Il matrimonio, un atto rivoluzionario in questo piatto mondo pagano

Di Persico Roberto
27 Luglio 2006
Luigi Negri, Vivere il matrimonio, ed. Ares, pagg. 176, euro 11

Cosa c’entra un libro come questo con la questione della ragione? C’entra, eccome. Perché ritrovare le ragioni adeguate per vivere il matrimonio come unione indissolubile fra un uomo e una donna equivale a recuperare un uso adeguato della ragione, e quindi il significato autentico di parole usurate. Oggi infatti, spiega mons. Luigi Negri – da sempre un grande appassionato della ragione, ora vescovo di San Marino-Montefeltro – «la novità cristiana si propone dentro a un contesto che la rende quasi incomprensibile: non si capisce perché, ma non si potrà divorziare; non si capisce perché, ma non si possono avere rapporti completi prima del matrimonio». Ritrovare la strada dell’unità profonda fra un uomo e una donna significa allora riscoprire alla radice le grandi parole della fede.
La prima, fondamentale, è la parola “Mistero”. Come dice Violaine a Pietro di Craon ne L’annuncio a Maria di Claudel, «è un grande mistero fra di noi». «Un grande mistero – commenta don Negri – vuol dire che il rapporto non ha valore in sé e per sé», ma «l’altro ti affascina e ti commuove perché in qualche modo fa arrivare in te il volto del Mistero». L’uomo, la donna, è il volto con cui Dio entra nella tua vita. Per questo l’unione matrimoniale non può non essere per sempre. Per questo «se due si sposano per ottenere meno di diventare dei santi insieme, stanno sbagliando». Per questo oggi «sposarsi in Chiesa è un annuncio di fede a un mondo pagano». Dimostra che «il razionalismo nemico del mistero» (Giovanni Paolo II) non ha vinto nei cuori degli uomini.

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