
Avanti così, in dubio contra reo
Mio caro Malacoda, complimenti. Questa tua sapiente miscela di dubbio e di certezza, di difesa del dubbio e di disprezzo delle certezze, ma nello stesso tempo di cancellazione di ogni dubbio e di affermazione assoluta di parziali certezze, è, lasciamelo dire, veramente diabolica. Per noi è semplicemente meraviglioso godere dello spettacolo di alcuni uomini che coltivando il dubbio metodico giungono a certezze apodittiche, naturalmente dopo aver affermato che non vi è nulla di certo. Sembra un’aporia filosofica, un complicato problema gnoseologico, un paradosso psicologico. in realtà il trucco è semplice, non è come nelle addizioni o nelle moltiplicazioni, dove cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia, qui basta invertire l’ordine dei fattori: l’uomo una volta era abituato a credere di più a ciò che vedeva piuttosto che a quello che pensava, a essere certo della realtà piuttosto che di sé, l’uomo moderno invece, e lo dice come se fosse una frase di quelle destinate a passare alla storia, “crede in se stesso”. Il dubbio nell’uomo antico (quello che il Nemico chiama “religioso” anche se non è un suo fervente sostenitore) non riguardava la ragione che sosteneva le cose, ma il proprio cervello, che spesso si rivelava incapace di coglierla. Siamo ora riusciti a scambiare fra loro l’oggetto del dubbio e quello della certezza: l’uomo moderno si fida ciecamente della cosa più mutevole che esista, le sue opinioni, e lo fa perché crede (si illude) di poterle padroneggiare totalmente, e diffida, perché indipendente da lui, della cosa più certa che esista: i fatti.
Il campo migliore di applicazione di questo sovvertimento logico è la giustizia, lì riusciamo a fare danni permanenti. L’uomo “religioso” di fronte al dubbio sulla colpevolezza di un accusato sospende il giudizio, l’uomo moderno prende a pretesto il dubbio per gettare un’ombra sull’innocenza: il dubbio sull’immacolatezza diventa certezza della malvagità e motivo di condanna. Qualcuno si ostina a chiamarla barbarie giuridica, ma è la perfetta applicazione del principio, da tutti esecrato, secondo il quale l’uomo si fa giustizia da sé. È veramente una grande finzione ipocrita, ma per noi benedetta, quella di una giustizia che fa mostra di strappare i “pedofili” di Rignano al linciaggio della piazza, che vorrebbe farsi giustizia da sé, per consegnarli al linciaggio della piazza mediatica. Salvo dover poi sbattere il muso contro i fatti, anzi, in questo caso, contro l’assenza dei fatti, contro le prove che non ha saputo produrre. È sorprendente vedere assolto il miliardario ridens (mentre invece i ricchi dovrebbero piangere) nel processo Sme dopo sette anni «perché il fatto non sussiste». E che dire della condanna definitiva, «al di là di ogni ragionevole dubbio», di Bruno Contrada a dieci anni di galera per «concorso esterno in associazione mafiosa» – una fattispecie di reato che ha il dubbio scolpito nella sua stessa definizione – dopo un’assoluzione nel primo processo d’Appello? Complimenti, sei bravo, certo c’hai proprio le corna.
Tuo affezionatissimo zio Berlicche
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!