultura dell’abitare oggi. Più conosciamo le nostre case e più possiamo realizzare prodotti che stiano al meglio in quei metri quadrati». Certo che ormai è riduttivo pensare al trasformabile Futura come semplice, seppur ingegnoso, passaggio da divano a letto. è molto di più. Lo vediamo bene nello show-room come da un singolo elemento di partenza, con semplici movimenti manuali, si possono ottenere due, tre, anche cinque varianti e ognuna ne muta l’aspetto, ma soprattutto ne cambia l’uso. «Divani, sedute e poltrone multifunzione sono pensati per un habitat che muta, in sintonia piena con i moderni stili di vita». Questa trasformabilità piena del prodotto che mai ne inficia l’aspetto estetico è letta dalla vice presidente con un’efficace definizione: «Potremmo quasi chiamarlo arredo in movimento. Come se questi oggetti fossero vivi per davvero. Una cosa è certa: per noi un’anima ce l’hanno eccome».
E pure lì succede quel che ha fatto la storia della Brianza del mobile, ovvero il felice incontro tra imprenditore e designer. Molti dei prodotti del catalogo Futura portano la firma di progettisti che all’arredo domestico hanno fornito il loro guizzo d’autore, sempre e comunque una creatività allineata alla massima funzionalità. Fra gli altri Cini Boeri, Carlo Forcolini, Gaspare Cairoli. «Grandi talenti che bene sono riusciti a comunicare il nostro presente che si apre al futuro ma ben impiantato nella tradizione. E cioè libertà di pensiero, di movimento, di comportamento».
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!