Siamo campioni del mondo anche all’Onu. Ma di melina

Di Reibman Yasha
23 Novembre 2006

Siamo entrati nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Bravi e furbi, siamo i soli europei a non esserci opposti al possibile ingresso del Venezuela di Chávez. Prima ancora, abbiamo abbandonato la tradizione italiana di promuovere la moratoria sulla pena capitale al Palazzo di Vetro. Pieni di ideali abbiamo ideato un semplice vademecum per coniugare business e diritti umani: con i paesi con cui abbiamo affari in corso è meglio non parlare e non dare fastidio, loro potrebbero offendersi e i nostri affari saltare, mentre dei paesi con cui non siamo già in affari è meglio tacere, potrebbero prenderla male e non voler più stringere accordi con noi.
Per la Cina, la più grande dittatura al mondo, chiediamo l’abolizione dell’embargo sulla vendita di armi. Della piccola Taiwan naturalmente chisseneimporta. Con Putin si mangia caviale e soprattutto si compra gas, perché mai disturbarlo per la Cecenia o la libertà di stampa? Con l’Iran degli ayatollah arricchiti all’uranio siamo oramai tra i principali partner commerciali, non parlateci di sanzioni per la bomba. Perché mai dunque opporsi all’appoggio di Teheran agli Hezbollah in Libano, con i quali peraltro andiamo a braccetto? A Beirut e dintorni mandiamo i nostri soldati (dopo il ritiro dall’Iraq avevamo le caserme piene), ma comunque meno di quanti avevamo promesso. L’obiettivo di disarmare i terroristi è archiviato, non ci resta che guardare i camion carichi di armi in arrivo dalla Siria. Però al pallone siamo campioni del mondo.

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