
Fra la Brianza e il West
Americanissimo, stra-anglosassone, praticamente: brianzolo. È questo il Formigoni che esce dalla festosa convention del Mazda Palace (obbligatorio conoscere l’inglese, d’ora in poi seconda lingua ufficiale della Lombardia, per leggere questo articolo) di sabato scorso che con regia perfetta ha lanciato la campagna elettorale per un terzo mandato presidenziale lombardo che sarebbe storico: nessuno prima di lui aveva osato tanto. La coreografia, gli slogan, i contenuti del programma per l’VIII legislatura sembrano incarnare un suggestivo incrocio genetico fra G.W. Bush e Tony Blair, fra il “conservatorismo compassionevole” che in qualunque angolo del mondo non può che fondarsi sul quadrilatero tradizione, religione, patria (lombarda) e famiglia, ampiamente valorizzato dalle leggi regionali dell’ultimo decennio, e il riformismo stile New Labour centrato su un governo che «in una società delle opportunità non detta ordini, ma conferisce poteri ai cittadini» (Tony Blair citato da Formigoni). In realtà la vantata “Lombardia delle opportunità”, land of opportunities come l’America dei pionieri e delle ondate migratorie, che il governatore è andato costruendo e sempre più vuole costruire con i suoi ha un padre ideale che precede di molto il conservatore-rivoluzionario presidente texano e il grande innovatore del laburismo vincente: si tratta del prete di Desio.
QUANTO GIUSSANI C’è NEL PROGRAMMA
Al Mazda Palace gli speaker hanno fatto a gara a citare don Giussani, il governatore ha invitato ad un minuto di silenzio che è stato l’unico momento di tristezza della mattinata. Ma non è questo il punto: il punto è che la lezione di Giussani costituisce l’anima stessa del programma della coalizione che cerca il terzo mandato per Formigoni. Basta leggere i paragrafi del primo dei sei punti tematici del programma di governo che viene proposto per il prossimo quinquennio, quello che dice «Valorizzare la persona: il “capitale umano” vera risorsa per il futuro». E come si valorizzano la persona e il suo capitale umano? «1. Educazione, istruzione e formazione: libertà di percorsi per costruire la persona e la comunità civile. 2. Lavoro: strumento per valorizzare la persona e leva per lo sviluppo. 3. La bellezza: ponte verso il mondo e il futuro. 4. Rispetto di tutte le identità e culture». Rischio educativo, indispensabilità del lavoro per la realizzazione del destino personale, bellezza che mobilita l’energia umana alla realizzazione del valore ben più dei formali appelli etici, valorizzazione delle diverse appartenenze culturali per una società dove quelle che un tempo si chiamavano le “unità di popolo” possano liberamente sviluppare la loro modalità di risposta al bisogno umano: più giussaniani di così si muore! Un microcefalo al contemporaneo congresso provinciale di Rifondazione comunista ha espresso il timore che «la tensione mistica che si è creata attorno alla scomparsa del fondatore di Cl» venga «usata elettoralmente». Altro che strumentalizzazione elettorale: l’eredità di don Giussani ha una laicissima valenza civile, che può ben tradursi nell’ispirazione centrale del programma politico di una coalizione di cattolici, liberali e socialisti, credenti e non credenti. Un’autentica esperienza religiosa può produrre cultura (non in senso astratto, ma nel senso di personalità umane combiate che operano di conseguenza) che diventa un “bene sociale” a disposizione di tutti, perfino di chi si candida a governare la cosa pubblica.
STRAPPATE ALLA SINISTRA LE SUE BANDIERE
Detto questo, va aggiunto che la convention del Mazda Palace è stata una convincente esibizione del Formigoni carrarmato, quello che non lascia scampo agli avversari da una parte occupando tutti i terreni di contesa, dall’altra decidendo lui quelli nuovi su cui tutti dovranno confrontarsi. Formigoni strappa all’opposizione di sinistra tutte le sue bandiere. Vogliono portarlo sul banco degli imputati per i problemi ambientali della Lombardia? Lui proietta i filmati delle “dieci grandi foreste di pianura” che la Regione ha programmato, snocciola i dati sul riciclaggio dei rifiuti e la riduzione degli inquinanti atmosferici durante il suo mandato, dà la parola a Corrado Clini, vicepresidente dell’Alleanza mondiale per l’economia dell’idrogeno che dice: «sull’idrogeno l’Italia ha la leadership in Europa grazie alla Lombardia». Lo criticano perché viaggia troppo all’estero, manco fosse ministro degli Esteri? Lui fa parlare Carlo Preve, direttore di marketing della Riso Gallo, uno che è riuscito a vendere il suo riso ai cinesi (!) grazie a una delle missioni formigoniane in Estremo Oriente. Lo accusano di fare tutto per gli imprenditori e troppo poco per i lavoratori? E lui fa proiettare una videointervista nientemeno che al segretario della Fiom Cgil, Maurizio Zipponi, che riconosce che senza l’impegno della Regione la crisi di Arese non avrebbe svoltato verso la creazione di un polo innovativo dell’auto elettrica e ad idrogeno, ma verso il licenziamento in massa degli operai dell’ex Alfa. Poi presenta Stefano Vanetti, disoccupato che ha ritrovato il lavoro a tempo di record grazie al portale telematico Borsalavorolombardia.net.
Lo rimproverano di essere troppo lumbard, di guidare una coalizione venata di xenofobia ed egoismo regionale? Lui chiama sul palco Silla Papa N’Diame, che non è un cantante senegalese ma un immigrato che è diventato un affermato imprenditore dell’import-export grazie ai corsi di formazione della Regione, e Alina Boanca, che non è una ragazza copertina dai Balcani, ma un assistente sociale rumena che grazie ai fondi lombardi per la cooperazione internazionale e l’aiuto dell’Ong Avsi ha ridato la speranza ai derelitti orfani di Arad. Lo rimproverano di aver svenduto la sanità ai privati? E lui presenta insieme il presidente della clinica Humanitas, Felice Rocca, e il direttore generale del Niguarda, Pasquale Cannatelli: due eccellenze sanitarie lombarde, l’una privata e l’altra pubblica.
Ma non è stata tutta una celebrazione: Formigoni, Paolo Del Debbio, Giorgio Vittadini e Adriano De Maio hanno cercato di far capire in tutti i modi che la congiuntura è delicata, che, come si legge nel programma, «si aprono davanti a noi due scenari alternativi: quello di un nuovo straordinario sviluppo e quello di un possibile rapido declino». Per scongiurare il secondo bisogna inaugurare, ha detto Formigoni, «una grande stagione delle responsabilità sociali», che implica la convergenza di forze fresche riformiste sul progetto di “Lombardia delle opportunità”. Se riesce in Lombardia, può riuscire in tutta Italia. Se non riesce, sono guai per tutti per davvero.
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