Bella metafora. È la politica o l’antipolitica che puzza?

Di Luigi Amicone
31 Maggio 2007
Tredici domande che l'"allarme 1992" e il tormentone Partito democratico non riescono a sedare

Questo è un appello bipartisan agli italiani che hanno la testa sulle spalle e che da destra a sinistra, dal governatore della Lombardia Roberto Formigoni al sindaco di Brescia Paolo Corsini, da Luca Ricolfi a Giuliano Ferrara, forse sono anch’essi un po’ atterriti dallo sfascismo antipolitico che riempie la pubblica conversazione. La domanda essenziale è la seguente: ci sono o non ci sono buone ragioni per sospettare che non un complotto, ma un coacervo di interessi molto particolari si sia messo in marcia per disarticolare quel poco di buono che c’è in Italia affinché, alla fine, un popolo stanco e disorientato si consegni alla nomenklatura di poteri (internazionali?) forti? A nostro parere il sospetto c’è e gli interrogativi che lo autorizzano, tanto per accennarne solo alcuni, sono i seguenti.
1. Come nasce e quale obiettivo si prefigge la campagna antipolitica lanciata a freddo dalle colonne del Corriere della Sera al cospetto di un’intervista a un ministro superpolitico qual è Massimo D’Alema? Siccome quel Sansone di Partito democratico non esiste, si vuole forse trascinare tutta l’Italia nel destino ubriaco, senz’anima e senza leadership, di un partito inventato in un salotto della borghesia?
2. Come si spiega l’attuale indignazione antiparlamentare quando una relazione non falsa della recente storia patria potrebbe facilmente reperire il degrado e la paralisi della politica italiana (ma anche del giornalismo, del mondo del lavoro, della cultura eccetera), il suo trasformarsi in succedaneo di caste di terza e quarta categoria, in anni (e sono ben quindici) di sostanziale sostituzione della politica con la sbrigativa (e inefficace) via giudiziaria che ha agito (e agisce) in modo tanto spettacolare quanto utile a favorire il protagonismo di certi magistrati, di certi interessi corporativi e di certi partiti politici?
3. Di che cosa è metafora la tragedia della Campania seppellita da migliaia e migliaia di tonnellate di rifiuti e, nonostante il rischio di epidemie e quant’altro, di un presidente della Repubblica che davanti a tanto sfacelo telefona a un sindaco Masaniello per (di fatto) legittimare l’ennesima manifestazione di scellerata demagogia e di ignoranza plebea? Perché il presidente non telefona ai commissari, ai magistrati e ai politici straordinari che in dieci anni hanno bruciato migliaia di miliardi dei contribuenti senza risolvere uno solo dei problemi della Campania?
4. Come si spiega che i grandi giornali nazionali, Corriere e Repubblica in testa, che non hanno fatto mai mancare il loro vivace sostegno democratico alle amministrazioni politicamente corrette della Campania, non sono mai state capaci di organizzare una benché minima campagna nazionale contro la distruzione sistematica delle più elementari condizioni del vivere civile in quella bella regione dell’Italia? E come si spiega, invece, che gli stessi giornali siano così puntigliosi e severi nel sostenere le più risibili manifestazioni ambientaliste a difesa di un albero o di una covata di piccioni in regioni come la Lombardia o il Veneto?
5. Ci possono spiegare i nostri signori dell’antipolitica per quale ragione esistono poche Procure in Italia (praticamente solo quelle di Milano e di Palermo) che producono inchieste a manbassa, ma se poi le inchieste piegano dalla parte sbagliata quelle stesse Procure si prendono un attimo di «prepotente» villeggiatura?
6. Ci possono spiegare perché l’antipolitica ce l’ha tanto anche con la Chiesa? Forse perché fa da barriera ai suoi affari di biotecnologia in utero, ai suoi supermercati di bambini in provetta, alle sue cliniche della morte? Forse perché, dato che le famiglie non si possono permettere certi lussi, bisogna sfasciare quel che rimane della famiglia e sostenere l’individuo solipsistico, borghese, sessodipendente, che tutto ciò che guadagna lo brucia in consumi?
7. Ci possono spiegare perché un giorno sostengono le campagne antiproibizioniste, un altro i decreti di governo sul raddoppio della dose, un altro ancora il kit antistupefacenti e alla fine mandano i carabinieri nelle scuole mentre continuano a predicare che fa più male il vino della cannabis?
8. Ci possono spiegare perché sostengono il grande capitalismo italiano un po’ straccione che prende i soldi dallo Stato e li usa da una parte per mettere in mobilità gli operai, dall’altra per investire in speculazioni finanziarie, mentre la piccola e media impresa (l’unica che continua a tirare) no, quella non va bene, o “fa sistema” o “deve morire”?
9. Ci possono spiegare perché non si battono per aumentare i miserabili salari degli operai e perché non raccontano al popolo che i miserabili salari degli operai non dipendono dalle prebende dei politici (o volete sul serio che i parlamentari ricevano stipendi così bassi da trasformarli in lacché al servizio dei potentati economici?), ma dalle tasse che servono per finanziare i 450 mila statali in esubero e i cunei fiscali per le grandi imprese?
10. Ci possono spiegare perché esiste ancora un Policlinico Umberto Primo, un’Alitalia o una Rai, aziende per le quali i contribuenti italiani (specie del Nord) sono ogni anno chiamati a sobbarcarsi l’onere di ripianare i debiti, col risultato che le loro famiglie diventano più povere, mentre la sanità, il lavoro, l’istruzione (specie al Sud) non decollano perché rimangono legati al modello Iri, alla logica dei sussidi e dello Stato assistenziale?
11. Ci vogliono spiegare perché non dovremmo ritenere che la cupola della mafia non sia il Parlamento eletto dal popolo, ma lo Stato che invade la società del popolo e che si autoriproduce nella pletora di piccoli, medi, grandi burocrati e militanti delle cause imposte dai boss delle corporazioni che pietrificano i veri interessi e i reali bisogni della gente comune?
12. Ci possono spiegare perché non si dovrebbe auspicare la nascita dal basso di comitati popolari di cittadini guidati da idee e autorità civili coraggiose, di destra e di sinistra, finalmente alleate nella difesa degli interessi popolari?
13. Ci possono spiegare, governatori come Formigoni e sindaci come Corsini, giornalisti come Ferrara e imprenditori come ce ne sono tanti, perché non fanno lega da Milano a Palermo, da Venezia a Firenze, per far nascere una vera, radicale, sarkozyana alternativa democratica al parafascismo delle élite che sta distruggendo l’Italia?
Un sogno, d’accordo, è un sogno. Ma guardatevi intorno e rassegnatevi, se ne avete il coraggio, a farvi prendere per i fondelli dai vari Marco Cappato e Gian Antonio Stella. Turisti, da Mosca a Catania, per conto della razza padrona dell’antipolitica.

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