
LE RAGAZZE FRANCESI DELL’ULTIMA CENA DI GESù
Parigi. La scorsa settimana il tribunale di grande istanza di Parigi (Tgi) ha dato ragione alla Conferenza dei vescovi di Francia che, attraverso l’associazione “Croyance et libertés”, aveva chiesto venisse ritirato un grande manifesto rappresentante una parodia dell'”Ultima Cena” di Leonardo da Vinci. Nel manifesto, ben visibile a Neuilly-sur-Seine, la banlieue chic di Parigi, invece di Gesù e dei dodici apostoli ci sono dodici ragazze, vestite con i prodotti della marca commissionaria, e un uomo di spalle, a dorso nudo, abbracciato a uno degli apostoli. La decisione del tribunale è stata considerata da molti commentatori come scandalosa e oscurantista. Uno scandalo che probabilmente era tra gli obiettivi della marca. In tribunale, l’avvocato dell’azienda d’abbigliamento ha detto: «Nei musei esistono numerose opere d’arte che mostrano il Cristo nudo. Nessuno chiede che vengano vietate». Sulla stessa linea l’avvocato dell’agenzia pubblicitaria, che mostrando una copia dell’Ultima cena nell’interpretazione datane da Andy Warhol strilla: «Questo quadro è al Guggenheim di New York! Non è vietato!». Se è per questo, aggiungiamo noi, nel corso dei secoli il “Cenacolo” di Leonardo ha ispirato, tanto per dire, “L’Ultima Cena” di Andrea Del Santo, o quella di Jacopo Bassano, o ancora quella di William Blake. Ma che c’entrano queste opere d’arte con un manifesto pubblicitario il cui obiettivo, in questo caso, è quello di vendere dei capi d’abbigliamento ed i relativi accessori? Niente, come certifica la decisione del tribunale: «L’ingiuria ai cattolici appare sproporzionata rispetto all’obiettivo commerciale ricercato».
Concetto espresso con pungente ironia anche da Thierry Massis, che nel processo ha rappresentato l’episcopato: «Se si continua così, un domani al Cristo in croce si faranno vendere delle calzette». Allora, a chi in questa occasione parla di oscurantismo conviene ricordare lo slogan ripetuto per anni dalla sinistra francese: «L’arte non è una mercanzia». Non è stato forse il socialista Lionel Jospin, Primo ministro del governo detto della gauche plurielle, ad affermare nel maggio del 2001 che «la diversità delle culture è uno degli elementi più preziosi del patrimonio dell’umanità» e che per questo andava garantita contro le leggi di mercato?
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